Capitolo IV: La settima

 

Settima perché era così. Non era colpa sua se era così. Non doveva pensare così.
Se ne stava quasi convincendo quando lui le passò vicino di nuovo: tradire i suoi amici, che l’avevano così tanto aiutata, non era giusto.
- Certo che è giusto, cara. Non devi pensare questo: loro volevano solo il tuo corpo, mentre io voglio la tua anima…
Il suo sguardo si fermò su di lei: era bella, dopo che aveva usato quel bastone: quegli stupidi uomini, in particolar modo il ragazzo, non avevano riconosciuto in lei ciò che stava dormendo. Lui si.
Le accarezzò i capelli biondi e le sussurrò dolci parole, dicendole che lei doveva essere felice di quello che aveva.
Aveva tutto lì. Ma doveva fare qualcosa per meritarselo. Certo, era giusto. Lei chiese a lui cosa voleva. Lui le rispose solo con una parola: “Le altre”. Lei si sentì male a quella proposta: fermarle era giusto, ma ucciderle No.
- Pensi forse di poter controllare il loro potere? No. Loro sono forti, più di me. Ma non sanno che io sono di nuovo qui: non sanno che tu sei rinata grazie a Parn e a quegli altri.
Lei lo guardò: loro lo avevano quasi distrutto, ma lui aveva trovato un modo per fuggire. Per poco ancora.


- È la settima volta che le ripeto che non posso venderle questa spada per meno di 20 monete d’oro!, disse Weregund.
Yado la voleva ad ogni costo quella spada: era perfettamente bilanciata e poi.. . Ma lui non aveva i soldi necessari per quella meraviglia: Grifis se n’era andato con un suo amico, Eric, nei boschi di Shadowdale a caccia di tesori.
Eric.. quell’halfling aveva un modo d’agire molto particolare: ogni cosa che destava il suo interesse finiva, chissà come mai, nel suo zaino. Non era difficile, bastava solamente allungare la mano, come stava facendo lui e prenderla…
Weregund si accorse subito del movimento di Yado e, mentre stava per mettere mano alla spada che teneva sotto il bancone: Yado, colto dal panico (e non molto felice di finire in prigione per furto) lo colpì con un ottimo colpo al torace. Il sangue di Weregund sgorgò copioso e mentre la vita del mercante se ne andava, Yado stava fuggendo dalla porta.
 

Zeross stava trafficando con alcune provviste, in compagnia di Falagar, Amir, Dobos e Lobont.
- Cosa pensi di fare adesso, Zeross ?, gli chiese Dobos.
- Penso che cercherò qualche lavoretto: non dovrebbe essere difficile, data la nostra fama qui.
Falagar ripose le provviste nel suo zaino e cercò alcuni componenti per i suoi incantesimi: ma li non c’era nulla di buono, così entrò nella conversazione.
- Penso che con questa neve e con questo freddo non potremo fare molto per un bel po’: anche i malvagi stanno al caldo.
La porta si aprì sbattendo e Vokail entrò, con il suo solito stile, nel negozio, portando una ventata di aria fredda che fece rabbrividire tutti, Zeross compreso. Comprò alcune provviste e, sotto lo sguardo attento di tutti, si avvicinò alla finestra.
- Mi sembra che il vostro amico sia nei guai, disse senza nessuna inflessione nella voce.
Gli altri guardarono fuori e videro Yado che veniva affrontato da un gruppo di guardie di Shadowdale. Corsero fuori velocemente, ma arrivarono troppo tardi: Yado era stato ucciso dalle guardie.
- Ma che cavolo vi è saltato in mente?, chiese Amir agitatissimo.
- Siete amici di questa carogna ? Prima ha ucciso Weregund e poi a cercato di assalirci.
Falagar e Lobont si guardarono esterrefatti: non era possibile che Yado avesse ucciso così a sangue freddo il mercante d’armi della città.
Zeross intanto si stava guardando intorno, in cerca di Vokail, ma non lo vide.
- Ci incontreremo ancora, puoi scommetterci, pensò fra sé e sé.
- Credo che voi tutti dovete seguirmi da Mounguryn: sarà lui a decidere della vostra sorte.
Il gruppo non poté fare altro che consegnare le armi alle guardie e avviarsi, sotto la neve, alla torre contorta.
Mounguryn, interrompendo una seduta del consiglio cittadino, accolse Zeross e gli altri.
Tutto si svolse molto velocemente: il funerale di un assassino non è mai una cosa felice.
Grifis ora stava accanto alla tomba del fratello, ma non piangeva. Questo preoccupava Lobont più di altre questioni. Decise che doveva parlargli.
- Grifis, hai un attimo?, disse.
Lui si girò, ma per un attimo non vide altro che un paesaggio annebbiato dalla mente carica di rabbia, poi mise a fuoco e vide il prete. Non disse nulla, ma con un cenno della testa si avvicinò a lui.
- Ascolta, se ti va di parlare di tuo fratello puoi contare su di me: certamente sai che se fossi arrivato prima lo avrei subito aiutato..
- Si lo so. Grazie, ma ora non me la sento di parlare: voglio solo agire. Aiuteremo la povera donna che Yado ha reso vedova. Dobbiamo cercare di fare qualcosa per lei…
Detto questo, dando le spalle alla tomba, si incamminò in città, verso la bottega di Weregund il mercante.
 

- Non posso continuare così, si disse Amir.
I soldi stavano già finendo e quello sembrava un buon giorno per darsi da fare. Quello che aveva detto Vokail non lo preoccupava: lui sapeva fin troppo bene che nessuno dei pezzenti lì avrebbe potuto scoprilo, nemmeno lui.
Si fece un rapido giro di Shadowdale, da un’ombra all’altra e constatò che non c’era molto da rubare lì. Le uniche cose di valore le aveva il mago nella torre, ma era troppo pure per lui.
Così si guardò intorno e cercò una facile preda: una donna stava passando di lì proprio in quel momento e non c’era nessuno. Quale migliore occasione?
Si diede da fare e con agilità prese i soldi della donna: pochi spiccioli pensò, prima che la donna lo afferrasse per la mano, stringendolo con una forza che lui non avrebbe mai detto che ella possedesse.
- Forse quei soldi sono miei, straniero !
- Come osa accusarmi? Io sono Amir, uno degli eroi della torre di Ashaba !, rispose lui, sicuro di sé.
- Bene, perché io sono Storm e credo che Lord Mounguryn saprà capire la situazione.
Ad Amir non restò altro che farsi trascinare davanti alla giuria, che non fu per nulla clemente con lui.

Zeross, saputa la cosa non fece nulla.

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