Il
giorno dopo, di buona mattina, i sette si trovarono di fronte alla taverna del
teschio, vicino alla bacheca degli annunci. Dobos quindi, senza dire nulla,
strappò l’annuncio che chiedeva dei valorosi avventurieri per disegnare una
mappa del labirinto che si estendeva sotto la torre contorta, roccaforte e sede
del signore di Shadowdale, Mounguryn.
La pesante porta si richiuse dietro di loro, con un sinistro rumore. Dobos
accese una torcia e, seguito da Yado e Grifis, si avventurò negli stretti
cunicoli. Dietro di loro, dopo che Falagar ebbe illuminato con la magia la spada
di Zeross, li seguirono Amir e Zeross stesso. Lobont , Falagar e Mai chiudevano
la comitiva.
Lo stretto cunicolo si perse nelle viscere della terra, mentre, con perizia lo
stesso Dobos tracciava una mappa dello stesso: mentre avanzarono Amir e Mai
disattivarono alcune trappole. Quando, dopo un paio di ore di lavoro il gruppo,
sotto suggerimento di Lobont si fermò, tutti erano stufi e stanchi.
- Certo che se questa è la dimora dei drow, non li invidio per nulla, disse
Yado visibilmente arrabbiato.
Suo fratello annuì e i due si scambiarono alcune battute stupide su Jahele, la
proprietaria della locanda del vecchio teschio (che si diceva ospitasse alcune
persone dall’indubbia fama..).
- lo so che non mi crederete mai, ma si dice che quella vecchia abbia ucciso
fior di cavalieri con i suoi coltelli da cucina !, disse Grifis, ridendo.
- Non dovete sottovalutare i drow: sicuramente in questo momento ci stanno
spiando e sanno già che siamo qui. Anche grazie a tutto il baccano che state
facendo…, disse Mai di risposta.
Mentre stava dicendo questo, Mai sfoderò la sua spada e, nello stupore
generale, si gettò nell’oscurità che li avvolgeva.
- Ma cosa pensa di fare, quello stupido?, disse Amir.
- La missione della sua razza, disse Lobont, distruggere di drow.
Amir rimase ammutolito dalla risposta di Lobont e guardò il prete con rispetto:
forse lui valeva qualcosa. Dal canto suo Zeross cercava con la vista Mai, ma non
vedendolo, si preoccupava ogni momento di più.
- Quel deficiente ci farà sicuramente scoprire: quando tutti gli elfi oscuri di
Toril ci saranno addosso, avrò il piacere di ringraziarlo, disse con tono
sarcastico.
Dobos però aveva già preso una torcia ed era pure lui scomparso nell’oscurità,
seguito da tutti gli altri.
Ritrovarono poco dopo Mai, ferito, vicino ad un cadavere di un essere peloso,
alto poco più di due metri. Mentre Lobont lo stava curando, Zeross stava
cercando di fargli entrare in zucca che non era da elfo comportarsi come uno
stupido. Mai, impressionato, pensò a lungo alle sue parole.
- Sarà meglio muoverci di qui: se vogliamo finire questo lavoro prima di
domani, è meglio che proseguiamo sino dove la strada è più larga, disse
Falagar.
- Senti un po’ mago, chi ci dice che non ce ne sono altri di questi esseri in
questi cunicoli?. Io penso che sia meglio tornare qui un’altra volta:
dopotutto lo stesso Mounguryn ha detto che a lui interessa la mappa della dei
cunicoli vicino all’entrata della torre contorta, disse Yado.
Tutti lo guardarono male, Falagar compreso.
- Col cavolo che torniamo indietro: sin qui siamo arrivati e di qua non ce ne
andiamo finché non scopriamo almeno dove si nascondono i drow, disse Dobos.
Yado guardò suo fratello che, alzando le spalle diede ragione a Dobos.
Il gruppetto si rimise quindi in viaggio e, con l’aiuto di alcuni gessi e
chiodi, evitò una specie di labirinto che sembrava non portare da nessuna
parte: da quanto tempo erano laggiù?
Quando
le torce finirono, insieme la cibo, erano già passati più o meno tre giorni:
solo qualche ragno, migliaia di cunicoli ed il buio. Mentre Dobos rifletteva sul
fatto che probabilmente quei cunicoli li avrebbero portati sino all’inferno,
Zeross e Falagar stavano parlottando tra di loro:
- E così tu non conosci quel tipo vestito di nero?
- No, mi dispiace Zeross non l’ho mai visto: credi che sia stato lui a farti
svenire?, non ho mai sentito di un simile incantesimo e tu Lobont?
Lobont rispose negativamente alla domanda di Falagar: stava osservando Amir.
Quell’uomo indossava una corazza di cuoio imbottita, un paio di stivali e
sotto la corazza, un normale vestito: le armi che portava con sé però di
buona, anzi ottima fattura, rispetto al resto dell’equipaggiamento. Gli stava
proprio per chiedere il perché, quando dopo un angolo, il cunicolo si fece
molto grande: si trovavano ora in un’enorme caverna, alla fine della quale
c’era un lago di lava che separava un parte e l’altra della caverna.
Un caldo del diavolo, a giudizio di
Zeross: mentre tutti stavano aguzzando la vista, un ponte levatoio scese
dall’altra parte della caverna e ne uscirono delle figure.
Drow.
Dobos
e Mai erano già partiti all’attacco, seguiti di una decina di metri da tutti
gli altri.
Ne scaturì una battaglia cruenta, senza esclusione di colpi, in cui solo la
fortuna e l’abilità decise le sorti dello scontro: i drow erano in ritirata,
all’interno della loro fortezza sotterranea.
Dobos e gli altri li inseguirono, mentre le frecce di Amir e Mai e gli
incantesimi di Falagar li indebolivano ad ogni colpo. La situazione però si
ribaltò di colpo quando un paio di drow con un coltello, parlarono al gruppo.
- Sarà meglio per voi umani stare lontani da qua, se non volete che uccidiamo
questi nani!
L’elfo oscuro infatti stava per tagliare una corda che teneva fermo un
gigantesco masso sopra una decina di nani impauriti.
- Stai calmo amico, disse Zeross, ad ogni problema c’è una soluzione, ebbene
che cosa vuoi che facciamo?
- Deponente le armi e tu dovrai portarmele qui: poi legherai l’umano con la
veste bianca, in modo che non possa fare più incantesimi.
Zeross, dopo aver dato una strizzata d’occhio agli altri, prese le loro armi e
legò Falagar e depose il tutto a pochi passi dal drow.
- Bene, ora combattete far di voi, si mi diverte sempre molto vedere gli umani
che si uccidono tra di loro.., disse il drow.
- Va bene , elfo oscuro: mi potresti dire il tuo nome?, chiese Zeross
- Certamente, ma cosa te ne fai?, chiese il drow.
- Lo scriverò sulla tua tomba, disse Zeross, mentre con le mani formava un
angolo e pronunciava parole arcane.
Dalle sue mani scaturì una fiammata che colpì l’elfo oscuro in pieno petto:
prese fuoco e cadde contro la corda che sorreggeva il masso. Mentre gli altri
recuperavano le loro armi, Zeross tagliò con il suo pugnale (nascosto alla
vista di tutti) la corda che teneva prigionieri i nani, pochi istanti prima che
il masso cadesse su di loro.
- Dov’è l’altro?, chiese con preoccupazione Mai.
Tutti, mentre aiutavano i nani ad uscire dalla loro prigione, restarono sorpresi
da una freccia di acido che colpì Zeross, facendogli perdere l’equilibrio:
qualcuno, nell’oscurità li stava attaccando!
- Mi dispiace di non avervi potuto accogliere prima, ma dopotutto non avete
neppure avvisato che sareste arrivati: il mio nome è Kurastan e sono il signore
dei drow.
Mentre
diceva questo Kurastan prese una manciata di zolfo e dalle sue mani patì una
palla di fuoco che diede alla luce, all’impatto con il pavimento, a dieci
esseri di fiamma. Tutti rimasero di stucco di fronte all’incantesimo, tranne
Mai: lui procedette, di corsa, verso Kurastan, spada alla mano.
- Non lasciatevi ingannare: è solo un’illusione. Questi esseri non esistono,
gridò Mai, mentre veniva attaccato da uno di loro.
Yado e Grifis si guardarono l’un l’altro, increduli mentre vedevano che il
corpo di Mai prendeva fuoco.
Nel frattempo Lobont stava invocando il suo dio, che gli potesse dare il potere
necessario per sconfiggere i suoi nemici: i dieci esseri scomparvero in sol
colpo quando Lobont, con una mazzata ne colpì uno. Dobos e Zeross non persero
tempo e aiutarono Mai contro il mago drow.
- Così non siete così stupidi come sembrate: vedrò di impegnarmi dunque…,
disse Kurastan.
Amir lo prese in pieno petto con una freccia, ma la stessa rimbalzò via senza
fargli nulla !. Zeross sorpreso, si sbilanciò troppo e restò indifeso
all’attacco di Kurastan: le stesse fiamme che lo avevano aiutato prima ora lo
stavano per uccidere. Yado intervenne con una spallata, spostando Kurastan di
peso: Mai approfittò del momento di difficoltà del drow per colpirlo, ma tagliò
solo l’aria.
Kurastan era scomparso, in un lampo di luce azzurrina.
Era
sera quando, alla porta sotto la torre contorta, una voce chiese di aprire la
porta, esibendo il sigillo di Mounguryn. La guardia di turno si sbrigò ad
aprirla e restò sorpresa da quello che vide: gli avventurieri che, quattro
giorni prima erano scesi laggiù (che erano stati dato i già per morti) erano
vivi e vegeti , seguiti da una ventina di nani, sporchi e puzzolenti!
- Dobbiamo vedere Mounguryn: questa è la mappa che voleva, no ?, disse Dobos
sventolando il pezzo di carta.
Pochi minuti dopo erano tutti nella sala delle udienze della torre contorta.
- Sono molto felice di rivedervi sani e salvi, ma prego accomodatevi, disse
Mounguryn con voce salda e interessata.
Dopo aver ascoltato il resoconto di Falagar, cioè del labirinto, dei drow e dei
prigionieri nani che avevano trovato nella fortezza sotterranea, Mounguryn diede
loro il compenso pattuito: cento monete d’oro a testa.
- Mi dispiace importunarla, ma abbiamo trovato dell’altro nella fortezza, pare
che questa lettera sia stata inviata a Kurastan, il mago drow e non promette
nulla di buono, disse Lobont porgendogliela:
“
Kurastan,
oramai i nostri piani sono al termine: con la tua magia stiamo fiaccando le forze di Mounguryn e presto riusciremo ad eliminarle tutte e sette. Di una di loro si stanno già occupando gli stregoni rossi e di quella di Shadowdale ci sto pensando io: nonostante i suoi poteri, non si è ancora accorta di me.
Intendo
incontrarti il 15 di hammer al solito posto sul versante est del crinale
ombroso.
M.
(Nota:
Hammer nel calendario delle Valli é gennaio, quindi il 15 di hammer è il 15 di
gennaio)
Mounguryn
chiese a Dobos ed agli altri di lasciarlo
da solo, a pensare..
Quella
notte a Shadowdale stava nevicando parecchio e i nostri sette eroi non erano in
vena di andarsene in giro con quel freddo: tutti tranne uno.
Mentre Lobont curava le ferite di Yado e Grifis, Falagar stava parlando con
Zeross di alcuni incantesimi, Dobos guardava sconsolato la neve che scendeva dal
cielo: gli ricordava tutti i suoi amici uccisi e anche il suo passato. Chiuse
gli occhi e, sospirando, li riaprì per cercare qualcosa da fare quella sera,
alla locanda del vecchio teschio.
Il caminetto, tenuto acceso dalla paziente Jahele, scaldava si il suo corpo, ma
non il suo cuore.
- Hai voglia di parlare?, chiese Mai
Dobos, un po’ sorpreso, alzò lo sguardo e vide Mai, che sorridente, stava
mettendo sul tavolo una bottiglia di vino e due bicchieri.
- Forse non sarà la birra a cui sei abituato, ma è pur sempre il meglio che
queste valli ci possano dare adesso. Dunque, perché non festeggiare con loro?
- Hai ragione elfo (e non pronunciò questa parola con disprezzo, anzi..),
dopotutto Kurastan è stato sconfitto e noi siamo gli eroi di ShadowDale, per
non parlare di quei nani, che ci avrebbero ricoperto d’oro !
I due passarono la serata così, senza pensare a nulla, tranne che a divertirsi:
dopo un po’ di tempo si unirono a loro pure gli altri.
Amir
stava girando attorno a quella torre da un bel po’: un solo ingresso, niente
aperture, probabilmente difesa da incantesimi.
- I suoi tesori se li tiene stretti, vero Amir?
Amir si girò e vide il tipo dell’altra volta. Vestito di nero, con quello
strano bastone. Ad Amir però balzò all’occhio una cosa: il medaglione che
teneva appeso al collo. Il un teschio sopra un sole nero. Cyric.
Vokail, visto l’interesse di Amir per il suo medaglione lo mise in bella
mostra: stonava sul suo vestito come lui stonava in quella fredda distesa
bianca.
- Scusa, ma ora devo tornare dai miei compagni…, disse Amir, superandolo.
- Certamente, Amir. Ma dimmi una cosa prima: perché non hai ucciso Zeross
quando ne avevi la possibilità ? Non è che pensi che sia diventato un tuo
amico, vero?
Amir si fermo di scatto e si girò verso Vokail, desideroso di dirgli un paio di
paroline..
- Non provare neppure a toccare il coltello: saresti già morto. Sappi però una
cosa: quando avrai bisogno di Zeross, lui non ti aiuterà, come tutti gli altri
tuoi amici.
Amir se ne andò pensieroso.