Capitolo III: Quando l’oscurità calò su Toril

 

Il giorno dopo, di buona mattina, i sette si trovarono di fronte alla taverna del teschio, vicino alla bacheca degli annunci. Dobos quindi, senza dire nulla, strappò l’annuncio che chiedeva dei valorosi avventurieri per disegnare una mappa del labirinto che si estendeva sotto la torre contorta, roccaforte e sede del signore di Shadowdale, Mounguryn.
La pesante porta si richiuse dietro di loro, con un sinistro rumore. Dobos accese una torcia e, seguito da Yado e Grifis, si avventurò negli stretti cunicoli. Dietro di loro, dopo che Falagar ebbe illuminato con la magia la spada di Zeross, li seguirono Amir e Zeross stesso. Lobont , Falagar e Mai chiudevano la comitiva.
Lo stretto cunicolo si perse nelle viscere della terra, mentre, con perizia lo stesso Dobos tracciava una mappa dello stesso: mentre avanzarono Amir e Mai disattivarono alcune trappole. Quando, dopo un paio di ore di lavoro il gruppo, sotto suggerimento di Lobont si fermò, tutti erano stufi e stanchi.
- Certo che se questa è la dimora dei drow, non li invidio per nulla, disse Yado visibilmente arrabbiato.
Suo fratello annuì e i due si scambiarono alcune battute stupide su Jahele, la proprietaria della locanda del vecchio teschio (che si diceva ospitasse alcune persone dall’indubbia fama..).
- lo so che non mi crederete mai, ma si dice che quella vecchia abbia ucciso fior di cavalieri con i suoi coltelli da cucina !, disse Grifis, ridendo.
- Non dovete sottovalutare i drow: sicuramente in questo momento ci stanno spiando e sanno già che siamo qui. Anche grazie a tutto il baccano che state facendo…, disse Mai di risposta.
Mentre stava dicendo questo, Mai sfoderò la sua spada e, nello stupore generale, si gettò nell’oscurità che li avvolgeva.
- Ma cosa pensa di fare, quello stupido?, disse Amir.
- La missione della sua razza, disse Lobont, distruggere di drow.
Amir rimase ammutolito dalla risposta di Lobont e guardò il prete con rispetto: forse lui valeva qualcosa. Dal canto suo Zeross cercava con la vista Mai, ma non vedendolo, si preoccupava ogni momento di più.
- Quel deficiente ci farà sicuramente scoprire: quando tutti gli elfi oscuri di Toril ci saranno addosso, avrò il piacere di ringraziarlo, disse con tono sarcastico.
Dobos però aveva già preso una torcia ed era pure lui scomparso nell’oscurità, seguito da tutti gli altri.
Ritrovarono poco dopo Mai, ferito, vicino ad un cadavere di un essere peloso, alto poco più di due metri. Mentre Lobont lo stava curando, Zeross stava cercando di fargli entrare in zucca che non era da elfo comportarsi come uno stupido. Mai, impressionato, pensò a lungo alle sue parole.
- Sarà meglio muoverci di qui: se vogliamo finire questo lavoro prima di domani, è meglio che proseguiamo sino dove la strada è più larga, disse Falagar.
- Senti un po’ mago, chi ci dice che non ce ne sono altri di questi esseri in questi cunicoli?. Io penso che sia meglio tornare qui un’altra volta: dopotutto lo stesso Mounguryn ha detto che a lui interessa la mappa della dei cunicoli vicino all’entrata della torre contorta, disse Yado.
Tutti lo guardarono male, Falagar compreso.
- Col cavolo che torniamo indietro: sin qui siamo arrivati e di qua non ce ne andiamo finché non scopriamo almeno dove si nascondono i drow, disse Dobos.
Yado guardò suo fratello che, alzando le spalle diede ragione a Dobos.
Il gruppetto si rimise quindi in viaggio e, con l’aiuto di alcuni gessi e chiodi, evitò una specie di labirinto che sembrava non portare da nessuna parte: da quanto tempo erano laggiù? 

Quando le torce finirono, insieme la cibo, erano già passati più o meno tre giorni: solo qualche ragno, migliaia di cunicoli ed il buio. Mentre Dobos rifletteva sul fatto che probabilmente quei cunicoli li avrebbero portati sino all’inferno, Zeross e Falagar stavano parlottando tra di loro:
- E così tu non conosci quel tipo vestito di nero?
- No, mi dispiace Zeross non l’ho mai visto: credi che sia stato lui a farti svenire?, non ho mai sentito di un simile incantesimo e tu Lobont?
Lobont rispose negativamente alla domanda di Falagar: stava osservando Amir. Quell’uomo indossava una corazza di cuoio imbottita, un paio di stivali e sotto la corazza, un normale vestito: le armi che portava con sé però di buona, anzi ottima fattura, rispetto al resto dell’equipaggiamento. Gli stava proprio per chiedere il perché, quando dopo un angolo, il cunicolo si fece molto grande: si trovavano ora in un’enorme caverna, alla fine della quale c’era un lago di lava che separava un parte e l’altra della caverna.
Un caldo del diavolo, a giudizio di Zeross: mentre tutti stavano aguzzando la vista, un ponte levatoio scese dall’altra parte della caverna e ne uscirono delle figure.

Drow.

Dobos e Mai erano già partiti all’attacco, seguiti di una decina di metri da tutti gli altri.
Ne scaturì una battaglia cruenta, senza esclusione di colpi, in cui solo la fortuna e l’abilità decise le sorti dello scontro: i drow erano in ritirata, all’interno della loro fortezza sotterranea.
Dobos e gli altri li inseguirono, mentre le frecce di Amir e Mai e gli incantesimi di Falagar li indebolivano ad ogni colpo. La situazione però si ribaltò di colpo quando un paio di drow con un coltello, parlarono al gruppo.
- Sarà meglio per voi umani stare lontani da qua, se non volete che uccidiamo questi nani!
L’elfo oscuro infatti stava per tagliare una corda che teneva fermo un gigantesco masso sopra una decina di nani impauriti.
- Stai calmo amico, disse Zeross, ad ogni problema c’è una soluzione, ebbene che cosa vuoi che facciamo?
- Deponente le armi e tu dovrai portarmele qui: poi legherai l’umano con la veste bianca, in modo che non possa fare più incantesimi.
Zeross, dopo aver dato una strizzata d’occhio agli altri, prese le loro armi e legò Falagar e depose il tutto a pochi passi dal drow.
- Bene, ora combattete far di voi, si mi diverte sempre molto vedere gli umani che si uccidono tra di loro.., disse il drow.
- Va bene , elfo oscuro: mi potresti dire il tuo nome?, chiese Zeross
- Certamente, ma cosa te ne fai?, chiese il drow.
- Lo scriverò sulla tua tomba, disse Zeross, mentre con le mani formava un angolo e pronunciava parole arcane.
Dalle sue mani scaturì una fiammata che colpì l’elfo oscuro in pieno petto: prese fuoco e cadde contro la corda che sorreggeva il masso. Mentre gli altri recuperavano le loro armi, Zeross tagliò con il suo pugnale (nascosto alla vista di tutti) la corda che teneva prigionieri i nani, pochi istanti prima che il masso cadesse su di loro.
- Dov’è l’altro?, chiese con preoccupazione Mai.
Tutti, mentre aiutavano i nani ad uscire dalla loro prigione, restarono sorpresi da una freccia di acido che colpì Zeross, facendogli perdere l’equilibrio: qualcuno, nell’oscurità li stava attaccando!
- Mi dispiace di non avervi potuto accogliere prima, ma dopotutto non avete neppure avvisato che sareste arrivati: il mio nome è Kurastan e sono il signore dei drow.

Mentre diceva questo Kurastan prese una manciata di zolfo e dalle sue mani patì una palla di fuoco che diede alla luce, all’impatto con il pavimento, a dieci esseri di fiamma. Tutti rimasero di stucco di fronte all’incantesimo, tranne Mai: lui procedette, di corsa, verso Kurastan, spada alla mano.
- Non lasciatevi ingannare: è solo un’illusione. Questi esseri non esistono, gridò Mai, mentre veniva attaccato da uno di loro.
Yado e Grifis si guardarono l’un l’altro, increduli mentre vedevano che il corpo di Mai prendeva fuoco.
Nel frattempo Lobont stava invocando il suo dio, che gli potesse dare il potere necessario per sconfiggere i suoi nemici: i dieci esseri scomparvero in sol colpo quando Lobont, con una mazzata ne colpì uno. Dobos e Zeross non persero tempo e aiutarono Mai contro il mago drow.
- Così non siete così stupidi come sembrate: vedrò di impegnarmi dunque…, disse Kurastan.
Amir lo prese in pieno petto con una freccia, ma la stessa rimbalzò via senza fargli nulla !. Zeross sorpreso, si sbilanciò troppo e restò indifeso all’attacco di Kurastan: le stesse fiamme che lo avevano aiutato prima ora lo stavano per uccidere. Yado intervenne con una spallata, spostando Kurastan di peso: Mai approfittò del momento di difficoltà del drow per colpirlo, ma tagliò solo l’aria.

Kurastan era scomparso, in un lampo di luce azzurrina. 

Era sera quando, alla porta sotto la torre contorta, una voce chiese di aprire la porta, esibendo il sigillo di Mounguryn. La guardia di turno si sbrigò ad aprirla e restò sorpresa da quello che vide: gli avventurieri che, quattro giorni prima erano scesi laggiù (che erano stati dato i già per morti) erano vivi e vegeti , seguiti da una ventina di nani, sporchi e puzzolenti!
- Dobbiamo vedere Mounguryn: questa è la mappa che voleva, no ?, disse Dobos sventolando il pezzo di carta.
Pochi minuti dopo erano tutti nella sala delle udienze della torre contorta.
- Sono molto felice di rivedervi sani e salvi, ma prego accomodatevi, disse Mounguryn con voce salda e interessata.
Dopo aver ascoltato il resoconto di Falagar, cioè del labirinto, dei drow e dei prigionieri nani che avevano trovato nella fortezza sotterranea, Mounguryn diede loro il compenso pattuito: cento monete d’oro a testa.
- Mi dispiace importunarla, ma abbiamo trovato dell’altro nella fortezza, pare che questa lettera sia stata inviata a Kurastan, il mago drow e non promette nulla di buono, disse Lobont porgendogliela:
 

“ Kurastan,

oramai i nostri piani sono al termine: con la tua magia stiamo fiaccando le forze di Mounguryn e presto riusciremo ad eliminarle tutte e sette. Di una di loro si stanno già occupando gli stregoni rossi e di quella di Shadowdale ci sto pensando io: nonostante i suoi poteri, non si è ancora accorta di me.

Intendo incontrarti il 15 di hammer al solito posto sul versante est del crinale ombroso.

 

M. 

(Nota: Hammer nel calendario delle Valli é gennaio, quindi il 15 di hammer è il 15 di gennaio) 

Mounguryn chiese a Dobos ed agli altri di  lasciarlo da solo, a pensare.. 

Quella notte a Shadowdale stava nevicando parecchio e i nostri sette eroi non erano in vena di andarsene in giro con quel freddo: tutti tranne uno.
Mentre Lobont curava le ferite di Yado e Grifis, Falagar stava parlando con Zeross di alcuni incantesimi, Dobos guardava sconsolato la neve che scendeva dal cielo: gli ricordava tutti i suoi amici uccisi e anche il suo passato. Chiuse gli occhi e, sospirando, li riaprì per cercare qualcosa da fare quella sera, alla locanda del vecchio teschio.
Il caminetto, tenuto acceso dalla paziente Jahele, scaldava si il suo corpo, ma non il suo cuore.
- Hai voglia di parlare?, chiese Mai
Dobos, un po’ sorpreso, alzò lo sguardo e vide Mai, che sorridente, stava mettendo sul tavolo una bottiglia di vino e due bicchieri.
- Forse non sarà la birra a cui sei abituato, ma è pur sempre il meglio che queste valli ci possano dare adesso. Dunque, perché non festeggiare con loro?
- Hai ragione elfo (e non pronunciò questa parola con disprezzo, anzi..), dopotutto Kurastan è stato sconfitto e noi siamo gli eroi di ShadowDale, per non parlare di quei nani, che ci avrebbero ricoperto d’oro !
I due passarono la serata così, senza pensare a nulla, tranne che a divertirsi: dopo un po’ di tempo si unirono a loro pure gli altri. 

Amir stava girando attorno a quella torre da un bel po’: un solo ingresso, niente aperture, probabilmente difesa da incantesimi.
- I suoi tesori se li tiene stretti, vero Amir?
Amir si girò e vide il tipo dell’altra volta. Vestito di nero, con quello strano bastone. Ad Amir però balzò all’occhio una cosa: il medaglione che teneva appeso al collo. Il un teschio sopra un sole nero. Cyric.
Vokail, visto l’interesse di Amir per il suo medaglione lo mise in bella mostra: stonava sul suo vestito come lui stonava in quella fredda distesa bianca.
- Scusa, ma ora devo tornare dai miei compagni…, disse Amir, superandolo.
- Certamente, Amir. Ma dimmi una cosa prima: perché non hai ucciso Zeross quando ne avevi la possibilità ? Non è che pensi che sia diventato un tuo amico, vero?
Amir si fermo di scatto e si girò verso Vokail, desideroso di dirgli un paio di paroline..
- Non provare neppure a toccare il coltello: saresti già morto. Sappi però una cosa: quando avrai bisogno di Zeross, lui non ti aiuterà, come tutti gli altri tuoi amici.

Amir se ne andò pensieroso.

<Capitolo II><Capitolo IV>