La Professione della signora Warren
SCENA 4 - Int. Ufficio - giorno
Nel piccolo ufficio un computer appoggiato su una scrivania piena di
scartoffie. Frank è seduto sulla scrivania e sta giochicchiando col mouse.
Qualcuno all'esterno dell'ufficio sta aprendo la porta con la chiave.
Frank: entra, è aperto!
Vivie entra e si ferma ad osservare Frank.
Vivie (con durezza): che ci fai qui?
Frank: aspettavo te, sono ore che aspetto, è questo il modo di lavorare?
Vivie: sono fuori ufficio da venti minuti esatti, il tempo di prendere una tazza
di tè. Che cosa sei venuto a fare?
Frank: sono venuto ad invitarti a passare questo sabato pomeriggio con me!
Vivie: non me lo posso permettere. Devo lavorare ancora per sei ore e poi devo
andare a letto.
Frank: ma Viv cara, io ti devo parlare seriamente.
Vivie: puoi farlo ora. Mi piace parlare dopo il tè.
Frank: beh, voglio sapere che cosa hai fatto, come ti sei sistemata.
Vivie: venti minuti dopo il mio arrivo qui, tutto era a posto. Ti ho parlato di
Honoris, la mia compagnia universitaria, ricordi? Finiti gli studi lei mi ha
detto che se avessi avuto difficoltà nel trovare lavoro l'avrei dovuta
chiamare, che un posto nell'azienda di suo padre per me ci sarebbe sempre stato.
Così sono arrivata e il giorno dopo ho iniziato a lavorare. Invece cos'è
accaduto a Helsemere dopo la mia partenza?
Frank: nulla. Io mi sono inventato la scusa che sei dovuta partire per un
impegno improvviso in città. Sono rimasti esterrefatti e non hanno detto
niente. Oppure Crofts li aveva preparati non so. Fatto sta che il giorno dopo
sono partiti al mattino presto e da allora non li ho più visti.
Vivie: molto bene.
Frank: (pausa) dunque hai intenzione di rimanere tutt'oggi in ufficio?
Vivie: si. Mi piace molto lavorare qui e ho giurato che non prenderò più un
giorno di vacanza finché campo.
Frank: senti Viv, noi doppiamo chiarire una cosa a proposito della rivelazione
di Croft. Io so benissimo cosa vuol dire esser fratello e sorella, ho due
sorelle e il sentimento fraterno mi è molto familiare. Ma quello che provo per
te non è nemmeno lontanamente simile a quello. Le mie sorelle andranno per la
loro strada e io per la mia e non ci importerà di non vederci mai più. Ma
quanto a te, se passa una settimana senza che ti veda mi sento male.
Vivie: insomma, è lo stesso sentimento che ha trascinato tuo padre ai piedi di
mia madre, giusto?
Frank: io mi ribello con tutte le mie forze a sentir paragonare i miei
sentimenti a quelli del reverendo ed ancor più mi ribello al paragone tra te e
tua madre! In più il reverendo ha smentito la storia di Croft.
Vivie: e tu gli hai creduto?
Frank: sono disposto ad accettare la sua parola contro quella di Crofts.
Vivie: la verità è che vera o non vera la storia per me non cambia niente.
Credo sinceramente che tra noi un rapporto fratello/sorella sia opportuno.
Frank: Ah capisco!
Vivie: Capisci che cosa?
Frank: non mi considerare uno sciocco! Io sono sciocco solo nel senso evangelico
dato che faccio cose che il saggio dichiara follia.
Deve esserci un altro uomo, succede sempre così.
Qualcuno bussa alla porta.
Frank: che ti sia maledetto, scocciatore, chiunque tu sia!
Vivie: è Praed, parte per l'Italia e ha detto che sarebbe passato a
salutarmi nel
pomeriggio.
Vivie apre la porta. Entra Praed con in mano le valigie.
Praed: come sta signorina Warren? Io parto tra un'ora per Venezia! Mi
piacerebbe che un giorno si convincesse a visitare l'Italia.
Vivie: perché dovrei farlo?
Praed: oh, ma naturalmente per saturarsi di bellezza!
Vivie: Gliel'ho già detto Praed, nella vita non c'è bellezza ne amore per me.
La vita è quella che è e io sono pronta a prenderla così com'è. Ci sono due
argomenti che vorrei fossero accantonati dai nostri discorsi: uno (a Frank) è
il giovane sogno d'amore, sotto qualsiasi forma o aspetto, l'altro (a Praed) è
l'amore e la bellezza della vita. Vi concedo tutte le illusioni che vi sono
rimaste su questi argomenti, ma per quel che mi riguarda non ne ho nessuna. Se vogliamo rimanere amici
voglio essere trattata come una donna in carriera, eternamente zitella (a
Frank)
ed eternamente priva di qualsiasi forma di romanticismo (a Praed)
Frank: e io rimarrò eternamente scapolo finché tu non cambierai idea.
Praed: ho paura che al mondo non esista nient'altro di cui io possa parlare. Il
vangelo dell'arte è il solo che io sappia predicare. Io so che tu Vivie sei
devotissima al Vangelo del tirare avanti ed è difficile per noi discutere senza
scontrarsi sulle nostre differenti vedute.
Vivie: c'è una cosa che vorrei dirle, Praed. Lei essendo amico di mia madre da
molti anni, sicuramente sa tutto di lei! Perché quella mattina non mi ha detto
niente?
Praed: non capisco cosa intende! Io so che sua madre non le è stata molto
vicina in questi anni, perché ha sempre lavorato per guadagnare i soldi
necessari al suo mantenimento e alla sua istruzione. Per questo la rispetto,
nonostante sia stata una madre un po' assente.
Vivie: solo questo lei sa? Non sa in che genere di affari è coinvolta mia
madre?
Praed: no.
Vivie: bene, allora glielo dico io, in una parola… lei è.. lei è. Oh, non
riesco nemmeno a dirlo (prende un foglio bianco e gli scrive qualcosa, appena ha
finito si ferma un secondo e strappa il foglio). Non riesco nemmeno a
scriverlo (gli occhi gli si riempiono di lacrime, Vivie si alza e va alla
finestra).
Frank prende un foglio gli scrive sopra qualcosa e lo passa a Praed. Fatto
ciò Frank si avvicina a Vivie per consolarla.
Frank: l'ho detto io al signor Praed…
Praed: e mi lasci dire che lei è una delle donne più coraggiose che abbia mai
incontrato.
Vivie sentendosi compatita si riprende orgogliosamente.
Vivie: adesso se non vi spiace vado un attimo in bagno a darmi una sistemata.
Non andatevene, torno subito.
Vivie esce dalla stanza.
Praed: che stupefacente rivelazione!
Frank: e anche Crofts è coinvolto in tutto questo.
Praed: Crofts? (pausa) provo una delusione immensa, davvero.
Bussano alla porta.
Frank: chissà chi è? Apri tu Praed, se è un cliente darai impressione di
maggiore serietà.
Praed: certo.
Apre la porta. E' la signora Warren che entra nell'ufficio e cerca con gli
occhi Vivie.
Praed: mia cara Kitty!
Frank: signora Warren, sono felice di vederla. Lei giunge come un soffio di
primavera.
Signora Warren: è qui anche lei vero?
Frank: è uscita un attimo, tornerà a momenti. Ma, cara signora Warren, se lei
fosse un passerotto che saltella sulla strada e vedesse uno schiacciasassi a
vapore che viene proprio nella sua direzione, lo aspetterebbe?
Signora Warren: che c'entrano i passerotti. Piuttosto, sapete perché è fuggita
in quel modo da Haslemere?
Frank: temo che sarà lei a dirglielo, se aspetta il suo ritorno. (si sente un
rumore dal bagno) Ssshhh eccola.
Vivie entra e irrigidendosi alla vista della signora Warren.
Signora Warren: eccoti qui, finalmente!
Vivie: sono contenta che tu sia venuta. Ho bisogno di parlarti. Frank te ne
stavi andando vero?
Frank: si. (alla signora Warren) vuol venire con me signora Warren? Che ne
direbbe di una gita in campagna e di una bella cenetta da Vito? Vito è un
posto sicuro, non ci sono schiacciasassi.
Vivie: che sciocchezze Frank. Mia madre rimarrà qui. Signor Praed per favore,
porti via Frank.
Praed: vieni Frank, andiamo
Vivie (stringendo amichevolmente la mano a Praed): arrivederci e buon viaggio.
Praed: grazie, grazie. Lo spero.
Frank (alla signora Warren): arrivederci: avrebbe fatto meglio a seguire il mio
consiglio! (le stringe la mano). Ciao ciao Vivie.
Vivie: arrivederci
Praed (mestamente) addio Kitty.
Pread e Frank finalmente escono. Vivie siede dietro la scrivania e sua madre
di fronte a lei.
Signora Warren: beh Vivie, perché te ne sei andata in quel modo, senza dirmi
una parola? Come hai potuto fare una cosa simile? E che cosa hai fatto al povero
George? Volevo che mi accompagnasse qui ma non ne ha proprio voluto sapere. Mi
ha addirittura sconsigliato di venire qui da te! Ma naturalmente gli ho detto
che tra noi era tutto sistemato e che il nostro rapporto è idilliaco.
(pausa) Vivie, che vuol dire questo? (tira fuori una busta).
Vivie: è il mio mensile. L'altro giorno l'ho ricevuto come sempre. Ma te l'ho
rimandato indietro. D'ora in poi ho deciso che mi manterrò da sola.
Signora Warren: non bastava? Perché non me l'hai detto! Te lo raddoppio, avevo
già intenzione di raddoppiarlo.
Vivie:sai benissimo che non è questo il punto. D'ora in poi ho deciso di
andare per la mia strada, con il mio lavoro e i miei amici. E tu vai per la tua.
(si alza) Addio.
Signora Warren: addio? Ma...
Vivie: Si addio. Non facciamo inutili scenate. Crofts mi ha spiegato per bene
tutta la faccenda del tuo lavoro.
Signora Warren: ma.. avevi detto che non te ne importava
Vivie: tu mi hai spiegato com'è cominciato. Non m'hai detto che va ancora
avanti.
La signora Warren accusa il colpo. Ma ben presto si riprende e compare un
sorriso furbo sul suo volto.
Signora Warren: ma tu sai quanto sono ricca io?
Vivie: non dubito che tu sia molto ricca. Ma non è questo il punto.
Signora Warren: ma tu non sai quello che significa, sei troppo giovane.
Significa un vestito nuovo al giorno, feste e party tutte le sere, uomini belli
e potenti ai tuoi piedi, cibi e vini raffinati. Insomma tutto ciò che ti passa
per la mente, tutto ciò che vuoi. E qui tu che cosa sei? Una sgobbona che
arranca dalla mattina alla sera in un mare di lavoro per riuscire solo a
mantenerti e a comprarti due vestitini da due soldi ogni tanto. Pensaci bene…
Vivie: dunque si fa così, eh? Chissà a quante ragazze hai ripetuto questo
discorso, per averlo così bello e pronto.
Signora Warren: ascolta ragazza, tu sprechi le tue possibilità per niente. Tu
credi che la gente sia quello che finge di essere: tu credi che il mondo che
apprendi a scuola o alla televisione sia la realtà. Ma non è vero: è tutta
una finzione per tenere buona la gente codarda e schiava. Vuoi fare anche tu
l'esperienza di tante altre donne che arrivano a quarant'anni e rimpiangono le
occasioni perdute e la vita sprecata? Non preferisci accorgertene ora,
attraverso tua madre, che ti vuole bene e che ti giura che questa è la verità!
(pausa)
Vivie, le persone importanti, le persone intelligenti, le persone che comandano,
lo sanno benissimo.
Che cosa sanno invece della vita quelli che ti hanno dato questi insegnamenti?
Quando mai mi hanno conosciuta o hanno parlato con me o hanno lasciato che
qualcuno parlasse loro di me? Avrebbero mai fatto qualcosa per te se io non li
avessi pagati? Non ti ho forse detto che io voglio che tu sia una donna
rispettabile? Non ti ho allevata perché tu fossi rispettabile?
Vivie: Conosco benissimo la tua filosofia di vita! Crofts me l'ha spiegata
bene qualche giorno fa nella casa del reverendo Gardner. Mamma, il fatto è che
tu non hai idea del genere di persona che io sia. Io non ho nulla contro di te e
Croft, anzi quasi lo ammiro per la spregiudicatezza di divertirsi come gli pare
e di fare un sacco di soldi, anziché condurre la solita vita, un lavoro, una
famiglia e un mese di ferie all'anno, solo perché tutti al mondo fanno così. E
sono sicura che se mi fossi trovata nelle tue circostanze avrei fatto
esattamente come zia Liz. Non credere che io abbia una mentalità più ristretta
della tua o più pregiudizi di te: anzi forse ne ho di meno.
So benissimo che la morale corrente è tutta una finzione e che se accettassi di
spendere il tuo denaro sarei futile e viziosa quanto potrebbe desiderare di
esserlo la donna più stupida, e nessuno avrebbe nulla da ridire. Ma io non
voglio essere futile. Io non mi diverto a trottare tra una festa e l'altra per
far pubblicità ad uno stilista o per mostrare la mia macchina e cose di questo
genere.
Signora Warren: mah..
Vivie: ciò che non capisco comunque è il motivo per cui continui ad
essere invischiata con quel genere di affari
ora che potresti smettere tranquillamente, con tutto il denaro che hai
accumulato. Come tua sorella Lizzy che si è lasciata
tutto alle spalle! Perché non fai altrettanto?
Signora Warren: io ho bisogno di lavoro e di eccitazione, altrimenti impazzirei
di noia. E che altro potrebbe fare una vecchia cornacchia come me? Questa è
l'unica cosa che ho imparato a fare nella mia vita e poi mi rende denaro, tanto
denaro! E a me piace far denaro. No. È inutile a questo non so rinunciare, ma
che bisogno hai tu di saperlo? Io non te ne parlerò mai, terrò lontano Crofts!
Non ti darò molto fastidio…
Vivie: beh in questo siamo uguali, anch'io ho bisogno di lavorare e debbo
guadagnare più denaro di quanto spendo. Ma il mio lavoro non è il tuo e la mia strada non è la tua. Ci dobbiamo separare. La differenza non sarà molta,
anziché incontrarci si e no per alcuni mesi in venticinque anni, non ci
incontreremo più, tutto quì.
Signora Warren (con le lacrime agli occhi): Vivie, avrei voluto passare più
tempo con te, l'avrei voluto davvero…
Vivie: è inutile mamma, non sarà qualche lacrimuccia a buon mercato a farmi
cambiare idea.
Signora Warren: tu sei sempre mia figlia, io ho diritto di averti. Chi penserà
a me quando sarò vecchia? Tante ragazze mi si sono affezionate come figlie e si
sono messe a piangere quando mi hanno lasciata: eppure io le ho lasciate andare
via tutte, perché sapevo che avrei avuto te. Adesso tu non hai il diritto di
trattarmi così e di rifiutarti di fare il tuo dovere di figlia!
Vivie: Sapevo che saremmo arrivate al dovere di figlia! Insomma, una volta per
tutte mamma: tu vuoi una figlia e Frank vuole una moglie! Io non voglio una
madre e tantomeno un marito.
Signora Warren (con rabbia): Brava, bene nemmeno io ti voglio! Ma stammi bene a
sentire se potessi tornare indietro sai che ne farei di te?
Vivie: forse mi strangoleresti!
Signora Warren: no: ti alleverei come una vera figlia e non come quella che sei
adesso, col tuo orgoglio, i tuoi pregiudizi e l'educazione di collegio che hai
rubata: si, rubata: negalo se sei capace. Che cos'è stato se non un furto? Ti
allevereri in casa mia, ecco dove ti alleverei.
Vivie: in una delle tue case, cioè.
Signora Warren: sentitela come sputa sui capelli grigi di sua madre!
Vivie: mamma, non scaldarti tanto. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me,
suppongo che fra tutte le ragazze che sono state in tuo potere io sia stata la
sola alla quale tu hai fatto un po' di bene…
Signora Warren: si, dio mi perdoni, è proprio così. E tu sei la sola che mi si
è rivoltata contro. Oh, com'è ingiusto, com'è ingiusto! Sono stata una buona
madre e siccome ho fatto di mia figlia una donna onesta e rispettabile questa mi
caccia via come una lebbrosa.
Vivie: vedi mamma, il tuo errore è stato di vivere la vita in un modo credendo
in un altro. In cuor tuo tu sei una donna convenzionale e infatti hai voluto che
io fossi allevata secondo precisi principi morali ai quali tu in fondo hai
sempre creduto. Proprio per questi principi che mi hai inculcato oggi mi vedo
costretta a dirti addio. Ho ragione si o no? Sarei una stupida a non farlo…
Signora Warren: beh suppongo che la ragione tu ce l'abbia. Ma Dio aiuti il mondo
se tutti cominciano a fare quello che è giusto. (lunga pausa) Forse è ora che
me ne vada, invece di rimanere dove non mi vogliono.
Vivie (infine gentile): un'ultima stretta di mano.
Signora Warren: no grazie.
La signora Warren esce, tristemente senza voltarsi più indietro. Vivie,
torna a sedersi alla scrivania dove rimane silenziosa e assorta nei propri
pensieri per qualche minuto.
Vivie (alla stanza vuota): addio!
Dissolvenza in nero. Titoli di coda.
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