La Professione della signora Warren

SCENA 2 - La villa. Interno giorno.

E' passata qualche ora dalla scena precedente. Viene inquadrata la casa dall'interno. La porta d'ingresso si apre, entra la signora Warren seguita da Frank. La donna esausta va a sedersi su una sedia.

Signora Warren: non so se la cosa peggiore della campagna sia passeggiare o restare in casa a non fare nulla. Non so come fa Vivie a passare il tempo quaggiù, non so cosa pagherei per essere a Vienna.
Frank (flirtando) anche a me piacerebbe essere a Vienna, con lei.
Signora Warren: ma sentilo il ragazzino! Lascia perdere, che ne sai di certe cose?
Frank: immagini come potremmo spassarcela a Vienna insieme…
Signora Warren (fingendo di arrabbiarsi): senti un po', ragazzino…. Vedi di non ficcarti strane idee in testa.
Frank (continuando a flirtare e avvicinandosi alla signora): non è colpa mia, mia cara signora Warren! E' un male di famiglia.

La signora Warren fa il gesto di dargli uno scappellotto, si ferma con la mano in aria fissando il bel viso del giovane per qualche secondo. Infine gli afferra il viso e lo bacia.

Signora Warren (staccandosi rapidamente): no, non dovevo farlo. Sono proprio una stupida! Diciamo che si è trattato di un bacio materno. Tu faresti meglio a far la corte a Vivie.
Frank: già fatto!
Signora Warren: come? Non so se mi fa piacere vedere un furfantello come te girare intorno alla mia bambina. (vedendo dalla finestra arrivare gente) Ssshhh arriva tuo padre!

Il reverendo e Crofts entrano nella stanza.

Signora Warren: Beh, che fine avevate fatto? E dove sono Vivie e Praed?
Crofts: hanno allungato il giro passando per la collina
Signora Warren: non mi piace che si allontani così senza dirmi niente e ormai è quasi buio. (pausa, poi rovolgendosi a Crofts) George hai trovato da alloggiare per questa notte?
Crofts: il reverendo si è offerto di ospitare me e Praed.
Signora Warren: allora è tutto a posto, adesso bisognerebbe che quei due si decidessero a tornare così potremmo cenare! Non mi piace che si attardino mentre fuori fa buio.
Crofts (aggressivo): che male ti fanno?
Signora Warren: Be, male o non male non mi piace.
Frank (malizioso): io non li aspetterei, ho l'impressione che Praed resterà fuori il più a lungo possibile, vagabondando per la brughiera a braccetto di una bella ragazza come Vivie…
Crofts (irritato) ehi, dico! Via!
Reverendo: Frank, tieni a freno la lingua.
Signora Warren (riflessiva): eppure, Samuel, potrebbe esserci qualcosa di vero nelle parole di Frank. Praed è una di quelle persona che ti incanta quando parla e non avete notato come lo guardava Vivie? Non vorrei che tra loro nascesse qualcosa…
Crofts: tra Praed e Vivie? Impossibile! Non dire sciocchezze Kitty! E poi Vivie non aveva una storia con Frank?
Reverendo (alla Signora Warren): sua figlia con mio figlio? Ci pensi: è impossibile!
Signora Warren: perché? Cos'ha mia figlia che non va?
Reverendo: non è questo Signora Warren, se ci pensa bene lei sa quali sono le ragioni…
Signora Warren (sorpresa): io non conosco nessuna ragione.Se lei ne conosce le dica al ragazzo e alla mia figliola.
Reverendo: Lei sa benissimo che quelle ragioni non le potrei dire a nessuno. Ma mio figlio mi crederà se gli dico che ci sono delle ragioni.
Frank: certo papà, ma quando mai la condotta del suo figliolo è stata influenzata dalle ragioni?
Crofts: Frank, tu non puoi avere una relazione con lei! E tanto basta!
Signora Warren (a Crofts): e tu che c'entri in questo discorso?
Frank (alla signora Warren): è proprio quello che stavo per chiedergli io!
Crofts (alla signora Warren): Frank è più giovane di Vivie, Frank non ha un lavoro e nemmeno un soldo. Chiedilo a Sam se non mi credi. (al reverendo) E tu quanto altro denaro hai intenzione di dargli?
Reverendo: non un centesimo oltre quello che ha già avuto.
Frank: tutto questo che c'entra! Se noi ci amiamo…
Signora Warren: l'amore è un bene di scarso valore, ragazzo mio. Non c'è altro da dire, credo anche io che Vivie non sia adatta a te.
Frank (divertito): papà e tu non dici niente?
Reverendo: io sono d'accordo con lei.
Frank: e il caro vecchio Crofts ha già ampiamente espresso ciò che pensa! Signora Warren, io a Vivie non rinuncio nemmeno per amor suo.
Signora Warren (borbottando): piccolo mascalzone!

La porta del cottage si apre ed entrano Vivie e Praed.

Signora Warren: ma dove sei stata, Vivie?
Vivie: sulla collina.
Signora Warren: non dovresti allontanarti così mentre cala la notte, mi sono preoccupata.
Vivie (ignorando la madre e andando verso la cucina): come facciamo per la cena? Temo che saremo piuttosto stretti!
Signora Warren: Vivie, hai capito quello che ti ho detto?
Vivie: si, mamma! Beh, visto che siamo in sei ed io ho solo quattro sedie, due aspetteranno che gli altri abbiano finito.
Praed: posso aspettare io, per me non ha importanza.
Vivie: no, lei signor Praed ha fatto una lunga passeggiata e sarà affamato. Aspetteremo io e Frank, va bene?
Signora Warren: anche tu Crofts non hai fame, puoi aspettare anche tu.
Crofts: Accidenti., sono digiuno dall'ora del te!
Vivie: non importa. E' sufficiente che due aspettino.

Vivie apre la porta e conduce gli ospiti nella stanza da pranzo. Vivie e Frank rimangono soli in cucina.

Frank: finalmente soli! Allora, che ne dici del Reverendo?
Vivie: non gli ho quasi parlato, ma a dire il vero non mi ha fatto una impressione molto positiva.
Frank: beh, comunque è molto più in gamba di quel che appaia ad una prima impressione, solo che a volte nel tentativo di essere all'altezza della situazione finisce per apparire più somaro di quello che realmente è. (pausa) Credi che ci andrai d'accordo?
Vivie: non credo che in futuro avrò molto a che fare né con lui né con gli altri amici di mia madre. (pausa) E tu? Che ne pensi di mia madre?
Frank: la verità? E' divertente ma piuttosto strana! E con quei suoi amici forma una strana combriccola.
Vivie: se pensassi che tra vent'anni diventerò una perdigiorno come loro, che passa da un pasto all'altro senza scopo mi taglierei le vene senza un attimo di esitazione
Frank: Oh no, per carità! Perché dovrebbero mettersi a lavorare quando possono farne a meno? E' la forma che non mi va, sono così… sciatti.
Vivie: e se non ti metti a lavorare pensi che alla loro età sarai migliore?
Frank: Ma certo che si (si avvicina a lei, le prende il viso tra le mani), ma ora basta far la predica al tuo Frank

Frank avvicina lentamente il volto nel gesto di baciarla, Vivie si allontana.

Vivie: va' via, stasera la tua Vive non è in vena di coccole.
Frank (avvicinandosi nuovamente): che scontrosa!
Vivie: dico sul serio.

Frank non le bada e le si avvicina di nuovo, Vivi si allontana, va ad aprire la porta della cucina e si rivolge ai quattro a tavola.

Vivie: C'è posto per Frank? Si lamenta perché ha fame!
Signora Warren: ma certo! Vieni qua vicino a me, ragazzo.
Frank (a Vivie, sussurrando, nel momento in cui le passa di fianco): questa me la paghi!
Signora Warren: su, vieni anche tu Vivie, sarai affamata e se ci stringiamo ci stiamo tutti.
Crofts: vieni Vivie, ti lascio il posto io, che ho già finito.

Crofts, si alza, fa sedere Vivie e se ne va in cucina. La Signora Warren si alza qualche attimo dopo e lo raggiunge.

Signora Warren: non puoi aver finito di mangiare, non hai toccato quasi nulla.
Crofts: non avevo fame, avevo solo voglia di un bicchierino.
Signora Warren: ti conosco George! La verità è che la presenza di Frank ti infastidisce. Non sarai geloso del suo rapporto con Vivie? Non ti sarai messo in testa strane idee sulla mia bambina!
Crofts: un uomo non può interessarsi ad una ragazza?
Signora Warren: non un uomo come te!
Crofts: quanti anni ha Vivie?
Signora Warren: la sua età non ti interessa.
Crofts: beh io non ho ancora compiuto 50 anni e il mio conto in banca è degno di nota…
Signora Warren (interrompendolo): si: perché sei tanto avaro quanto vizioso.
Crofts: pensa, potremmo vivere tutti e tre insieme. Io morirei prima di lei e la lascerei vedova. Aitante e piena di soldi. Perché no?
Signora Warren (disgustata): un'idea del genere poteva venire solo a te!
Crofts: senti Kitty, adesso non metterti a fare la morale, proprio tu. Pensa, oltre a mettere le mie proprietà a suo nome potrei anche versare un assegno a te… alla cifra che mi indicherai tu… entro limiti ragionevoli, ovviamente
Signora Warren: dunque anche tu sei arrivato a questo punto, come tutti gli altri vecchi rimbambiti…
Croft (offeso, furioso): Maledetta… come ti permetti...

Prima che Crofts possa ribattere si apre la porta della cucina dalla quale emerge il reverendo. Croft, furioso, incapace di controllare la sua collera esce dalla villa.

Reverendo: dove va George?
Signora Warren: è uscito un momentino a fumare la pipa.

Entrano in cucina pure Frank, Vivie e Praed.

Reverendo: Frank, su andiamo. Tua madre non sa nemmeno che abbiamo ospiti questa notte.
Praed: non vorremmo essere di disturbo
Frank: non si preoccupi, nessun disturbo. Mia madre è una donna di buona cultura e sarà ben lieta di incontrare un intellettuale come lei, Praed. Lei è sempre sola in casa con mio padre che non è né un artista né un intellettuale. Ma andate voi e il reverendo, io preferisco restare a fare compagnia a Vivie.
Praed: ma la signora Warren non vede sua figlia da tanto tempo, forse è il caso che le lasciamo sole.
Frank: ha ragione, Praed. Non ci avevo pensato. Lei è un perfetto gentiluomo! Ah se lei fosse stato mio padre e non questo secchione buono a nulla (poggiando la mano sul reverendo)
Reverendo (scaldandosi): zitto, figlio!
Signora Warren (ridendo di gusto): dovresti farlo rigare più dritto, Sam! (il gruppo si dirige alla porta) Buonanotte.
Frank: notte Vivie, bacetto?
Vivie: non se ne parla nemmeno.
Frank (stizzito): cara signora Warren (le fa il baciamano), buonanotte!

Il gruppo di uomini esce, la signora Warren chiude la porta rimanendo sola con Vivie.

Signora Warren: non dare troppa corda a quell'impiastro di Frank. E' un buono a nulla!
Vivie: ho paura di si! Mi toccherà liberarmi di lui alla svelta. (pausa) Anche quel Crofts mi sembra un poco di buono, vero?
Signora Warren: perché dici questo? In ogni modo dovrai rassegnarti a vedere spesso Crofts, è un mio buon amico.
Vivie: credi che io e te staremo molto insieme ora che ho terminato gli studi?
Signora Warren: certo, almeno fino a che non ti sposerai!
Vivie: non chiedi nemmeno se a me questa situazione andrebbe bene, se si adatterebbe al mio stile di vita?
Signora Warren: capisco, ora che sei laureata vuoi dimostrare la tua indipendenza…
Vivie: Non hai altro da dire sull'argomento, vero, mamma?
Signora Warren (perplessa): su te e il tuo stile di vita? No, non ho altro da dire.
Vivie (sorridendo, sprezzante): c'avrei scommesso.
Signora Warren (arrabbiata, risentita): non usare con me quel tono saccente, signorina! Ricordati con chi stai parlando!
Vivie (urlando): E' normale che mi dimentichi con chi sto parlando! Ti conosco a malapena! (calmandosi un po') Tutti conoscono la mia reputazione, la mia posizione sociale e la professione che intendo intraprendere. Io di te non so niente. Se è lecito, qual è lo stile di vita che m'inviti a condividere con te e con Crofts? Vuoi che diventi una perdigiorno come te? Sei tanto fiacca e fuori forma che oggi non riuscivi a fare 20 metri di salita senza sbuffare e fermarti a prendere fiato…
Signora Warren (sorpresa e ferita dalla inaspettata furia della figlia, con gli occhi che gli si gonfiano istantaneamente di lacrime): Vivie, perché mi parli in questo modo. Sono pure sempre tua madre e avrò pure qualche diritto su di te…
Vivie: ma sei mia madre tu?
Signora Warren (atterrita): ma, Vivie…
Vivie: e allora dove sono i nostri parenti? E mio padre?
Signora Warren (iniziando a piangere copiosamente): oh no, basta, smettila! Sono tua madre, lo giuro! Oh, non puoi ribellarti a me, tu, la mia bambina! E' contro natura! Mi credi vero? Dimmi che mi credi!
Vivie: chi è stato mio padre?
Signora Warren: non sai che mi chiedi. Non posso dirtelo.
Vivie (urlando): io ho diritto di saperlo e sai benissimo che ho questo diritto. (rabbrividendo) come posso essere sicura che nelle mie vene non scorra il sangue infetto di quel perdigiorno di Croft?
Signora Warren: No, no! Ti giuro che non è lui, e non è nessuno di quelli che hai conosciuto fino ad oggi. Almeno di questo sono sicura.

Vivie impietrisce di fronte a queste parole, di cui lentamente, vagamente, intuisce il significato.

Vivie (lentamente, scandendo le parole): Almeno di questo sei sicura! Ah! Vuoi dire che soltanto di questo sei sicura, non sai chi è mio padre!

La signora Warren si porta il viso tra le mani, nascondendolo alla figlia. Segue un pesante e prolungato silenzio.

Vivie: si è fatto tardi, forse è meglio che andiamo a letto.
Signora Warren: a che mi servirebbe andare a letto? Credi che potrei dormire?
Vivie: Perché no? Io dormirò benissimo.
Signora Warren: Tu! Tu non hai cuore!

La signora Warren ora inizia a parlare con veemenza, esasperata dal comportamento sprezzante della figlia.

Signora Warren: non posso tollerare l'ingiustizia di tutto ciò. Che diritto hai, tu, di guardarmi dall'alto in questo modo? Ti vanti con me di quello che sei… con me, che ti ho dato la possibilità di essere quello che sei. Che possibilità ho avuto io? Vergognati di essere una figlia così crudele….
Vivie: io non ti considero dall'alto in basso. Rispetterò sempre il tuo diritto ad avere delle opinioni tue e un tuo stile di vita.
Signora Warren: le mie opinioni e il mio sistema di vita!?! Senti come parla! Credi che io sia stata allevata come te, in grado di scegliere e di adottare uno stile di vita? Credi che io sia cresciuta come te? Credi che io abbia fatto quello che ho fatto perché mi piaceva, o lo ritenevo giusto e che, se ne avessi avuto la possibilità, non avrei preferito andare all'università?
Vivie: chiunque ha una possibilità di scelta, mamma. La più povera ragazza del mondo non può scegliere forse tra il trono d'Inghilterra e il rettore dell'università di Cambridge, però può scegliere tra il mestiere della fioraia o della cameriera, secondo i suoi gusti. La gente addossa sempre la colpa di quello che è alle circostanze. Io non credo alle circostanze. In questo mondo si fanno strada le persone che si mettono in cerca delle circostanze che preferiscono, e, se non riescono a trovarle, se le creano.
Signora Warren: Oh, è facile parlare, molto facile. Va bene, vorresti sapere quali furono le mie circostanze?
Vivie: si! Non desidero altro.
Signora Warren (calmandosi un poco, sedendosi e tornando a un tono normale): sai che mestiere faceva tua nonna?
Vivie: no.
Signora Warren: si faceva chiamare vedova e aveva una friggitoria di pesce e con quella manteneva se stessa e quattro figlie. Due di noi erano sorelle: cioè io e Liz ed eravamo entrambe belle e ben fatte. Le altre due erano sorellastre, brutte, piccole, sembravano sempre malate. Loro erano le rispettabili della famiglia e sai che ci hanno guadagnato con la loro rispettabilità? Una di esse ha lavorato in una fabbrica di biacca dodici ore al giorno fino a quando è morta per avvelenamento da piombo. Sperava di cavarsela con una semplice paralisi delle mani ed invece non ce l'ha fatta, è morta. L'altra ce l'additavano sempre come esempio perché aveva sposato un impiegato statale che lavorava in posta. Lei gli teneva in ordine la casa e cresceva i suoi tre bambini. Finché lui non ha cominciato a bere. Valeva dunque la pena essere rispettabili?
Vivie: era questo che pensavate tu e tua sorella?
Signora Warren: Una notte Liz scappò e non tornò più, tutti in paese erano convinti che avrebbe finito per gettarsi giù da un ponte e me lo dicevano di continuo, convinti che probabilmente anch'io avrei seguito la stessa strada di Liz. E infatti io avevo più paura della fabbrica di biacca che del fiume, e lo stesso avresti pensato tu se fossi stata al mio posto. Mia madre comunque mi trovò un posto come lavapiatti in un lurido ristorante vicino alla stazione, dopo qualche mese diventai cameriera ed infine trovai posto al bar della stazione. Tutto il giorno a pulire i bicchieri e a servire bibite per una miseria di stipendio e nessuna prospettiva, e questa fu considerata comunque una grande promozione per me. (pausa) Ebbene una notte in cui ero così stanca che faticavo a restare sveglia indovina chi entra nel bar? Liz, elegante come non l'avevo mai vista, con una lunga pelliccia di visone e la borsetta piena di soldi.
Vivie: zia lizzy ?!
Signora Warren: ebbene si. Niente fiume per Liz, grazie al cielo! Dopo gli abbracci e i convenevoli di rito, Lizzy vedendo che ero comunque una ragazza piacente mi disse "ma che ci fai qua dentro, stupidina? Vuoi logorarti la salute e la bellezza per arricchire gli altri?". Liz in quel momento aveva preso una casa ad Amsterdam e ha subito pensato che in due avremmo guadagnato più soldi che da sole. Mi ha prestato i soldi e mi ha avviato alla professione, io risparmiai con tenacia tanto che abbastanza rapidamente pagai i debiti con lei e ben presto diventammo socie.
Perché non avrei dovuto farlo? La casa di Amsterdam era veramente di gran classe, di sicuro meglio che la fabbrica dove la povera Anne Jane si è intossicata. Nessuna delle nostre ragazze è mai stata trattata come ero trattata io quando facevo la sguattera in quel ristorante o nel bar della stazione. Avresti voluto che fossi diventata una vecchia serva, sfinita dalla fatica prima di arrivare a quarant'anni?
Vivie: no, ma perché proprio quel genere di affari? Il risparmio e la buona amministrazione ti avrebbero concesso di far fortuna in qualsiasi campo.
Signora Warren: si, il risparmio. Ma in quale altra impresa una donna ignorante e senza capacità particolari come me può guadagnare tanto denaro da fare dei risparmi degni di questo nome? Puoi risparmiare lavorando in un bar, dove guadagni a malapena i soldi per mangiare, vestirti e pagare l'affitto? Io e Lizzie non sapevamo far niente, avevamo soltanto il nostro aspetto e la nostra capacità di piacere agli uomini. Pensi che fossimo tanto stupide da permettere che altre persone commerciassero la nostra bellezza impiegandoci come commesse di negozio, o cameriere, quando potevamo commerciarla noi stesse e trarne tutto il guadagno invece di adattarci a salari da morti di fame? Non credo.
Vivie: eravate giustificate in pieno dal punto di vista affaristico…
Signora Warren: si! E da qualsiasi altro! In fondo per cosa è educata una qualsiasi ragazza se non per colpire la fantasia di un uomo, possibilmente ricco, bello e famoso, e trarre beneficio dal suo denaro sposandolo? La cerimonia nuziale non cambia lo stato delle cose! Oh, se penso all'ipocrisia di questo mondo…
Vivie: la gente comunque disprezza quello che sei, ma lo fai solo perché farlo rende! Credi che ne valga la pena veramente?
Signora Warren: certo che ne vale la pena per una povera ragazza. E' molto migliore di qualsiasi altro impiego che le si presenti! So che non dovrebbe essere così, che non è giusto, che le donne dovrebbero avere migliori opportunità. Ma giusto o ingiusto che sia è così e una ragazza ne deve approfittare. Ovviamente si parla di ragazze povere e senza opportunità, se lo facessi tu saresti una stupida.
Vivie: vuoi dire che se fossimo tutte e due povere come lo eri tu in quei lontani e tristi giorni, sei proprio sicura che non mi consiglieresti di provare il bar della stazione o di sposare un operaio o perfino di andare a lavorare in fabbrica?
Signora Warren: certo che non te lo consiglierei! Che razza di madre credi che io sia? Come potresti conservare il rispetto di te stessa in tanta fame e schiavitù? Perché io oggi sono indipendente e in grado di dare a mia figlia un'educazione di prim'ordine? Dove sarei oggi se avessi dato retta a tutte le sciocchezze della gente, del pastore, di mia madre? A raschiare i pavimenti per poche sterline al giorno.
Vivie: ma sei veramente sicura di non dubitare o… o… di vergognarti un pochino di quello che sei?
Signora Warren: beh, certo mia cara, vergognarsene fa parte della buona educazione: lo si pretende da una donna. Le donne devono fingere di provare molti sentimenti che non provano affatto! (pausa, poi uno sbadiglio) sta iniziando a venirmi sonno, si è fatto tardi.
Vivie: credo che adesso sarò io a non poter dormire.
Signora Warren: e perchè mai? Su andiamo a letto.
Vivie (abbracciando la madre): va bene. Sai mamma la discussione di stasera ha preso un'altra piega da come l'avevo immaginato. Adesso cerchiamo di essere buone amiche.
Signora Warren: ti ho tirata su bene. Vero tesoro?
Vivie: Si.

 

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