San Giuseppe Moscati,
il Medico Santo di Napoli - 2

Antonio Tripodoro s.j. - Egidio Ridolfo s.j.

2 - Direttore dell'Ist. di Anatomia Patologica -- Primario nell'Ospedale degli Incurabili

L'università "Federico II" di Napoli

Direttore dell'Istituto di Anatomia Patologica

Oltre all’intenso lavoro tra Università e Ospedale, il Prof. Moscati diresse e diede nuovo impulso all’Istituto di Anatomia patologica, già diretto da Luciano Armanni, che era decaduto per incuria.
Presto divenne "un vero maestro nell'esercizio delle autopsie", come afferma il Prof.Quagliariello.

Luciano Armanni aveva fatto incidere sull'ingresso della sala anatomica questa frase: "Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae." (= "Questo è il luogo dove la morte è lieta di soccorrere la vita"). Ma nella sala, scrive il Prof.Nicola Donadio, "mancava ogni segno di religione, l'ambiente era severo ma sconsolato."
Il Prof.Moscati ebbe l'idea di far collocare su di una parete della Sala, ma in alto, come a dominare tutto l'ambiente, un Crocifisso con un'iscrizione che non poteva essere più felice: "Ero mors tua, o mors." (= "O morte, sarò la tua morte"), citazione del profeta Osea (Os 13,14).
Le autopsie per Moscati erano lezioni di vita.

"Ma la vita non finisce con la morte, continua in un mondo migliore. A tutti è stato promesso, dopo la redenzione del mondo, il giorno che ci ricongiungerà ai nostri cari estinti e che ci riporterà al supremo Amore!".

(Da una lettera al Sig. Mariconda, del 27 febbraio 1919)

Negli ultimi mesi del 1914 la signora Rosa, mamma del Prof. Moscati, cominciò a stare molto male, affetta da diabete, male a quei tempi incurabile.
Moscati fu uno dei primi medici, a Napoli, a sperimentare l'insulina. La madre morì il 25 novembre 1914.
Prima di spirare, dopo aver ricevuto con grande devozione; i sacramenti, disse ai figli che le si stringevano intorno: "Figli miei, mi fate morire contenta. Fuggite sempre il peccato, che è il più grande male della vita".

Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel conflitto mondiale ed il prof. Moscati fece domanda di arruolamento volontario senza, tuttavia, essere esaudito. Le autorità militari gli affidarono i soldati feriti che affluivano all’Ospedale degli Incurabili, che venne militarizzato.
Visitò e curò circa 3000 militari, di cui redasse diari e storie cliniche. Per questi egli fu non solo il medico, ma il consolatore vigile ed affettuoso.

Negli anni che seguirono, il prof. Moscati rinunciò alla cattedra di chimica fisiologica presso l’Università Federico II di Napoli. Ne beneficiò l’amico e collega prof. Quagliariello, indicato dallo stesso Moscati come sua alternativa.
Queste notizie furono fornite, con grande umiltà, dallo stesso prof. Quagliariello, che sarà in seguito Magnifico Rettore della stessa Università, il quale dichiarò: "Quanti di questi gesti di generosità Egli abbia compiuto è noto soltanto a Dio, perché qualche volta sono rimasti ignoti anche a coloro che ne trassero beneficio".

Statua collocata da S.Giuseppe Moscati nell'Ospedale Incurabili

Primario dell'Ospedale degli Incurabili

Dopo questa scelta cosciente consapevole, il prof. Moscati si orienta definitivamente verso il lavoro ospedaliero e nelle corsie dell’ospedale impegna tempo, esperienza, capacità umane. Le malattie e le miserie fisiche e spirituali saranno sempre in cima ai suoi pensieri, perché i malati - diceva - "sono le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi".

Sono queste le convinzioni che egli manifesta sempre nei suoi scritti, particolarmente quando si rivolge ai colleghi, ai quali ricorda che "il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità".

La fama di Moscati come maestro e come medico era indiscussa. Tutti parlavano delle sue lezioni, delle sue doti diagnostiche, del suo lavoro tra gli ammalati. Il Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale lo nominò Direttore della III Sala uomini. Era il 1919.

Così scrive Moscati in una lettera del 26 luglio 1919: "Da ragazzo guardavo con interesse all'Ospedale degli Incurabili, che mio padre mi additava da lontano dalla terrazza di casa, ispirandomi sentimenti di pietà per il dolore senza nome, lenito in quelle mura.
Un salutare smarrimento mi prendeva e cominciavo a pensare alla caducità di tutte le cose, e le illusioni passavano, come cadevano i fiori degli aranceti che mi circondavano.
Allora compreso tutto negli iniziati studi letterari, non sospettavo e non sognavo che, un giorno, in quell'edificio bianco, alle cui vetrate si distinguevano appena, come bianchi fantasmi, gli infermi ospitati, io avrei ricoperto il supremo grado clinico."

1 - Chi è S.Giuseppe Moscati? -- Formazione -- Università e Ospedale
2 - Direttore Ist. di Anatomia Patologica -- Primario nell'Ospedale Incurabili
3 - Moscati docente -- Scienza e fede -- Medico dei poveri
4 - La morte improvvisa -- Beatificazione -- Canonizzazione


moscati
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