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IL SUPERAMENTO DELLE "RADICI CULTURALI" (2) __________________________________ Di fatto tutte le mitologie agiscono sullo stesso piano. Faccio riferimento ad un'opera fondamentale di Propp. il quale partendo dalla fiaba, confrontando un insieme di fiabe della più svariata provenienza, da quelle oceaniche a quelle degli Indios Latinoamericani, a quelle dell'Europa, etc., trovava come la composizione della scena fosse in definitiva analoga, come l'Umanità in pratica si autoraccontasse sempre la stessa favola, quasi avesse un copione fisso la cui struttura l'autore individuava sotto la coltre delle differenziazioni locali. E la struttura della favola aveva la sua ragion d'essere nella sepmlificazione (mi riferisco sempre a Propp) di rituali seguiti precedentemente dalla società che tale fiaba creava, rituali di iniziazione andati poi in disuso, che però venivano assimilati in questa veste minore adattata anche al periodo della più tenera infanzia. Ed in questo caso, l'adattamento dal rito alla fiaba, fornisce un esempio di come precedenti stratificazioni di significati e significanti, possano venire rielaborati in altri rapporti con il reale.
Le mappe concettuali: i Quattro (o Cinque)Elementi __________________________________ Una particolarità comune a tutte le culture è la presenza di una ristretta gamma di elementi fondamentali: quelli che per la filosofia greca (che li trae dalla precedente mitologia) erano terra, acqua, fuoco, aria. Questi sono gli elementi base di una mappa concettuale, uno schema di riferimento cui guardare per non perdersi nell'infinità del molteplice. Il quattro sta anche per i quattro punti cardinali o direzioni fondamentali; od altrimenti in elaborazioni più affinate, si arriva al Cinque, considerando oltre alle quattro direzioni da prendere, anche il centro dove sta il soggetto. Oppure ancora nei Veda Induistici queste direzioni si fanno più complesse, seguendo un particolare calcolo matematico-filosofico che sottintende la struttura di questa mappa concettuale relazionale. La presenza di tali mappe concettuali resta anche se non apparente nell'iconografia più recente. Esempio ne è l'affermazione di Tiziano Vecellio disaper dipingere con soli tre colori (anzichè quattro). Con questa vanteria il grande artista (nel Cinquecento l'artista come Creatore non poteva limitarsi certo a dare troppa eco ad una banale bravura da artigiano, ma doveva avere un ben più ampio significato ideologico) alludeva alla concezione, mediata da un esoterismo in auge nell'umanesimo veneziano di allora, punto di confluenza di elementi della cabbala che a loro volta recuperavano istanze culturali geograficamente e cronologicamente distanziate, per la quale l'essere artefice dell'Artista si modellava sull'esempio del più grande Artefice della Natura. E quel più grande Artefice nella sua creazione componeva gli elementi per la sua creazione, e con l'elemento Terra aveva creato l'Uomo, la più perfetta delle creature. A sua volta l'elemento Terra rispecchiava la composizione cosmica strutturandosi in quattro tipi (il quattro essendo il numero base di questa mappa orientativa nella concezione occidentale, per cui la Terra ha a sua volta quattro elementi che riflettono i quattro Umori i cui dosaggi formavano il carattere dell'uomo). I quattro tipi di Terra erano poi quattro colori: Nero, Giallo, Verde, Rosso, gli stessi degli Umori. E Tiziano dicendo che a lui ne bastavano tre e non quattro, intendeva esaltare al massimo la sua abilità di Creatore, Umanista, intellettuale la cui opera rifletteva quella del Creatore, non certo mettersi in competizione con l'abilità di un semplice artigiano.