HOME PAGE SKA'S STORY MADNESS SKA'S MP3

THANKS TO...

THE STORY OF PUNK

I SEX PISTOLS: UN GRUPPO SIMBOLO


Come termine è apparso per la prima volta sulle note di copertina di una raccolta retrospettiva per descrivere i gruppi-garage degli anni sessanta, ma ha acquisito un preciso significato solo nel 1977 con l’affermazione di un gruppo simbolo: i Sex Pistols. Gli inglesi fecero la loro conoscenza una sera d’estate, quando durante un programma televisivo costoro insultarono per mezz’ora, in diretta, un povero presentatore che si chiamava Bill Grundy. Erano giovanissimi, vestiti in maniera vergognosa, con i capelli irti, i denti marci e gli occhi stralunati. Per tutta la trasmissione sghignazzarono, sbadigliarono e si cacciarono le dita nel naso fino alle nocche. Il trambusto che provocarono fu tale che le case discografiche, le cui vendite stagnavano dagli anni dei Beatles, gareggiarono per scritturarli: la spuntò la Emi, ma fu costretta quasi subito a recedere dal contratto perché i Sex Pistols, continuando imperterriti a vomitare sul palcoscenico e insultare la regina, rovinarono l’immagine dell’azienda. I soprannomi del cantante del Sex Pistols, Jonny Rotten, e del bassista, Sid Vicious, sono Jonny Marcio e Sid il perverso. Il primo aveva come caratteristica quella di non saper cantare assolutamente: la maestra di canto, in un intervista, ha ricordato che Rotten, il cui vero nome era Jonny Lydon, durante le lezioni stava rannicchiato in un angolo e non parlava. Se venive costretto ad mettere qualche suono "ululava". Sid Vicious dimostrò invece di essere degno del suo nome d’arte uccidendo a coltellate l’amica Nancy Spugne. Condannato e rilasciato su cauzione, andò ad uccidersi con una overdose di eroina nel Greenwich Villane di New York.

A dir la verità però il merito di questo gruppo è quello di aver orchestrato l’affermazione a livello planetario, sfruttando al meglio le potenzialità sensazionalistiche in un paesaggio nel quale ogni velleità rock istintiva e turbolenta era drammaticamente soffocata da echi tardo-hippy, pacchiante post-glam e masturbazioni progressive.

Nella Gran Bretagna della metà degli anni ’70, depressa sul piano sociale e affamata di novità, le provocazioni concettuali, estetiche e sonore, lanciate dalle "pistole del sesso" e dai loro sempre più numerosi discepoli non passarono davvero sotto silenzio. Gonfiate dai mass-media, ottennero il duplice effetto di turbare il pubblico cosiddetto benpensante e coinvolgere una vasta audience giovanile, che nel "movimento" punk ritrovava le grandi e piccole soddisfazioni quotidiane, la paura del domani (esorcizzata, si fa per dire, nella filosofia nichilista del "no-future","nessun futuro"), il proprio impeto iconoclasta e nel contempo il bisogno di nuovi eroi che non si ponessero su un piedistallo, il legittimo desiderio di riti liberatori e divertimenti quanto più possibile sfrenati. A tali esigenze, avvertite soprattutto (ma non solo) da teenagers proletari e creativi in erba, il punk rispose in modo totale e diretto, senza naturalmente sopprimere le deviazioni del sistema - la droga, il razzismo più o meno strisciante, la violenza ottusa, l’assenza di prospettive concrete – ma dando vita ad un’illusione collettiva alla quale furono in molti ad abbandonarsi. Fu un’illusione di breve durata, ma sufficiente a cambiare per sempre lo stato delle cose, nonostante la minima consapevolezza e lo scarso spessore culturale di quasi tutti coloro che la propagandavano, la generale insipienza di certi segni di appartenenza alla comunità – il trucco grottesco, i vestiti strappati, le spille da balia infilate nelle guance o le catene ostentate nella maniera dei gioielli, ma anche la violenza del pogo (un "ballo" che consisteva nello scagliarsi saltando gli uni addosso agli altri) o la pratica disgustosa del gobbing (cioè lo sputare verso i musicisti in segno di apprezzamento) – e nonostante la fisionomia tutt’altro che accattivante di una musica grezza, rumorosa e aggressiva, fatta di approssimazione tecnica, strumenti da poco e parole dure urlate con rabbia invece che cantate.

ORIGINI NATE DA MOTIVAZIONI POLITICHE E SOCIALI…



Tutto ciò non è emerso all’improvviso dal nulla, ma affondava le sue radici in esperienze maturate al di là dell’Atlantico. Comunque dopo la caduta di tensione politica fra le masse giovanili sul finire degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, la Gran Bretagna dell’epoca fa da sfondo naturale allo sviluppo massiccio di queste tendenze che, a differenza dei movimenti di un decennio precedenti, non solo esprimono una critica ed un netto rifiuto alla società capitalistica, ma arrivano ad una presa di coscienza estrema ed inevitabile: l’impossibilità di vedere una trasformazione del mondo sia di conseguenza al naturale corso della storia che attraverso una lotta organizzata. Dal punto di vista politico, considerando tuttavia che l’approccio di base è inizialmente quanto mai confuso, l’atteggiamento di fondo è strettamente nichilista, nessun futuro possibile che non passi attraverso la soppressione totale delle istituzioni, identificate con il termine "sistema". Il Punk prende la violenza che la borghesia usa per ridurre tutto a merce e la porta sul palcoscenico riducendo a merce essa stessa. Le sinistre decisero che i punks intendevano simboleggiare la disperazione delle nuove generazioni, senza lavoro e senza prospettive in un’Inghilterra costretta all’austerità dalle misure imposte al governo laburista dal fondo monetario internazionale. La destra violenta, ringalluzzita dalle svastiche comparse sui giubbotti dei nuovi ribelli, fece anch’essa alcune avance. I Punks ignorarono tutte queste attenzioni, di cui forse nemmeno capivano bene il significato, e continuarono invece a perfezionare il loro "mischievous put-on", quella sorta di violenza teatrale che li aveva resi famosi. La loro unica "mossa politica" fu salire sul battello Queen Elizabhet e scendere il Tamigi in una "crociera del giubileo" che aveva il solo scopo di deridere il giubileo vero organizzato per i venticinque anni di regno di Elisabetta II. L’iniziativa venne considerata un ennesimo insulto alla sovrana, che i punks giudicavano insopportabile, piuttosto che un atto rivoluzionario.

 

LE FANZINE


Attorno a questa situazione e con il suo evolvere, nascono una serie di etichette discografiche indipendenti ed una forma editoriale, la "fantine", la rivista orgogliosa della propria forma grafica rozza e scorretta con il proposito di spezzare i monopoli dell’informazione, a testimonianza della presenza di consistenti canali produttivi-distributivi sotterranei mai visti prima, né in movimenti giovanili di massa come fu quello "freak" che accompagnò gli anni della grande ripresa economica, tantomeno in altri fenomeni sub-culturali a carattere più strettamente urbano che ebbero come protagonisti "mods", "teddy boys", ecc.

 

 

IL PUNK SI ESTENDE OLTRE I CONFINI BRITANNICI



Dopo questo primo periodo il Punk si estende corposamente oltre i confini britannici; cominciano a delinearsi inoltre svariate correnti, dal nichilismo più radicale, al soggettivismo estetico crepuscolare del Dark, alle derive nazionaliste di alcune frazioni Skinhead.

Negli Stati Uniti con l’inizio della presidenza di Reagan, ed in particolare in California che lo conobbe appena prima come governatore, assistiamo ad un particolare fermento; nell’ambiente dei club alternativi la nuova sub-cultura metropolitana prende sempre più una concreta identità, si sviluppa la corrente musicale denominata "hardcore-punk", più veloce ed esasperato del punk-rock tradizionale e altrettanto aperto all’incrocio con altre tendenze e generi musicali, i contenuti delle fanzines diventano di carattere più impegnato sul fronte sociale; tutto questo, a riprova di un livello di coscienza e di consapevolezza sempre maggiori da parte dei giovani che si rendono primi attori di questi fatti, con l’unica irrinunciabile ragione di costruire e mantenere viva una cultura ed una pratica realmente antagoniste al falso pluralismo della nostra civiltà.

Situazioni analoghe prendono forma nei centri sociali in Germania prima e nel resto dell’Europa centrale e meridionale poi, mentre le posizioni intransigenti e distruttiviste tipiche del movimento nelle fasi originarie lasciavano gradualmente il posto a suggestioni inarco-pacifiste.

 

IL PUNK DEGLI ANNI NOVANTA



Questo momento di relativa prosperità culturale spontaneista vive sino a circa il 1990; nel ’91 la casa discografica "Rough trade", alternativa per eccellenza in Inghilterra, fallisce sotto il peso della dura legge del mercato, in America le "alternative tentacles" ed altre meno rilevanti in Europa, e con loro i gruppi musicali dell’ultima ora che ne costituiscono i motivi motori, vivono una crisi che somiglia più a ghettinazione che ad una resistenza in attesa di tempi più favorevoli, la "fantine" praticamente scompare.

I punks degli anni novanta rimangono eccentrici, ma sono ragazzi mansueti. Spesso finiscono sui giornali in seguito a episodi quasi edificanti: si va da chi ha deciso di convertirsi ad un’altra moda e ha venduto tutto l’abbigliamento al Somerset County Museum, agli sposi punk di Bournemouth che hanno chiesto di tenere un topo in testa per tutta la cerimonia.

 

 

OGGI: LA RIPRESA DEL PUNK


Oggi, a vent’anni dal primo avvento del Punk, assistiamo ad un evidente ritorno di quelle che furono sue caratteristiche, atteggiamenti trasgressivi, un certo tipo di estetica, gruppi musicali che vendono forme simili o addirittura identiche a quelle nate spontaneamente dieci, quindici o vent’anni fa arrivano in vetta alle classifiche mondiali; vale la pena di porsi alcune domande sulle cause che hanno portato a questo poiché evidentemente non possono esistere in periodi differenti le condizioni tali da riproporre un fenomeno sociale nello stesso identico modo.

Quello a cui stiamo assistendo oggi è un ritorno non dei contenuti, ma solo della forma esteriore di quello che la sub-cultura giovanile detta Punk portò con sé nel ’77, ridotta miseramente a fenomeno di "revival", termine che esprime eloquentemente un vuoto culturale paragonabile a quello degli anni ’50 americani e testimonia la marginalizzazione delle potenzialità creative delle giovani generazioni. Il pensiero unico delle oligarchie finanziarie transnazionali attualmente dominante, con le forme di governo che ne esprimono gli interessi, si mostra a noi in qualche modo tollerante, "di sinistra" sul piano culturale, capace di accettare stili e linguaggi considerati in precedenza oltraggiosi; in realtà tale permissivismo riguarda solo il rinnovamento del costume, inteso come forma di vita e di comportamento caratteristica di questo periodo priva di ogni contenuto critico, ed inoltre ha la capacità di esercitare sulle masse, giovanili e non, una sorta di "effetto placebo" teso a nascondere ciò che vi si nasconde dietro, e cioè il più spietato dispotismo sul piano economico.

 

 

PUNK:FENOMENO TURISTICO



I Punk in Inghilterra sono addirittura diventati un’esibizione turistica. A Londra sono due i posti dove si esibiscono come bestie in un giardino zoologico: Trafalgar Sqare e King’s Road. Qui, ogni sabato mattina, la coppie punk si accasciano al suolo e aspettano l’arrivo delle comitive giapponesi, che oramai li vanno a cercare con l’entusiasmo che una volta riservavano al cambio della guardia di Buckingham Palace. La tariffa da qualche tempo è sempre quella:una sterlina per una foto, due sterline per una ripresa, cinque sterline per filmare una rissa simulata.

All’inizio, quando è nato il Punk la situazione era ben diversa: i Punk evitavano l’esibizionismo e addirittura rispondevano con violenza alla stampa e ai turisti che tentavano di fotografarli, anche offrendo loro del denaro.

From http://digilander.iol.it/ipunk