Speciale "La trappola del gatto" di Evan Hunter [2]
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Le recensioni


"La trappola del gatto": un grande Evan Hunter

Quanti titoli di film sono citati da Evan Hunter nella sua "Trappola del gatto"? Vediamo, in ordine sparso.. "Lo squalo", "Ninotchka", "Incontri ravvicinati del terzo tipo", "Ladri di biciclette", "Il mago di Oz", "Attrazione fatale"... e tanti altri. Poi ci sono altre citazioni, evidenti anche se non dichiarate: "Marnie", "Il delitto perfetto", "Psycho", "L'uomo che sapeva troppo", "Frenzy", "Gli uccelli" (di cui, come sapete, Hunter alias McBain alias Lombino scrisse la sceneggiatura) e, me ne sto convincendo, forse l'intera filmografia hitchcockiana [vedi 1 , Luca Conti].

[pag. 15: ".come farebbe un regista prima di girare un film."]

Perché, vedete, qui il sig. Hunter, prima sommessamente, poi in maniera sempre più evidente, suggerisce, ammicca, strizza l'occhio e vorrebbe dire (fuori campo): "Lettore, in guardia! Tu pensi di leggere un romanzo più o meno noir, più o meno giallo, e invece..."

[pag. 280: "Questo è un film, pensa"]

"... invece questa è una sceneggiatura vera e propria, alla quale soltanto un Hitchcock redivivo saprebbe rendere giustizia. Però, caro lettore, a tutto c'è rimedio: basta immaginare che Alfred sia dietro la macchina da presa di questo film, per rappresentarne le visioni e gli incubi, nella tua mente..."

[pag. 274: "Il film, dopo tutto, viene proiettato sullo schermo della mente di David"]

"... se accetti la sfida, non correre, sii paziente: lascia che le immagini si formino... primo piano, piano sequenza, campo lungo, zoom. Ricordati che i tempi cinematografici sono diversi da quelli letterari."

E così, presi per mano, avanziamo nelle sabbie mobili di questo racconto lungo, sempre più disorientati, fino alla fine, apparente, reale, immaginata, sognata.

[1] E anche la prima sceneggiatura di "Marnie" è opera di Hunter (vedi "Hitch ed io"), ed è proprio su Marnie che la collaborazione Hitchcock-Hunter si infranse definitivamente.
Credo che a Hunter sia sempre rimasta, come un tarlo nel cervello, la voglia di dimostrare a Hitchcock che quest'ultimo si era sbagliato della grossa, a togliergli l'incarico di sceneggiare Marnie per affidarlo ad una completa novizia al mestiere, com'era Jay Presson Allen.
Tra l'altro ho sempre avuto la sensazione che Hitch si sia liberato di Hunter appena accortosi della difficoltà di manipolare psicologicamente lo scrittore così come, invece, il regista era abituato a fare con tutti i suoi collaboratori (autori, attori eccetera).
E' curioso che la rottura Hitch-Hunter sia avvenuta a causa della scena fondamentale di Marnie, quella dello stupro, che Hitch voleva fosse rappresentata in maniera estremamente esplicita, mentre Hunter riteneva - e secondo me a ragione - che essa costituisse un forte elemento distruttivo nell'economia del film. Ma pare che Hitchcock in quel periodo fosse dominato da fortissime pulsioni sessuali, e che la sua tremenda repressione erotica di stampo tipicamente edwardiano si dovesse scatenare, di lì a poco, in un imbarazzante tentativo di seduzione nei confronti di Tippi Hedren.
Chissà come sarebbe stato Marnie se Hitch avesse ascoltato Hunter...

Luca Conti
E qui ancora Evan Hunter, fuori campo:
"Adesso hai capito, lettore? Chi è la vittima? Chi è il carnefice? Rimetti la cassetta nel videoregistratore: play, rewind, fermo immagine, ancora rewind. E' tutto chiaro adesso?"

[pag. 283: "Accende il televisore, prende il telecomando, preme il pulsante PLAY, poi il pulsante RW e si siede a guardare."]

Nella sceneggiatura di Hunter, da qualche parte (deve essermi sfuggito per la fretta!) è sicuramente compreso (forse fra il pubblico di "Cats"?) anche il tradizionale cameo di Alfred Hitchcock...

Aggiungo che la traduzione di Nicoletta Lamberti è davvero ottima.

Corrado Oppizzi



Finito ieri di leggere il libro, molto molto bella la "non-recensione" di Corrado. Peccato abbia trovato il libro invece particolarmente brutto. Davvero, brutto e deludente, sotto una cospicua quantita' di punti di vista. Inizia come un romanzetto rosa solo un po' piu' nobile di un "Harmony", continua come un bel drammone familiare cui si presagisce seguira' divorzio, avvocati, figli portati come pacchi di qua e di la' (ad un certo punto temevo la virata alla Grisham), finisce con un delitto del tutto inutile nell'economia della storia (come se l'autore si fosse ricordato che, alla fin fine, in fondo era un giallo che voleva scrivere [vedi 2 , Franco Bosi]) e la beffa di una moglie che il protagonista aveva idolatrato (sebbene la tradisse) e che invece - ironia della sorte - lo cornificava anche lei e con assai meno sensi di colpa (la conferma di una misoginia latente in tutta la storia). Se ricorda Hitchcock, non e' certo l'Hitchcock immenso di "North by Northwest" o "Delitto per delitto", ma quello minore, oserei dire quasi mediocre, di "Complotto di famiglia" o "Marnie", appunto.
Senza contare che il nostro si autocita, o meglio cita Mc Bain, "La gatta (toh) con gli stivali": la scena del delitto, della morte della protagonista e' pressocche' identica.
Non so, io finora ho letto solo due cose a firma Evan Hunter: questo romanzo, e "Il seme della violenza", gradevole lettura ma neanche lontanamente vicina al capolavoro di cui da piu' parti avevo sentito parlare [vedi 3 , Franco Bosi]. Va beh, mi consolo pensando che sta per uscire qualcosa a firma McBain, con Matthew Hope come protagonista (ah, se mi manca...).

Federica Arnolfo

[2] Su questa tua affermazione ho qualche riserva perché Hunter ha utilizzato il suo nome per pubblicare romanzi di generi completamente diverso tra loro [vedi 4 , Federica Arnolfo]. Andando a memoria tra i romanzi che ho letto (quindi con qualche imprecisione da parte mia):
"Il seme della violenza": è una denuncia delle carenze scolastiche americane.
"La vita ladra": ancora sulla violenza giovanile.
"La vita in gioco": un pastrocchio in cui diverse persone danno la caccia ad una giacca (o forse era qualche altra cosa) che passa di mano in mano.
"Il profumo dei dollari": i protagonisti sono dei mafiosi un po' imbranati, (sembrarebbe un tentativo di imitazione di Westlake). Nel complesso abbastanza divertente, ma non quanto Westlake.

[3] Io l'ho letto uno o due anni fa e mi è sembrato abbastanza attuale. Inoltre considera il suo contenuto di denuncia e che fu scritto nel 1954, approssimativamente negli anni del maccartismo [vedi 5 , Federica Arnolfo].

Franco Bosi
[4] Mai scritto nulla di diverso. Ma il... "fatto giallo", secondo me, e' del tutto appiccicato li' senza una vera ragione. Non era necessario alla storia, ho pensato "boh", e poi ripeto che ripete pari pari quanto gia' scritto in un suo romanzo a firma McBain.






[5] Mmm, ok, sicuramente poteva essere un'opera forte quando e' uscita, ma oggi a me non sembra piu' cosi' attuale. Trovo molto piu' attuali certe atmosfere e certe descrizioni della "citta'" dove vive e lavora l'87.mo distretto. Forse saro' anche viziata da una cinematografia che di prodotti sui professori che insegnano in condizioni disagiate ed a soggetti pericolosi ne ha sfornati una quantita' tale da farci indigestione, dai bellissimi come "Dead poet's society" ai mediocri come "Pensieri pericolosi".

Federica Arnolfo


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