Il coro,tra il 1970 e il 1980, è stato restaurato e riportato alla forma originale, che i lavori dell'Ottocento avevano sconvolto. Le sue fondamenta erano state gettate nel 1498. Le opere murarie furono poi realizzate nel 1510 e la loro costruzione fu affidata a Giovanni Lorenzo da Camerino e a m° Cristoforo Lombardo. Gli stalli in noce intarsiato, opera di Francesco di Domenico di Zanobi del Tasso e di Giuliano di Giovanni detto il Pollastra (1513), sono stati eseguiti come quelli del coro dell Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, presso Siena. Al centro della magnifica volta a botte, realizzata da m° Battista da Cortona nel 1518, un affresco di m° Monaldo da Viterbo (1519), detto il Truffetta. Al centro uno splendido leggio in legno, fatto nel 1574 da M° Feliziano da Viterbo, di cui il cronista dellepoca dice: " lavora bene ma salato ".
Sopra tale leggio non potevano non essere posti che splendidi corali, come quelli scritti da Don Cosimo da Vallombrosa e miniati (1513-1517) dai fiorentini Monte, Stefano, Giovanni Boccardini e da frate Eustachio fiorentino, converso domenicano del convento di S. Marco in Firenze; alcuni di essi si possono ammirare nel museo della Basilica. Oltre un magnifico arco trionfale di peperino, un altro piccolo coro di noce sbalzato(1629). Nell'abside spicca il bianco degli stucchi dell'altare maggiore. Iniziato nelle strutture inferiori nel 1498 e completato da Pompeo Alberti e dal fratello Michele nel 1580-82, fa da cornice ad un'opera di fra Bartolomeo della Porta e Mariotto Albertinelli (1515) in cui si ammira la Vergine, incoronata da Gesù ed in basso santi domenicani in preghiera. La parte superiore della tavola è del celebre Maestro e dell'amico, la parte inferiore invece è di fra Paolino da Pistoia, discepolo di fra Bartolomeo, che la dipinse nel 1543, quando fu chiamato a completare il quadro che era stato lasciato incompiuto.
Le pitture fra gli stucchi sono opera di Pompeo e Michele Alberti. In alto vi è un Padre Eterno benedicente, anch'esso opera di fra Paolino (1543). |