IV Incontro:
Il sangue
di Gesù Cristo
4.1 Azione del Sangue di Cristo verso il Padre
Abbiamo visto quanto il Padre ci ami personalmente ed incondizionatamente. Ma abbiamo visto anche la sua durezza verso il peccato, verso ogni forma di ingiustizia. Come conciliare la giustizia con la misericordia di Dio ? Quali vie di uscita ha l'uomo nei confronti dei suoi peccati e del peccato ?
Per non cadere sotto il giudizio di Dio abbiamo bisogno di perdono per i peccati che abbiamo commesso, ed i nosri peccati ci sono perdontati non perchè Dio chiuda gli occhi sul male che abbiamo commesso, ma perchè Egli vede il sangue di suo Figlio. Il sangue, quindi ha prima di tutto valore <<per Dio>> e non <<per noi>>; se vogliamo conoscere quale valore abbia il sangue per ciascuno di noi, dobbiamo prima conoscere quale valore esso assuma per Dio: soltanto allora potremo capire la sua infinita preziosità per noi.
Nell'A.T. e nel Nuovo, la parola <<sangue>> è usata sempre con l'idea di vita e di espiazione.
a) Nel calendario dell'A.T c'è un giorno detto il giorno delle espiazioni (Lv 16): in quel giorno il sacrificio per i peccati veniva offerto pubblicamente nell'atrio del Tabernacolo. Tutto era fatto apertamente e poteva essere visto da tutti, ma il Signore aveva ordinato severamente che nessuno entrasse nel Tabernacolo ad eccezione del Sommo Sacerdote. Egli solo poteva entrare, prendere il sangue e fare l'aspersione davanti al Signore. Perchè ? Perchè egli era figura del Signore Gesù nella sua opera redentrice (Eb 9,11-12). Si trattava di una transazione tra il Sacerdote e Dio, lontano dagli sguardi di coloro che ne dovevano beneficiare. Perchè ? Semplicemente perchè così il Signore lo richiedeva: il sangue non era in primo luogo <<per noi>>, ma <<per lui>>.
b) In Esodo 12 troviamo descritta l'effusione di sangue dell'agnello pasquale in Egitto per il riscatto di Israele: il sangue era messo sull'architrave e sugli stipiti delle porte, mentre le carni dell'agnello si mangiavano nell'interno della casa. E Dio disse: <<Quando vedrò il sangue passerò oltre>>. Il sangue era dunque messo al'esterno della casa e quelli che celebravano la festa nell'interno non potevano vederlo.
Il sangue, quindi, ha valore prima di tutto per Dio. Se proviamo a sentire il valore del sangue ed a stimare soggettivamente ciò che il sangue significa per noi non otteniamo nulla e restiamo nel buio. E' una questione di fede nella Parola di Dio, dobbiamo credere che il sangue di Cristo è prezioso davanti a Dio, perchè Egli ha detto che lo è (1 Pt,1,18-20). Se Dio può accettare il sangue di Gesù come espiazione dei nostri peccati e come prezzo della nostra redenzione possiamo essere certi che il debito è stato davvero pagato.
Il valore che noi attribuiamo al sangue deve corrispondere a quello che gli attribuisce Dio, non di più, ma neanche di meno. Ricordiamoci che Dio è santo e giusto e quindi ha diritto di dichiarare che il sangue di Cristo gli è gradito e che lo ha soddisfatto pienamente.
Per la riflessione:
Dai un titolo riassuntivo ai seguenti versetti:
1. Eb 9,11-12 :
2. Eb 9,22 :
3. 1 Pt 1,18-20 :
4.2 Azione del Sangue di Gesù Cristo verso l'uomo.
Il sangue di Gesù ha soddisfatto pienamente Dio, ma adesso deve soddisfare pienamente anche noi. Esso ci purifica dalla cattiva coscienza (Eb 10,22). GRANDIOSO!!. L'autore non ci dice soltanto che il sangue di Gesù purifica il nostro cuore; non si ferma a questa dichiarazione. Se ci fermassimo qui non capiremmo fino in fondo l'azione del sangue; il cuore, dice il Signore, è <<difficilmente guaribile>> (Ger 17,9). Dio deve quindi fare qualcosa di più fondamentale che purificarlo: Egli deve darci un cuore nuovo. Noi non penseremo mai di lavare e stirare qualcosa che sia da buttare via. Il nostro cuore è troppo indurito perchè possa essere guarito. L'opera di Dio deve essere qualcosa di completamente nuovo (Ez 36,26 Mt 9,16-17), Dio non riforma, rivoluziona. L'opera del sangue di Cristo non è soggettiva, ma è interamente oggettiva: la purificazione del cuore è in relazione con la nostra coscienza (<<avendo il cuore purificato dalla cattiva coscienza>>). Che cosa significa? Significa che un ostacolo si è introdotto fra me e Dio, creando in me una cattiva coscienza che avverto ogni qualvolta mi accosto realmente a Dio (non quando "penso" di accostarmi a Dio). Essa mi ricorda costantemente la barriera del peccato che si è frapposta tra me e Dio, rendendomi incapace di amare fino in fondo, di auto-realizzarmi e di raggiungere la pace interiore; ma Dio vede il sangue versato da suo Figlio e decide di perdonarmi da ogni mia colpa e da ogni mio peccato, passato, presente e futuro, non perchè me lo merito, ma in virtù del sangue di SUO FIGLIO (Ef 4,32)
La soluzione del nostro presente non sta nel futuro, ma, paradossalmente, nel passato: Dio ci ha già perdonato, una volta per tutte (Eb 9,11-14 Eb 10,10Eb 9,24-26). Questo non è avvenuto grazie ai nostri sforzi, non è avvenuto perchè abbiamo osservato la Legge, o perchè abbiamo agito secondo morale; non è accaduto perchè ci siamo pentiti, nè perchè abbiamo deciso di cambiare vita. E' accaduto semplicemente perchè agli occhi di Dio il sangue di suo Figlio è più importante di ogni nostro peccato. L'uomo non aveva scampo dalla sua coscienza, il bene non compensa il male, il tempo non torna indietro: non avremo altre opportunità dopo questa vita, tutto viene giocato adesso. Solo lo spargimento di sangue del Figlio di Dio ci ha fatto ottenere la remissione dei peccati (Eb 9,22): significa che i nostri peccati non esistono più, il sangue di Cristo ci ha lavato oggettivamente, e Dio ci ha donato un cuore nuovo, un cuore di carne al posto del cuore di pietra (Eb 9,14). Non ha rattoppato un cuore vecchio, indurito; non lo ha migliorato, ma ci ha dato UN CUORE NUOVO, per poter ricominciare da capo. Ricominciare, rialzarsi, senza smettere mai. Sia lodato il Signore.
Per la riflessione:
1. Leggi Eb 9,11-14 e Eb 10,10: quali peccati ci sono perdonati ?
2. Leggi Eb 10,22 : da che cosa è purificato il cuore ?
3. Leggi Ger 17,9 e Ez 36,26 : il nostro cuore è semplicemente <<lavato>> ?
4. Quale è il fondamento per il perdono di tutti i nostri peccati ?
4.3 Azione del Sangue di Gesù Cristo verso l'accusatore.
Dopo tutto ciò che abbiamo considerato possiamo affrontare l'aspetto della virtù del Sangue che riguarda Satana. A questo scopo è importante conoscere il modo di agire di Satana prima, dopo e durante il peccato, affinchè possiamo riconoscerlo e smascherarlo.
1 - Prima egli cerca di cambiare la menzogna in verità, facendoci apparire giusto ciò che non lo è, dicendoci che in fondo lo fanno tutti, che non c'è altra strada, non c'è niente di male, oppure ancora, che per una volta non ha importanza, che è il rimedio migliore, che nella vita si deve essere concreti, e che non si può essere ingenui. Si nasconde, cioè, sotto le spoglie della "ragionevolezza", in modo da separarci da Dio (Diavolo=Colui che divide).
2 - Durante il peccato ci fa sentire onnipotenti, gioca molto sulle sensazioni e sulle apparenze, facendoci credere che esse sono essenziali.
3 - Dopo il peccato sentiamo l'abbandono completo, ci fa sentire soli nell'universo, schiacciati da noi stessi, e sfrutta la stessa Legge di Dio, affinchè il peccato ci appaia quanto mai peccaminoso (Rm 7,13) accusandoci così difronte a Dio e inducendoci a pensare che non ci sia alcun rimedio per le nostre colpe: tanto vale accettare la situazione e fare finta di niente !!
Il modo di agire di Satana è, certamente, personalizzato per ciascuno di noi, secondo i nostri punti deboli. Ma lo schema sopra riportato vale per tutti. Peccare, per Satana, non significa tanto farci compiere il male, (per quello siamo abbastanza bravi da soli), quanto metterci nella condizione di non accostarci all'Amore. Per fare questo Satana non agisce quasi mai dall'esterno, ma dal nostro interno. Con questo, però, non voglio dire che Egli rappresenti un'entità astratta (in effetti il primo compito di Satana è quello di farci credere nella sua inesistenza in modo da mascherarsi sotto ogni forma di ragionevolezza e verità). Certamente il Diavolo non ha niente a che vedere con l'immagine che tutti noi abbiamo in mente, così come l'inferno non è un luogo di fiamme (non è neanche un luogo). La presenza degli spiriti malefici è reale e concreta, per quanto spirituale.
Riguardo all'esistenza di Satana, le Scritture non hanno dubbi: Gesù molte volte ha scacciato i demoni ( Mt 4,1-11 Mt 8,16 Mt 8,28-33 Mt 10,28 Mt 12,22 ...), Paolo di Tarso ci mette in guardia da certi spiriti celesti (Ef 6,12). Non si tratta dunque di parabole e novelle, ma purtroppo di una realtà terribile.
Ma se un uomo pecca ? Se cade nella trappola ? Come ristabilire l'armonia e la pace in noi stessi e con le persone che ci circondano ? Come resistere ad una coscienza che ci condanna ?
Siano rese grazie a Dio, l'accusatore è stato rigettato (Ap 12,10) e in virtù del Sangue egli non ha più potere su di noi, dal momento in cui veramente facciamo affidamento sul Sangue. Il Sangue ha tolto di mezzo ciò che separava l'uomo da Dio, restituendo così l'uomo a Dio e Dio all'uomo, ponendo Dio dalla parte dell'uomo. (Rm 8,31). In 1 Gv 1,7 è scritto che <<Il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato, ognuno dettagliatamente.Siano essi peccati gravi, o peccati lievi, peccati che ricordiamo o peccati che dimentichiamo. Ogni peccato!! Dio è nella luce e può vedere ogni nostro peccato e toglierlo di mezzo: quale accusa rimane a Satana? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? (Rm 8,31). Il peccato è un atto gravissimo che ci può condurre verso la morte eterna, ma Dio ha stabilito per noi un avvocato potente: Gesù Cristo (1 Gv 2,1). Egli ci difende da ogni accusa difronte a Satana.
A volte siamo tentati di guardare dentro di noi, per cercare in noi stessi, nei nostri sentimenti e nelle nostre sensazioni o nella nostra condotta, una ragione di credere che Satana ha torto, che non siamo da buttare; altre voltre ci abbandoniamo allo scoraggiamento e alla disperazione. L'accusa diventa così per Satana, l'arma più efficace per tenerci prigionieri del peccato e continuare a farci peccare: può sembrare che il peccato sia tornato a dominarci. Difronte alla sua accusa di peccato, spesso, siamo tentati di cercare qualche giustizia in noi a cui fare appello. Ma il fondamento della nostra speranza è falso, perchè, lo abbiamo visto, per via naturale siamo peccatori e in noi non abita nessuna giustizia, se non quella che proviene da Dio stesso: non abbiamo giustizia in noi, ma in Dio. La ricerca, quindi, dell'autogiustificazione è ancora una volta cadere nell'empietà. Non dovremmo mai cercare di rispondere a Satana con la nostra buona condotta (che certamente ci deve essere!), ma sempre e solo col Sangue di Gesù, il Cristo.
Quindi, non dobbiamo farci ingannare dai nostri sensi di colpa che possono perdurare anche dopo aver ottenuto il perdono: l'accusatore è stato rigettato e il Sangue di Cristo è ricaduto su di noi lavandoci ogni macchia spirituale.
Per la riflessione:
a) Hai mai fatto esperienza dell'esistenza di Satana ? Se pensi di si, racconta un episodio.
b) Prova a dare un titolo riassuntivo ai seguenti versetti.
- Rm 8,31:
- 1 Gv 2,1:
- Ap 12,10-11:
4.4 I tuoi peccati sono già stati perdonati: la confessione attualizza il perdono in te
In base a che cosa quindi possiamo accostarci a Dio, nella preghiera e nei sacramenti? Andiamo a lui sul fondamento incerto dei nostri sentimenti, pensando di aver fatto oggi, qualcosa per Lui? Oppure ci appoggiamo su un fondamento molto più sicuro, e cioè sul fatto che il Sangue è stato versato e che vedendo quel Sangue Dio è soddisfatto? La virtù del Sangue non è cambiata e non cambierà mai. Possiamo dunque sempre accostarci a Dio con sicurezza e questa sicurezza non viene dai nostri meriti, dalle nostre azioni, ma dal sangue di Gesù Cristo. L'impressione è che molti abbiano sentimenti come: <<Oggi sono stato più attento; oggi ho agito un po' meglio; questa mattina ho letto la Bibbia in modo più raccolto, quindi mi posso accostare a Dio>>. Oppure: <<Oggi ho avuto certe difficoltà in famiglia, mi sono arrabbiato, ho cominciato la giornata di cattivo umore, quindi non mi sento di pregare, non mi sento di andare alla Messa>>. Forse possiamo anche non "sentirlo", ma non è su queste sensazioni che ci possiamo o non ci possiamo accostare a Dio: c'è un solo modo, ed è il sangue di Gesù Cristo . In Ef 2,13 è scritto chiaramente che la base su cui siamo stati avvicinati inizialmente a Dio è stato il sangue di Gesù e in Eb 10,19-22 è scritto che la base su cui ogni giorno possiamo accostarci a Dio è ancora il sangue di Gesù. Sia che facciamo progressi spirituali o meno, che ci avviciniamo alla perfezione o all'imperfezione, non è in base ai nostri progressi che possiamo o non possiamo accostarci a Dio, ma solo in basa al Sangue. E' molto importante capire questo per avere un rapporto VERO con il Signore. Ma questa realtà di perdono e di purificazione in che modo entra nella mia realtà? Tramite 4 fasi, ciascuna indispensabile : il pentimento, la confessione, la riparazione, l'assoluzione.
1) Il pentimento è il primo atto: significa rendersi conto di aver peccato, ed essere fortemente contristati dell'offesa recata a Dio, ai fratelli, a te stesso. Se non c'è pentimento, se questo non è forte, sicuro non ci può essere perdono. Può ancora esserci l'attrazione verso il male, ma ci deve essere la convinzione ferma della responsabilità personale nel peccato commesso e l'intenzione ferma di prendere decisioni concrete per cambiare.
2) La confessione (1 Gv 1,7-9): "confessarsi" viene dal greco "homologheo" e significa "concordemente"; è necessario cambiare rotta, assumere un nuovo atteggiamento nei confronti del peccato, non più quello di attrazione, ma di repulsione. Questa confessione può svolgersi solo tra me e Dio? Dio non guarda alla legge, ma al cuore: sarebbe anti-biblico quindi, dire che Dio non ti perdona se non confessi i tuoi peccati ad un prete. Anzi, a dire la verità, Dio ti ha già perdonato ogni tuo peccato in Cristo. Tuttavia, perchè evitare a tutti i costi tale confessione? Spesso risulta troppo comodo rivolgersi direttamente a Dio, che costituisce per l'uomo una realtà sfuggente, e che sfugge ancora di più dopo aver commesso un peccato: a Dio si va solo attraverso una strada sassosa chiamata <<fratelli>>. Ed è provvidenziale che sia così; per lo meno ci rendiamo conto se un po' di amore concreto è spuntato in noi o se lo sognavamo soltanto. Dio si è messo sul piano dei fratelli: questo è sublime! Ma anche tremendo, perchè non possiamo più amare Dio di un amore disincarnato.
3) La riparazione: la stragrande maggioranza dei peccati che lo Spirito richiama alla nostra coscienza sono i peccati verso i fratelli. Non possiamo semplicemente svuotarci la coscienza, facendo l'elenco dei peccati, seppure con spirito contristato. No! Dobbiamo riparare, dobbiamo ristabilire concretamente una situazione di armonia con chi abbiamo offeso, dobbiamo agire con amore. La fede nel sangue è la "porta", i fratelli sono "la strada".
4) Infine viene l'assoluzione che ha effetto solo al termine dei 3 atti precedenti: ma essa stessa non ha effetto se nonostante avessimo fatto i passi precedenti con precisione, non facessimo un atto di fede: certamente la fede deve presente in tutti e 3 i passi precedenti, ma nel 4 passo essa ne costituisce l'essenza. E' necessario credere che davvero i miei peccati sono stati cancellati e rimessi, in virtù del Sangue: Dio non li ricorda più, ha già cominciato a fare festa in cielo per il nostro ritorno: è questo atto di fede che permette al perdono di Dio di entrare nella nostra realtà spirituale.
E' importante chiarire un concetto dall'apparenza ragionevole: non si deve andare a Dio dicendogli che non peccheremo più, sarebbe un ricadere immediatamente nel peccato di empietà. Si va a Dio dicen-dogli che ci manca la sua presenza in noi, la sua pace in noi. I propositi vengono successivamente, insieme.
CI SI ACCOSTA A DIO TRAMITE LA FEDE NEL SANGUE VERSATO DA GESU' PER NOI, SI AMA DIO ATTRAVERSO I FRATELLI. (1 Gv 3,14). Il perdono di Dio entra nella nostra sfera spirituale attraverso la fede nel Sangue, ma la fede si deve concretizzare nell'amore dei fratelli.
Per la riflessione:
1. Leggi Ef 2,13: su che base iniziamo ad accostarci a Dio?
2. Leggi Eb 10,19-22: su che base possiamo continuare ad accostarci a Dio?
3. Che ruolo hanno il Sangue e i fratelli nel perdono dei peccati?
4. Riassumi brevemente le 4 fasi del perdono.
5. Leggi Lc 15,7: quale è la massima gioia per Dio?
6. Dato che in questo sta la gioia di Dio, dobbiamo forse peccare perchè la sua grazia abbondi? Esprimi le tue idee, anche leggendo Rm 6,1-5.
4.5 La grande catechesi di Cristo sul sacramento del perdono (Lc 15) (Padre Andrea Gasparino)
Un uomo aveva due figli. il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.
Il padre poteva irrigidirsi, era nei suoi diritti; ma Dio è rispetto, Dio è finezza. Dio è resistenza disarmata, è l'amore che non contesta. Dio è dolcezza. Sapeva dove sarebbero finite le sue sostanze, conosceva bene l'incoscienza del richiedente. Erano sostanze faticate, sudate, sofferte: ma il padre non resiste.
Dio è silenzio che ama. Dio è finezza. Dio è anche silenzio che parla.
Dopo pochi giorni partì per un paese lontano e là visse da dissoluto sperperando tutto.
Svende e parte. E il padre lo guarda mentre dilapida tutto il patrimonio creato e si lascia lacerare, perchè Dio è tolleranza infinita. Non è mai condiscendenza al male, ma è attesa. L'amore sa attendere, resiste a tutte le impazienze. L'amore è resistenza nella sofferenza. Dio è tutto questo non per un figlio insensato, ma per i miliardi di figli traditori. L'umiltà dell'amore è sconcertante. L'amore è umiltà sconcertante.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Il protagonista della parabola non è tanto il figlio, è soprattutto il padre. A un certo momento Dio, nel suo silenzio, interviene. Come? Aiutandolo a riflettere. Senza riflessione non c'è conversione. La prova! Dio aiuta con la prova, una prova proporzionata, che provochi la riflessione, che aiuti a rinsavire, una prova che tiri fuori dalla melma. Il primo mezzo per salvare lo sventurato è costringerlo a sentirsi perduto. Scialacquava, spendeva, faceva lo spensierato: ora prova la fame. non stimava la fatica, il lavoro, ora comincerà a capire com'è prezioso un pezzo di pane. La prova è la medicina.
Sin qui Gesù ha spiegato che il Padre
è pazienza infinita è rispetto è generosità senza limiti è amore che sa soffrire in silenzio
è amore che sa soffrire senza pesare è amore operante è attesa rispettosa è tenerezza che sa sanguinare e tacere è creatività per raggiungere l'uomo in fondo all'abisso è volontà di salvezza.
Si mise al servizio di un padrone che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube dei porci, ma nessuno gliene dava.
Lui, l'indipendente, che disprezzava le fatiche del vecchio padre, è obbligato a guadagnarsi il pane. Lui che non conosceva la preziosità del denaro deve umiliarsi al lavoro più degradante. Le cose che si sanno, non si sanno affatto finchè non si provano. E' amore anche questa permissione di Dio, amore operante: Dio che conduce per mano, che fa vedere, che insegna con infinita pazienza. Efa anche provare la fame: solo così il sapore del pane acquista pregio e valore. lui il sensuale, il ghiottone... gli basterebbe il cibo dei porci, ma nemmeno quello gli è dato.
Padre, tu non abbandoni proprio nessuno, anzi insegui con più intensità chi è nel bisogno: sono le parabole parallele della pecorella smarrita e della dramma perduta che lo confermano. Il trittico si completa: la parabola va letta nel trittico, quel che tace o sottintende la parabola centrale lo completano le altre due parabole: aggiungono colori nuovi alla descrizione della tenerezza di Dio, spiegano che Dio corre dietro al peccatore, non l'abbandona alla sua incoscienza.
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti garzoni in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò e andrò da mio padre...
La fame spezza le resistenze dell'insensato. Trionfa la ragione. Obbliga a pensare e poi a decidere. E' la prova che aiuta a rinsavire e a vedere quelle cose che l'egoismo non lasciava vedere. La prova fa cadere le bende dagli occhi. Padre, siamo insensati come bambini, e tu con pazienza ci conduci. Che fatica a spezzare la nostra testa dura, ma tu sei pazienza invincibile! Grazie, Padre, per tutto quello che sai fare per guarirci dalla nostra insensatezza. Grazie per l'arte finissima nel condurci, nel trasformarci fino a far scaturire quel sì che non riusciva a venire fuori.
Mi alzerò e andrò da mio padre e dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te, non son più degno di essere chiamato tuo figlio.
Padre, ad un certo momento tu fai tornare in cuore il ricordo della tenerezza che avevi usato, la pazienza, la tolleranza, l'amore che si era calpestato... e spunta anche la coscienza del tradimento. La riflessione sfocia nelle decisioni concrete, scatta la volontà. Padre, la tua pazienza a misura infinita, è un lavoro di cesello sull'animo umano che non capiremo mai; situazioni dure, vergogna, umiliazioni, confronti; il tuo amore è creativo e inesauribile.
Trattami come uno dei tuoi garzoni...Partì e s'incamminò.
Il pentimento significa riparazione. Padre, anche questo lavoro nell'interno della volontà è la tua grazia che lo compie, il pentimento deve consolidarsi e diventare efficace, il pentimento è azione e riparazione. Padre, tu non perdoni soltanto: tu ricostruisci con pazienza infinita l'amore. Prima era amore interessato; con la sofferenza e la riflessione diventa amore consistente e vero. Padre non sei soltanto amore, sei il costruttore, il formatore, il forgiatore dell'amore in noi.
Quando era ancora lontano, il padre lo vide.
Lo attendevi. Sei sempre in attesa di noi peccatori. I tuoi occhi non
ci abbandonano mai, perchè il tuo cuore è sempre con noi.
Conti i passi del ritorno. Stai in ansia per i nostri ritardi, i nostri
arresti. Incoraggi con i tuoi occhi ogni passo verso di te. Lo faciliti
anche. Potresti fare l'assente, fare il papà ferito, offeso, che
vuole una rivalsa; invece hai dimenticato tutto, aspetti... prepari l'incontro.
Sei tenerezza. Dimentichi! Ami soltanto. Non la fai mai pagare: l'amarezza,
la solitudine, la sozzura del male non è già una paga che
basta ?
E commosso gli corse incontro.
Commosso, perchè ? Perchè il figlio nel suo egoismo si era fatto tanto male da sentire il bisogno del ritorno. Il peccato è sofferenza e tu senti questa sofferenza; il papà soffre col bambino malato, il papà vive sulla sua carne le torture del proprio figlio: tu sei così rispetto al peccatore. Gli corri incontro: perdi la tua dignità di padre. Il tuo cuore non rispetta nessuna legge di comportamento. In quel correre c'è tutta la spontaneità del tuo amore. corri, non attendi, corri, sei diventato bambino, quasi ridicolo come se fossi un bambino. Padre, il tuo amore non potrà mai essere misurato dalla mia misura.
Gli si gettò al collo.
L'amore del Padre è descritto così al vivo che non potrebbe essere espresso con una incisività maggiore. Non c'è neppure ritegno nell'esprimere l'amore, segno che è travolgente. Cosa importano le difficoltà, le incomprensioni, le lotte quando una cosa è sicura: Dio non mi ama per quel che valgo, Dio mi ama e basta! E mi ama di amore travolgente; conosce solo l'amore e un amore senza misura. Che delitto non credere nel suo amore! Che insensatezza pensare più alla colpa che alla misericordia infinita.
E lo baciò.
Il segno del perdono pieno, dell'affetto pieno, dell'amore pieno. Si bacia per dire tutto senza parole. Bacia per cancellare un passato in modo completo. Padre, posso commettere anche i più orrendi delitti (questo poveretto aveva distrutto con la sua insensatezza metà del patrimonio e poi si era sporcato di fango da capo a piedi), ma nessun delitto è così grande da arrestare il tuo amore, anzi più il delitto è grande più sembri capace di tenerezza e di perdono. Padre, tu baci! Tu sei padre e devo capire di lì che cosa attendi. Baci e intervieni così con la potenza della tua tenerezza. Baci e obblighi a rispondere.
Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te".
Mette Dio prima di suo padre; ha capito già qualcosa nella sua ottusità interiore. Ha saputo accostare il tradimento al padre col disprezzo di Dio. Dio e suo padre sullo stesso piano: è tanto per uno scapestrato. Il pentimento ha aperto la breccia della riflessione: gli ha fatto capire che mettere sotto i piedi il proprio padre era orribile davanti a Dio. Il pentimento ha le sue leggi:
c'è il mi alzerò e andrò c'è il scelgo di fare il garzone e cè il riconosco il mio peccato .
Il pentimento ha bisogno di fatti concreti.
Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
Il figlio ha una dignità che non poteva essere calpestata. Il poveretto l'ha sentita questa dignità andata in frantumi: ha dovuto infangarsi per capirlo bene, infangarsi fino a scendere al livello dei porci. Non sono più degno ! Ho solo più da essere livellato ai garzoni, essere l'ultimo tra i garzoni ( e un garzone poco abituato al lavoro, perciò pochissimo utile all'azienda paterna). Non sono più degno! E' l'amarezza del cuore che lo fa parlare, ed è anche il residuo di bontà che è emerso, non ancora sopraffatto dal male. Anzi, il discorso preparato stava continuando, ma il padre non ha bisogno che vada oltre. Il padre lo ferma lì.
Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo".
L'impazienza del padre non lascia finire il discorso, mostra la sua tenerezza traboccante verso il figlio, la sua riconoscenza. Si, è riconoscente perchè il figlio era morto ed è risuscitato, era perduto ed è stato ritrovato. Presto! Non perdiamo tempo, urge far festa. Prima di tutto cancellare il ricordo della miseria del figlio, cancellare tutti i residui che ricordavano quella esperienza tremenda. Era lì il primo atto della festa: che nessuno (nemmeno il figlio) ricordasse più il passato. E allora il vestito nuovo, il vestito più bello, quello festivo, quello della Pasqua, quello delle nozze. La parabola del padre buono qui esplode: è però un trittico che va letto in parallelo con le due altre parabole... far festa! Il pastore che si butta sulle spalle la pecora poteva ragionare: le gambe le aveva agili per scappare lontano... torni con le sue gambe,,,No, bisogna prenderla sulle spalle e poi chiamare tutti alla festa, tutti i vicini. Che cosa importava ai vicini? Ma al padre interessava che ci fossero anche i vicini.
Mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa.
Che sia tutto come prima, figlio come prima, capo-casa come prima, responsabile come prima! Non basta il vestito più bello per cancellare il ricordo dei vecchi brandelli e della sporcizia passata. Ci vuole il coronamento: la dignità di <<figlio del padrone>>. Il padre sta perdendo il senno per la gioia? Si, il Padre è pazzo di gioia: ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore pentito che per novantanove giusti... Facciamo festa! Per lui il ritorno è festa. La conversione è festa. Non ha più importanza quello che è stato. Il passato è cancellato per sempre. Nemmeno il ricordo amaro. Festa! Facciamo festa, perchè sia aiutato l'atteggiamento di <<non ricordare il passato>>. Ne avrà di feste da celebrare il Padre del cielo, dato che di figli balordi è pieno il mondo. Facciamo festa! Bisogna proprio che il sacramento sia festa. Se non è festa manca una nota importante voluta da Gesù.
Perchè questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
E' la festa della vita: era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. Era morto! Dato per morto, per tutti , ma non per il cuore del papà che non si dava pace per lui, lo inseguiva come il pastore con la pecorella smarrita.
4.6 Vivere nella signoria di Gesù Cristo (Robert Munger)
4° episodio : Chiedo scusa per quella sala-gioco...
Gesù domandò se avevo una sala-gioco, mentre io speravo che non me lo avrebbe chiesto. C'erano certe associazioni ed amicizie, attività e divertimenti che io volevo tenere per me stesso; ma una sera quando uscivo per incontrare alcuni compagni di università, Egli mi fermò con uno sguardo e mi domandò: "Stai uscendo questa sera?". Io risposi: -"Si".
-"Bene" disse, "vorrei venire con te".
- "Ah", risposi abbastanza goffamente, "non penso, Signore Gesù, che Tu vorresti venire con me: usciamo domani sera, domani sera andiamo alla riunione di preghiera, ma questa sera ho un altro impegno".
- "Mi dispiace" Egli disse, "pensavo che quando mi invitasti a dimorare con te, avremmo fatto tutto insieme e saremmo stati compagni. Voglio che tu sappia che sono disposto a venire con te".
-"Bene", borbottai, sgusciando fuori dalla porta, "andremo da qualche parte domani sera".
Quella sera passai delle ore miserabili, mi sentivo a pezzi: che specie di amico ero io per Cristo, quando Lo lasciavo deliberatamente fuori dalle mie amicizie, facendo cose e andando in luoghi che non avevano la Sua approvazione?
Quando tornai a casa quella sera, la luce era accesa nella Sua stanza e andai su per parlare con Lui e dissi:
-"Signore, ho imparato la mia lezione e non posso avere un tempo felice senza di te: faremo tutto insieme".
Poi andammo su nella sala-giochi e Lui la trasformò. Portò nuovi amici nella mia vita, nuove soddisfazioni, nuove gioie durevoli. Da quel giorno letizia e musica hanno risuonato attraverso tutta la casa.
Per la riflessione:
1. Che cosa ha spinto il protagonista a cambiare direzione, è stato il ricordo di qualche legge morale o qualcos'altro?
1. Riassumi le tappe fondamentali che dal primo capitolo ti hanno portato fino a questo punto.
2. Proposta concreta.
Fai adesso un elenco dei peccati che non hai mai confessato: scrivili.
Leggi Lc 15
Confessati.
Metti in pratica la riparazione proposta nella confessione
e se è necessario cerca di ristabilire l'armonia con chi hai offeso
Riprendi l'elenco scritto e brucialo: credi che quei peccati tu non li hai mai commessi, sono stati pagati
interamente da Gesù Cristo uno per uno, al posto tuo, spargendo il suo Sangue.
Ringrazialo per quello che sta facendo nella tua vita ora.
Sperimentare il perdono di Dio è la forma più efficace
di raggiungere la pace interiore, scoprire di essere profondamente amato
nonostante le apparenze. Sperimentare l'amore e il perdono di Dio è
il modo migliore per imparare ad amare e perdonare gli altri di cuore.
Sperimentare l'amore di Dio è il progetto per cui Dio ci