Il ventottesimo capitolo
29
Avevo già notato
dall'esterno che l'appartamento in cui sarei finito insieme al
goblin è piccolo e disordinato. Adesso posso osservarne
meglio i dettagli: i muri scrostati sono privi di finestre e
l'oscurità è interrotta solo dal raggio d'azione
della tenue lampadina ad olio posta accanto alla porta; intorno
ci sono scatoloni aperti in cui qualcuno deve aver trafficato
perché alcuni degli oggetti ivi contenuti sono caduti
sul pavimento di marmo a strisce; gli oggetti sembrano giocattolini
di legno che, nel passato non tanto remoto, i genitori poveri
costruivano per i bambini di cui avevano compassione, cavalli,
carrozze, pupazzetti, armadietti, ecc.
"Dobbiamo fare presto!", mi dice il goblin, "Prima
o poi il padrone del luna park degli orrori ci avvisterà
e manderà qualcuno dei suoi orridi mostri a sbarrarci
il passo! Non voglio essere fermato adesso, non prima di aver
ammirato i recessi dell'incubo!".
Mentre ci trasciniamo verso la porta scopro un particolare a
cui finora non avevo dato alcun peso perché il mio compagno,
nel spiegarmi le sue concezioni filosofiche, è sempre
rimasto fermo quasi come una statua. Ecco
il goblin - ma
perché non ha scelto un nome che possa identificarlo meglio
rispetto all'appartenenza ad una specie fatata? - nel suo movimento,
braccia, gambe, testa, è goffo ed impacciato come una
scimmia. La sua bassa statura accentua la goffaggine. Chissà
che esseri sono questi goblin? Se avessi studiato meglio la mitologia!
La porta è piccola, così, mentre Goblin - lo battezzo
così - ci passa velocemente, io debbo abbassare lievemente
la testa. Oltre la soglia ci aspetta un corridoio lungo ed angusto
con sottili grate in alto nei muri. Sembrerebbe un condotto fognario
se non fosse asciutto e inodore. Inodore
Allora cos'è
questo sentore di putrefazione? Lo sento all'improvviso e mi
ricorda il topo morto che ho visto mentre ero a Beirut per un
reportage sul Libano.
"Attento!", Goblin mi indica il fondo del tunnel, "Stanno
arrivando le prime anemità!".
Stringo le palpebre per distinguere meglio nell'oscurità.
Mi pare di intravedere in lontananza dei movimenti impercettibili,
lenti e sussultanti.
Goblin accelera la corsa. Lo seguo. Siamo vicini a quegli esseri.
Adesso li vedo chiaramente, e un nodo mi blocca la gola per il
terrore atavico ed istintivo che provo nell'osservarli. Il primo
della fila ha la pelle giallastra tipica dei corpi in decomposizione
e un naso schiacciato da cui esce sangue a schizzi. Il secondo,
più magro, ha i vestiti imbrattati di sangue e avanza
zoppicando. Il terzo è distante e pare non voler perdere
terreno. Oltre ancora
Ma quanti sono?
"Presto, usa i tuoi poteri mentali!", mi grida il mio
compagno, "Concentrati sugli zombi e costringili all'autoannientamento!".
Costringerli? Autoannientamento? Non conosco questo potere. Ho
poco tempo per decidere, così provo a sondare le loro
menti ed avverto una vertigine mai provata, di buio assoluto.
Gli esseri sono illusori e la loro mente è vuota. Vuota
per l'illusione o per la morte? No, per l'illusione. Mi accorgo
che solo i creatori di mondi impossibili hanno una capacità
senziente.
Solo tre secondi passano nel mare di riflessioni. Il primo morto
mi è quasi addosso. Pregusto già il contatto con
le mani viscide. Poi il mio corpo teso prova a vibrare qualche
colpo per respingere le dita protese. Fletto le ginocchia e sferro
un calcio allo stomaco. Però per un cadavere che urta
il muro, ce ne sono altri che mi sono addosso. Ho testa, mani,
gambe, piedi immobilizzati. Ad un passo dallo squartamento, il
dolore è inimmaginabile. Ho un fortissimo desiderio di
dissolvermi, di scomparire nel nulla. DAL NULLA SEI VENUTO E
NEL NULLA FINIRAI!
E l'odio mi riprende. Distruggo ogni cosa possa esserci in me,
pensieri, movimenti, pulsazioni, sensazioni, dolori. Un impulso
dopo l'altro, un colpo dopo l'altro. Un'energia sconosciuta si
sprigiona dal mio cuore ed elimina le illusioni. Quindi cado
di traverso sul pavimento cementato.
Davanti a me c'è Goblin: "Tutto bene, amico? È
già la terza volta che usi il potere dell'Ira Funesta.
Un potere incontrollabile, magari l'avessi anch'io!"
Intanto mi tende la mano e mi aiuta a rialzarmi. Poi corriamo
nel corridoio deserto fino all'uscita. O è l'entrata?
"Curioso", dice Goblin ed indica la porta d'uscita,
"Queste mura sembrano più spesse: non si riesce a
vedere oltre. Non lo trovi strano? Tutti i mondi che ci circondano
sono trasparenti, tanto che qualunque sia l'oggetto che ci si
para davanti noi riusciamo a volgere lo sguardo oltre. Qui non
è così. Se l'episodio degli zombi sembra banale,
questo non lo è. Sai, mi viene in mente un videogame dove
ad ogni livello le difficoltà aumentano.".
Si interrompe per scrutare la porta. C'è un chiavistello
e lui prova a girare la maniglia. Bloccata!
Il corpo di Goblin sembra scurirsi e gonfiarsi. Un fluido nerastro
che parte - mi pare - da un angolo della corteccia cerebrale
e si dilata in ogni strato della pelle sottile e vellutata. È
nervoso a modo suo, si capisce.
"Senti
", mi fa, "Sarà pur vero che
ogni colpo immaginario finisce per provocare dolori reali, per
cui il non-luogo contiene tracce sparse di materialità,
ma questa porta che non si apre ha un che di spettrale. Sarà
anche che sono ipersensibile alle perturbazioni esterne, ma non
mi piace proprio. È come se oltre la barriera ci fosse
qualcuno che ha in programma per noi violenze inaudite!".
Intanto il condotto fognario sprofonda a poco a poco nelle tenebre
e Goblin mi lancia un rapido messaggio telepatico: il corridoio
sta svanendo nel nulla, e se non oltrepassiamo subito la porta
scompariremo anche noi definitivamente.
Il preludio alla morte? Eternità!
Il trentesimo capitolo |