Il ventiquattresimo capitolo
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Al suono delle note di
questa ballata, la mia mente rabbrividisce. In compenso sono
contento perché ho appena acquistato un altro piccolo
potere: quello di vedere al di là delle apparenze. Si,
perché adesso posso constatare l'effervescenza delle immagini
e la possibilità di rivolgere altrove lo sguardo. Un potere
da Superman, che però ha anche una piccola spiegazione
scientifica. Si tratta di un giochetto per bambini: basta coprire
un occhio con qualcosa e lasciare libero l'altro, con il risultato
che l'immagine dell'occhio non coperto si trasmette anche nell'altro
occhio e l'oggetto di copertura diventa trasparente.
Cerco di distogliere l'attenzione da tutti i mondi che mi circondano
e di concentrarmi su quello in cui sono appena entrato. Sembrerebbe
un normale circo, visto da fuori. Nella posizione privilegiata
che occupo, su un lungo tappeto rosso che sovrasta l'erba del
prato e mi porta fin dentro l'ingresso del grande telone color
blu scuro, posso ammirare il grande cartellone pubblicitario
con il disegno molto realistico dei due clown già visti,
il primo che supplica in ginocchio: "Non menarmi più,
sono tuo fratello gemello!", e il secondo che risponde:
"Davvero? Credevo di fare a pezzi uno specchio! Sette anni
di guai evitati!".
Chissà perché, mi sembra di essere catapultato
nel romanzo "IT" di Stephen King. Ovvero in quelle
scene dove l'ambiente sembra fin troppo tranquillo e tecnicamente
perfetto, e il subconscio avverte i protagonisti che è
tutto falso, che il pericolo è dietro l'angolo, che bisogna
scappare! E alla fine i protagonisti, malgrado i campanelli d'allarme,
prima o poi vengono attratti dal quadro. E io cammino, come nel
romanzo. Intorno a me tutto è silenzioso, l'immensa distesa
di erba è immobile in attesa del fatal evento.
Ed ecco la seconda puntata di "IT": arrivo all'ingresso,
il cielo si rannuvola in pochi secondi, si sentono lampi, tuoni
e fulmini, tutto lo scenario cambia colore, il telone si tinge
di sangue e invecchia notevolmente, mostrando lacerazioni vistose
qua e là, l'erba ingiallisce, rinsecchisce, si irrigidisce
e va a pezzi. Ottimi, i trucchi cinematografici! Si riesce ad
incutere paura e raccapriccio! E non manca il classico rumore
di sottofondo, come di un qualcosa che si spezza in due. Un tavolo?
Un pezzo di legno? O peggio un essere vivente?
Infine entro. È buio, non vedo nulla. Ma, a poco a poco,
i miei occhi si abituano all'oscurità. Posso così
notare il lineamenti delle panche intorno al telone e, al centro,
il grande spiazzo dove si esibiscono gli artisti dello spettacolo.
Mi sembra di notare due sagome al centro dello spiazzo, uno seduto
e l'altro all'impiedi. Dalle fattezze presumo che siano i due
clown e mi avvicino a loro. Poi, improvvisamente, una grande
luce compare ad illuminare tutto il panorama. Adesso sono i clown
che si avvicinano a me.
Uno inciampa maldestramente sulle proprie scarpe. L'altro ride
e inciampa a sua volta. Il primo si rialza e ride, quindi inciampa
sul compagno, il quale ride e si rialza per poi inciampare sul
corpo dell'altro. Tante giravolte solo per dirigersi verso di
me. Alla fine si mettono sull'attenti. Grazie alla vicinanza,
scopro le differenze tra di due: una pelle appena più
scura e un sorriso da squalo con denti estremamente appuntiti
di uno di loro.
"Il mio nome è sarcasmo", sta dicendo il clown
nero.
"Il mio nome è ironia", ribatte il clown bianco.
E tutti insieme: "La sai la differenza fra il sarcasmo e
l'ironia?".
"No", rispondo io.
"Sarcasmo è quando ti autorizzi da solo a prendere
in giro gli altri", dice il clown nero.
"Ironia è quando gli altri ti autorizzano a prenderti
in giro da solo.", ribatte il clown bianco.
Ho un attimo di indecisione prima di capire che si tratta di
una battuta. Basta un gioco di parole, spostando soggetto e complemento
oggetto, per farmi sorridere.
Tutti insieme: "Noi amiamo giocare con i nostri ospiti.
Questo breve conciliabolo serve per avvertirti delle regole del
gioco: ti renderemo protagonista di scene dove ironia e sarcasmo
si alterneranno, e la prima ti farà ridere, mentre il
secondo ti scandalizzerà notevolmente. È questo
il nostro insegnamento: distinguere le due parole nella realtà
quotidiana e trarne le conseguenze. E ora, uno, due, tre
s'inizi lo spettacolo!".
Quindi calarono di nuovo le tenebre. Poi ritornò di nuovo
la luce.
In principio erano le tenebre, e Dio disse: "Sia luce".
E luce fu. Intensa, sfolgorante.
Il
ventiseiesimo capitolo |