PrimiPASSI

INCUBI

di Lyon

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Il ventitreesimo capitolo

24

Il sogno aggiunge altre domande a quelle che già mi assillano, e mi regala solo una certezza: che non ho affatto perso i contatti con il mondo reale. Non so se la regola valga anche per gli altri miei compagni di sventura, eccezion fatta per il goblin che mi ha lasciato un promemoria, ma per quanto mi riguarda so benissimo che laggiù c'è un altro me stesso che si comporta come mi sarei comportato io e che agisce in maniera parallela e diametralmente opposta a me. Quando io dormo lui agisce, quando lui dorme io agisco.
Mi tengo per me questo segreto - per quanto possa valere la nozione 'segreto' in questo Grande Fratello virtuale dove tutti sembrano sapere tutto di tutti. Diciamo che adesso so di avere un potere, mentre finora mi sono sentito inferiore al goblin e agli altri perché non riesco a penetrare negli universi che mi circondano e vedere e sentire tutto a distanza. Nell'attesa di guadagnare simili poteri, mi preparo per scendere nel salone e rincontrare Giulia.
Ho già gli stessi vestiti di ieri, stirati e puliti come se non fossero mai stati usati. Mi alzo dalla sedia e raddrizzo le coperte, quindi apro la porta e mi immetto nel lungo corridoio. Ma qualcosa mi spinge a fermarmi e contemplare l'ambiente intorno. Sarà perché dalle finestre grandi ed ornate in legno massiccio entra un sole splendido, i cui raggi riflessi nello specchio si tingono dei colori dell'arcobaleno. Sarà per l'umidità condensata che il bosco riesce a mantenere costante ora dopo ora. Sarà per i muri di pietra ricoperti di muschio verde che rinviano ai fasti del lontano passato, trabocchetti, amori segreti, consiglio di guerra, assalti nemici.
Osservo il panorama esterno con curiosità infantile. Mi sembra di essere tornato all'infanzia, nel mio paesino d'origine. Ammiro i più riposti particolari che sfuggono facilmente all'occhio ma non al subconscio. Da uno degli alberi spunta un ramo lungo che stona con l'armonia delle foglie. In un altro albero più vicino vi è riposto un nido di incantevoli uccellini dal piumaggio giallognolo. Appena oltre la finestra, in un cespuglio di rovi, le formiche zampettano in fila indiana come sono soliti fare giorno dopo giorno…
Di nuovo, è un rumore improvviso ad interrompere l'incantesimo. Giulia! Arrivo alle scale e scendo veloce fino a quella che mi sembra l'origine del rumore. È Giulia, stesa per terra, dopo esser inciampata su una pietra sporgente del pavimento.
" Stavo andando in cappella a meditare… Mi accompagni, mio cavaliere? ".
" Volentieri, signorina… " e mentre lo dico, mi accorgo di essere diventato goffo nel comportamento. Signorina lei, a quell'età? Non sto giocando alle favole di cavalieri e damigelle in pericolo!
Mi tiene per mano e mi trascina velocemente tra angusti corridoi e scale, fino ad un luogo tutto impregnato di religiosità. Si sente l'odore dell'incenso, si vede la luce del sole rendere fluorescente il mosaico di vetro posto sopra la porta d'ingresso, si ode il lieve mormorio del vento violare il santuario interrompendo il silenzio sacro. Vista, udito, odorato, tre dei cinque sensi del corpo umano si sono acutizzati dentro di me per comunicare con l'intero creato. Natura incontaminata, Eden terrestre, tutto è volontà divina! Dunque sei tu il Dio che cerchi di conquistare il cuore della gente? Riesci a percepire le pulsazioni della mia anima?
Siamo dentro il piccolo Altare, intorno c'è una piccola tribuna e al termine alcune immagini di Gesù Cristo, della Madonna e dei santi. Ci inginocchiamo ai primi posti, in modo da essere simbolicamente più vicini al simbolo del Cristianesimo. Lei prega, io leggo i suoi pensieri. Non sono mai stato bravo a pregare, perché mi sembra di recitare frasi vuote e piatte, per questo preferisco seguire il flusso di pensieri della mia compagna ed affidarmi alle sensazioni che il posto mi rivela.
Mentre le percezioni psico-fisiche si armonizzano con il Tutto Cosmico, spalanco gli occhi per la sorpresa che mi si appare dinanzi: come un velo che si è dissolto, vedo al di là dell'altare due individui vestiti da clown che indicano nella mia direzione e sembrano ridere di me. Gesticolando, lo faccio notare a Giulia e lei mi sorride: " Vogliono te, si capisce! Vai pure, tanto io ho finito di pregare. È giunto il momento di lasciarci, io nel mio piccolo monastero e tu ad esplorare il cosmo! ".
Mi dispiace andarmene così, bruscamente, ma sembra che non abbia scelta. I clown mi invitano, con le mani, ad avvicinarmi a loro. Cammino lentamente, oltrepasso l'immagine della Madonna che tiene in braccio il Cristo ancora bambino e sento risuonare un'altra ballata:

La testa decapitata canta una ninna nanna
ai vermi della terra che divorano il corpo
del mostro condotto alla ghigliottina dall'uomo
cieco, sordo, muto, privo di gambe e sanguinante.

L'LSD porta al delirio puro, dove la vergine dorme
un sonno popolato di demoni che corrompono la carne
mai così desta di paura e dolorante per il colpo
inflitto dalla mannaia viva costruita nella follia.

Il mondo è diventato un peso per l'universo spietato,
e porta i suoi lamenti al re delle tenebre infernali,
semmai è esistito, esisterà ancora nel sangue rosso
del bambino, figlio di ignoti trapassati aldilà nel nulla.

Apocalittica visione agli occhi folli danzanti
si mostra confondendo la mente e distruggendo i limiti
costruiti spietatamente quando il sonno tagliava la testa
all'illusione dell'ottimismo, flagello dell'umanità.

Il venticinquesimo capitolo