PrimiPASSI

INCUBI

di Marco

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Il diciottesimo capitolo

19

«Potresti anche convincermi con un simile ragionamento, però dovresti sciogliere l’ultimo dubbio riguardo alla scienza: il mistero della vita. Stando alle ultime ricerche, la molecola primordiale contenente il DNA egoista dovrebbe essere nata da un colpo di fulmine sopra un ammasso di fango, terriccio o roba del genere. Questa molecola, nel corso dei millenni, inizia a differenziarsi, innanzitutto attraverso una serie continue di scissioni e di mutamenti nella composizione del DNA, fino a formare le specie anfibie e vegetali; il secondo stadio di differenziazione avviene attraverso la riproduzione asessuata e l’adattamento – volontario o meno – alla natura, fino alla comparsa dei mammiferi. Bada bene che sto semplificando al massimo, tralasciando di parlare di dinosauri e alterazioni genetiche.

In questa catena di eventi, l’uomo non ha alcun ruolo da svolgere per il semplice fatto che anche l’uomo è un ammasso di cellule che, morendo, ha esaurito la sua funzione naturale. Ma questo non toglie che tale funzione vada studiata, il che ci riporta al secondo gradino della scala del dubbio: l’origine dell’uomo è puramente casuale, allo stesso modo con cui sarà casuale la sua scomparsa, in qualsiasi modo avvenga – per morte naturale, per morte violenta, per omicidio, per patologie ereditarie, ecc., pertanto qualsiasi studio della natura umana è puramente relativo e legato alle stesse pulsioni di cui è schiavo il suo apparato psico-fisico, pulsioni connaturate a qualsiasi specie vivente: procreazione, sopravvivenza e repulsione.

Da una simile premessa, ci toccherà ammettere che scientificamente non possono esistere nessuna buona azione e nessun crimine per il semplice fatto che l’oggetto non è altro che materia, nulla più. Se si commette un omicidio su un essere vivente, il suo corpo fatto di materia oblunga si scinderà in mille forme quadrate; logica deduzione: anche la morale è relativa, è legata alla sensibilità del singolo, che è anch’essa relativa, e DEVE avere una funzione solo per il semplice fatto di esistere.

Il terzo gradino del dubbio è: se il crimine è un’invenzione, anzi un’illusione necessaria per l’uomo, allora in base a quale metro giudicare il potere che ogni singola specie vivente esercita sulla terra? L’uomo che tortura deve necessariamente essere equiparato al santo che cura le malattie, la dittatura deve necessariamente porsi sullo stesso livello della democrazia, il leone che uccide la gazzella deve necessariamente essere messo a confronto con la pacifica pecorella smarrita del Nuovo Testamento.

So già che potresti rispondermi che non posso negare un’origine divina in una simile composizione, allo stesso modo con cui tu non puoi negare un risvolto scientifico nello sviluppo della materia primordiale. Dico che non basta, perché se fosse dimostrato che il crimine eguaglia la virtù dato che entrambi rispondono all’esigenza della natura di costruire e distruggere al tempo stesso, allora tutto il corredo storico-sociale dell’umanità si fonda, l’ho detto, su un’illusione necessaria per vivere e nulla più.

Vediamo se riesco a dimostrare la fondatezza del crimine: parto dalla premessa che il DNA egoista, per potersi perpetuare all’infinito, ha bisogno di una molteplicità di corpi, l’uno diverso dall’altro per poterne saggiare la forza. La differenziazione tra un corpo e un altro, tra un soggetto e un altro, tra un uomo e un altro, non sarebbe allora altro che un fattore meccanico.

Quattro fratelli che nasceranno nel seno della stessa madre avranno necessariamente una personalità diversa l’una dall’altra, perché così almeno uno di loro riuscirà a sopravvivere al tipo di ambiente o al mutamento del tessuto naturale in cui vive. Così un fratello sarà bonario e credulone, un altro sarà intelligente e creativo, un altro sarà un sadico dittatore, l’ultimo sarà un maniaco sessuale. La morale favoleggia di una volontà nel commettere il male, ma con una simile premessa non vedo alcunché di volontario.

Ricordo un aforisma di Nietzsche: “Che ogni anima sia uguale all’altra, fa parte della più ottimistica fantasticheria. Il contrario è desiderabile: la massima dissomiglianza possibile, e di conseguenza il dissidio, la lotta e l’opposizione, e il concreto è il reale: per fortuna!”

La scienza è arrivata a dimostrare che non tutte le particelle del DNA si sviluppano contemporaneamente. Dipende poi dall’ambiente se alcune particelle riusciranno a potenziarsi o a deprimersi, e il passaggio può essere spontaneo in fase adolescenziale perché l’educazione e la buona o cattiva salute favoriranno l’evoluzione, mentre in età adulta gli sviluppi e/o i mutamenti sono molto più difficili e avvengono soprattutto in casi di traumi o incidenti.».

«Beh, con un simile armamentario di concetti la morale potrebbe letteralmente andare a farsi fottere. Scommetterei qualsiasi cosa sul fatto che simili concetti non siano idee tue, ma ti siano stati ispirati dai flussi mentali che ci circondano in questo non-luogo. Solo il dubbio è tuo, lo sento chiaramente.

Tuttavia posso sfruttare l’anello debole di simile congettura, ovverosia il governo del proprio corpo. La questione primordiale è: cosa dirige le scelte del singolo, animale o uomo che sia? Se partiamo dal fatto che il corpo è un contenitore e l’anima non è rivelata, allora non possiamo affermare che tutto è premeditato fin dalla nascita e nulla ha davvero significato.

La questione essenziale è: quanta parte della vita di un individuo è occupata dall’istinto di sopravvivenza? Se fosse vero che il DNA governa l’intera macchina chiamata uomo, allora dovremmo rispondere la totalità. Il che non è certo dimostrato. Io posso affermare che i bisogni vitali sono necessari ma non sufficienti per spiegare i meccanismi biologici degli esseri viventi. Esiste un solo caso in cui un animale agisce seguendo totalmente l’istinto di sopravvivenza: quando non gli è data altra possibilità di scelta tra il morire e il procacciarsi il necessario per la sussistenza. Questo pone tutte le specie viventi su un piano di parità rispetto all’uomo. Il di più è facoltativo e dipende dall’anima.

Bisogna dimostrare che l’uguaglianza totale esiste, perché solo così si può affermare che nulla è premeditato e tutto il resto è solo un di più che deriva dalla scelta, cioè dalla VOLONTA’. Bada che sto calcando su questa parola. Primo stadio dell’uguaglianza: l’istinto di sopravvivenza. Secondo stadio dell’uguaglianza: l’integrità psico-fisica. La differenza tra l’uomo e la macchina è MOLTO rilevante: se una macchina smette di funzionare, può benissimo essere sostituita, ma l’essere vivente no. La faccenda si nota con maggior risalto nel caso dell’uomo. Le qualità della persona funzionano finché esiste l’essere nella sua complessità, cioè l’anima, e pertanto solo la salvaguardia di tale integrità è essenziale per uno Stato che voglia sfruttarne le potenzialità uniche ed originali.

Terzo stadio dell’uguaglianza: le regole che governano il mondo. Bisogna rendersi conto che in realtà l’individuo è solo una piccolissima frazione del Tutto cosmico, pertanto la guida materiale, cioè l’istinto, non può aiutare in alcun modo nello scoprire ciò che esiste dal di fuori dell’io egoista. Qui mi fermo, perché non mi è dato di dimostrare l’esistenza dell’anima, e pertanto non posso comprendere i meccanismi con cui giudicare le azioni del singolo.».

Appena cala il silenzio in questa stanza, non posso fare a meno di sobbalzare, perché mi accorgo che la mia permanenza su questo spazio illusorio è terminata, e non ritengo di avere alcun diritto di disturbare ancora il professore: lo vedo stanco, lancia un piccolo sbadiglio che trattiene solo per educazione e mi guarda con quegli occhi ormai spenti. Inutile sprecare le parole, già i nostri pensieri hanno sostituito le frasi di commiato che pongono fine alla visita. Piuttosto, ho voglia di conoscere altri mondi, altri incubi. Pesco una finestra mentale a caso ed entro.

A contatto con quella vibrazione psichica, subito sento una canzone che mi rimbomba le orecchie, canzone a suo modo feroce:

Furore cieco si diffonde nell’aria cupa,

ai limiti della crudeltà nascosta nella pazzia.

Orrore mai sazio si diffonde nell’aria viva,

mai così densa di odio e dipinti squartati umani.

 

Circola il male nel cervello dell’insaziabile lupa,

divorando qualsiasi ferraglia indosso all’uomo.

Non esiste più la ragione che fa scoppiare la testa alla diva

del porno più esposto che si sia mai visto con budella.

 

Escrementi di animali dal corpo umano, fear negli occhi,

sanguinanti color malvagità regolata nella morsa del freddo.

Scopando il male e restando in compagnia dell’aids,

droghe allucinogeni e morte cinica resistono ancora.

 

Sognando acqua salata sapore del miele coi fiocchi,

remo vicino a Scilla e Cariddi finendo peggio di Ulisse.

Tortura, magia mai ineffabile, mostro oh yes,

esalto nella pazzia umana che mi rende finalmente umano.

Il ventesimo capitolo