Il quindicesimo capitolo
16
"Leggo la sorpresa
nel suo cuore e la capisco. In effetti non è facile scoprire
le regole del non-luogo, io stesso ho impiegato tempo per comprendere
diciamo almeno la metà dei meccanismi scientifici dell'ambiente.
Invisibilità, nel linguaggio dei viandanti sperduti come
noi, significa ridurre al minimo le attività psico-fisiche
in modo tale da non rilasciare troppo fluido nervoso che sarebbe
immediatamente percepito dai vicini.
È successo a lei allo stesso modo con cui è successo
a me, e allo stesso modo con cui succede ai principianti che
si ritrovano qui per la prima volta. La reazione iniziale di
ognuno di noi è quella di capire come funzioni il non-luogo,
con la conseguenza che gli esperti comprendono l'arrivo di un
nuovo arrivato e saggiano il terreno, per verificare se è
un amico o un nemico o per altri fini. Ecco spiegato il perché
dei continui assalti da lei percepiti! E si spiega anche l'interruzione
del teologo: chiudendo gli occhi, i nervi si rilassano e l'energia
emanata diventa impercettibile per gli altri!".
"Forse è meglio se ci diamo del tu, dato che siamo
compagni di sventura capitati nel mezzo di un'avventura non voluta.".
"Come vuoi, però non sarei così certo che
si tratti di una cosa non voluta. In un certo senso il nostro
organismo è attratto da alcune cose e ne respinge altrettante,
per cui gli elettroni che compongono il nostro mondo ne attrae
altri di simili.".
"Ecco un particolare che mi era sfuggito prima: se i nostri
flussi di energia sono attratti dai consimili, non mi spiego
come mai il teologo riesca ad invadere i nostri sogni, a sondare
le nostre menti per distruggerle!".
"Oh, questa è un'altra regola che viene come conseguenza
logico-matematica, secondo il linguaggio informatico: la negazione
dell'affermazione equivale all'affermazione della negazione.
Detto più banalmente, il teologo non è soltanto
portato ad affermare la propria morale, virtù, santità,
ma anche a respingere tutto il resto, per cui al primo segno
di distorsione della realtà soggettiva è portato
a distruggere la distorsione. Conseguenza? Non riesce ad essere
attratto da nessuno, e sballottala qua e là a seconda
del caso e del movimento degli elettroni. Ce ne sono altri, di
esseri come lui, ma costituiscono una minoranza anche se molto
rumorosa.".
"Mmm
l'incursione ci ha fatto deviare dal dialogo
sulle guerre. Mi piacerebbe recuperarlo.", ma mentre dico
questo mi accorgo di essere sfinito, percepisco la gola che protesta
ad ogni parola in più sprecata. Non importa, il dolore
va sopportato.
"Oh si, le guerre. Veramente stavamo parlando della religione
In ogni caso anche quest'ultima era una deviazione dal percorso
originario. Il passo successivo all'analisi storica dell'uomo
sarebbe logicamente una classificazione fra i diversi tipi di
guerra, come conseguenza dell'ambiente in cui maturano i conflitti.
Siccome abbiamo individuato quattro tipi di società, sarebbe
spontaneo individuare altrettanti tipi di guerre, tribale, patriarcale,
borghese e comunista. In realtà dovrebbe esistere anche
il conflitto coloniale. Alcuni conflitti, poi, sono un miscuglio
perché coinvolgono Paesi la cui organizzazione sociale
è diversa. Infine, altri conflitti apparentemente non
sono riconducibili a nessun tipo di società. Accidenti,
ho paura di star per ingarbugliare il filo del discorso
Limitiamoci ai conflitti ancora in corso.
La mia opinione personale è che attualmente esistano tre
tipi di guerre: tribali, per il più elementare soddisfacimento
dei bisogni (che non hanno niente a che fare con la civiltà
come la conosciamo noi: l'Africa), patriarcali (che devono garantire
la conservazione delle caratteristiche primordiali della civiltà
patriarcale, e guarda caso coinvolgono soprattutto i musulmani),
moderne (cioè ovunque vi sia una guerriglia marxista,
guerriglia che altrimenti non troverebbe posto laddove la popolazione
fosse ancora legata alla tradizione: si può cogliere la
differenza fra guerra del Golfo e guerre in Colombia e in Nepal).
Le guerre tribali sono le più anarchiche perché
coinvolgono gruppi etnici che non hanno mai potuto creare una
civiltà a sé stante. Si tratta di popolazioni nomadi
o che sono sempre state sottomesse al giogo altrui, e pertanto
non hanno un territorio preciso da difendere; inoltre non combattono
per conquistare un territorio, ma per difendere l'etnia e la
tradizione. Non a caso, i conflitti africani sono per lo più
guerre civili che si combattono città per città
e casa per casa. C'è da tenere presente che gli Stati
africani non hanno confini ben definiti: c'è una notevole
discrepanza fra le frontiere e la distribuzione delle etnie,
con la conseguenza che lo scoppio di una guerra civile spinge
i confratelli che vivono oltrefrontiera a sconfinare nel suolo,
allargando così il conflitto.
Si nota una somiglianza tra queste guerre e quelle ad est dell'Europa
che hanno insanguinato per tanti secoli, ma nel secondo caso
dobbiamo aggiungere i concetti di civiltà, territorio,
religione, che definiscono questi conflitti come patriarcali.
Ecco, la religione: i contendenti non hanno un Dio storico da
venerare, e per "storico" intendo un Dio che ha contribuito
alla creazione di una propria identità, di un corredo
sociale, economico, politico, come per qualsiasi civiltà
propriamente detta. I culti animistici di cui sono impregnate
le società tribali lasciano il tempo che trovano, e raramente
riusciranno a diventare il nervo di una società civile
se una delle etnie dovesse trionfare.
L'anarchia dei conflitti tribali si nota anche nel maggior grado
di brutalità dei contendenti. Non esistendo uno Stato
propriamente detto, non esistono un'organizzazione burocratica
e militare efficienti. L'assenza di una burocrazia efficiente
non permette agli individui di far valere la propria identità
e i propri diritti, lasciando il campo all'arbitrio, alla prepotenza
e alla corruzione. L'assenza di un apparato militare propriamente
detto favorisce la recrudescenza dei conflitti. Vengono reclutati
anche bambini-schiavi, drogati per impedire loro qualsiasi tentativo
di fuga, sodomizzati e malmenati dai soldati per far loro capire
chi comanda, armati di mitragliatrici pesanti e costretti ai
lavori pesanti tipo trasportare pacchi o spingere camion privi
di benzina. Vengono rastrellati i villaggi ad uno ad uno, le
donne stuprate, i bambini seviziati, le capanne incendiate, le
ricchezze minerarie confiscate. Le zone maggiormente appetitose
sono, per l'appunto, i giacimenti minerari e le coltivazioni
di droga...".
Benedetta guerra!, verrebbe da dire.
Il diciassettesimo capitolo |