Il tredicesimo capitolo
14
Non appena ha finito
di disegnare la tabella lo vedo interrompere la sua attività,
come se fosse stanco e avesse perso la sua forza vitale consumandola
al massimo in quelle pagine. La mano gli trema per lo sforzo
evidente, mentre l'illusione della penna cade a terra. Mi sento
in dovere di intervenire per evitare che l'attenzione su questi
particolari continui in maniera penosa: ben altra è la
posta in gioco, stiamo parlando dei fili invisibili della storia,
dai complotti alle guerre, dal potere al suo opposto, la rivoluzione.
"Questi fogli lasciano di stucco anche me, la mia impressione
è che lei abbia sviluppato un esempio originale di non-filosofia.
La filosofia, nelle sue linee generali, è la concezione
che ogni individuo ha del mondo. Ma qui l'individuo scompare,
non è che un tassello dell'ingranaggio chiamato società,
tutto il resto è necessità di sopravvivenza. Ho
come l'impressione che il suo discorso non possa smentire, ma
anzi confermi l'idea dell'"homo-machina" del Dio delle
guerre perdute!".
"Sarà una sua impressione, perché io continuo
a restare dell'idea che queste vicende storiche possano avere
più di mille interpretazioni. Non si può trarre
una conclusione solo perché un avvenimento è accaduto
o un uomo avverte l'impulso ad agitare le mani. Ciò che
ho raccontato è il minimo essenziale da cui partire per
arrivare a delle possibili conclusioni, nulla più. Personalmente
sono molto religioso, e vedo in questi percorsi storici un intervento
divino. Ne parlo solo per dimostrare che altre ipotesi sono possibili.
C'è un errore di fondo nei giudizi che diamo sull'azione
della presunta divinità, e cioè che tutto debba
essere causa ed effetto di un Essere Supremo oppure è
frutto dell'iniziativa peccaminosa o virtuosa dell'uomo. In tal
modo si vuole solo confondere le acque e creare ogni volta un
nuovo fanatismo. La concezione spirituale del mondo impedisce
di vedere nelle leggi scientifiche e materiali che regolano l'equilibrio
della natura un attributo divino, come se il Dio che avesse creato
il mondo non avesse avuto alcun ruolo nel disciplinare le regole
che governano nascita, vita, morte e putrefazione del corpo di
ogni essere vivente.
Quando la scienza studia la nascita di un cucciolo di elefante
o la rotazione dell'elettrone intorno ad un atomo composto di
plotone e neutrone, non fa che analizzare le scelte della divinità.
Non che debba necessariamente essere provata l'esistenza di un
Dio, ma non può nemmeno essere dimostrato il suo opposto,
con il risultato che la scelta se attribuire all'Essere Supremo
o al Puro Caso la creazione del mondo, è una scelta che
resta nelle mani del singolo.
Un altro errore di fondo è nella domanda: perché
Dio avrebbe creato il mondo e non sarebbe mai intervenuto per
eliminare il peccato, il male? Quando si assiste ad una guerra
o allo scoppio di una carestia, sono sempre le vittime più
deboli a morire. Eppure questo spinge ad iniziare un processo
contro la divinità. Credo che a nessun filosofo sia mai
venuto in mente che vi possa essere un legame tra la visione
ottimistica che la religione inculca continuamente ai suoi seguaci,
e la totale indifferenza verso gli avvenimenti della storia.
Se un religioso afferma che l'anima pia ed innocente va in Paradiso,
allora dovrebbe essere indifferente, per il Dio, che l'anima
sia perita sotto un genocidio o dopo cent'anni di beata tranquillità.
L'ottimismo ti fa dire: il corpo è un semplice contenitore,
l'anima vivrà la beatitudine eterna al cospetto degli
dei. Quando si afferma che il cattivo perirà tra le fiamme
dell'inferno, bisogna soltanto evitare qualsiasi giudizio perché
non sta a noi sostituirci al tribunale divino.
E badi bene che sto cercando di mostrarmi quanto più oggettivo
possibile, evitando sproloqui o toni inquisitori e messianici.
Non è facile parlare della divina provvidenza evitando
il pregiudizioso "Dio è con noi". Proprio partendo
dalle certezze acquisite dalla scienza bisogna arrivare a comprendere
ciò che va oltre, l'essenza spirituale del mondo. Il fanatico
ha sempre il timore di dimostrare la veridicità delle
proprie idee, con la conseguenza che qualsiasi dimostrazione
della potenza divina viene affidata a due singoli fattori: il
proprio smisurato ego e la propria forza. La scienza è
puro peccato, come se fosse stato il diavolo a creare la natura
e le leggi che la governano! Un famoso detto di Gesù recita
più o meno così: "Non si può servire
due padroni, Dio e Satana", ma il teologo passa dall'ottimistica
creazione divina della materia alla pessimistica attribuzione
a Satana del materialismo storico: un assurdo che avvantaggia
i denigratori e agevola la diffusione dell'ateismo!".
Ha parlato del teologo, e subito sento di nuovo "quella"
voce provenire dalle profondità dell'abisso. La riconosco
subito, è il fanatico che crea visioni allucinanti di
diavoli, insetti, torture. Anche il mio compagno di cella sembra
preparato all'invasione, perché subito si acquatta a terra
e mi invita a fare altrettanto. Prepariamoci, la distruzione
è in atto!
Il quindicesimo capitolo |