PrimiPASSI

INCUBI

di Lyon

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Il quinto capitolo

6

Ho aspettato tanto ad essere passivo, chiuso nel mio mondo personale fatto di illusioni e sentimenti. Ora so, perché l’incidente del teologo mi ha aperto gli occhi. Il non-luogo in cui mi trovo non è un avamposto solitario creato dalla follia della mia mente, ma un universo popolato da altri soggetti, ciascuno con la sua percezione del mondo. E devo riuscire a prendere contatto con qualcuno, un primo passo verso l’uscita dall’incubo. O forse un ulteriore passo verso l’inferno? Non importa, devo tentare lo stesso.

Finché ero circondato dalle quattro mura domestiche del mio studio, avevo ignorato il flusso di energia che circola intorno, invisibile all’occhio umano ma percepibile dalla mente. Sono forse queste linee a creare un contatto tra i miei pensieri e questo non-luogo, permettendomi di creare immagini personalizzate.

Sento una vibrazione nell’emisfero destro del mio cervello. Contemporaneamente, ho individuato la porzione di spazio al di fuori di me che rimanda alla vibrazione. Stando ai miei occhi, dovrebbe esserci la finestra dello studio. Ma ad uno sguardo più attento noto che l’immagine è sfuocata, i contorni sono indistinti e i colori non si distribuiscono bene. Faccio un piccolo esperimento: provo a modificare l’immagine, cerco di osservare un comodino sospeso a mezz’aria, ma come previsto la mutazione accade con grande difficoltà. La finestra non scompare immediatamente ma diventa sempre più trasparente e i colori si dissolvono in tanti minuscoli frammenti che si disperdono nell’aria, e contemporaneamente l’immagine del comodino appare in dissolvenza, in un tremolio continuo, prima di stabilizzarsi. È questione di pochi secondi, per questo non avevo notato prima questo fenomeno: occorreva un occhio più attento ai particolari e un animo sereno, rilassato.

Cerco di concentrarmi ancor più su questa vibrazione. Si tratta di energia pura, dalle potenzialità ancora indefinite. Noto un’interferenza con qualcosa all’esterno dello studio. E all’improvviso avverto una scarica elettrica passarmi per tutto il corpo. Dolore. Un dolore fortissimo che impedisce di riflettere e paralizza i muscoli. Poi tutto finisce, come nel caso del teologo. Forse sono entrato in contatto con un altro mondo di fantasia, e l’individuo che lo governa si è difeso in maniera brusca. Non importa, devo insistere. Sono ancora debole, ma con un po’ di allenamento dovrei riuscire a rafforzare la mia interferenza.

Seguono due secondi di buio assoluto, un vuoto che io stesso non riesco a spiegarmi. Non avevo nemmeno la percezione di non esistere, di essermi dissolto. Ho a mente confusa, non capisco più niente adesso. Ma non ho più il tempo di riprendermi, perché qualcosa sta arrivando dall’orizzonte. Non lo vedo ancora, ma lo sento.

È l’incubo che ritorna. E più inferocito che mai.

Il settimo capitolo