AnchePOESIA

... alcuni lavori (1)

di Marco Saya

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"... alcuni lavori" è una raccolta di opere dell'autore. Questa è la prima parte. Leggi anche la seconda e la terza.

Mi sento (sempre) fuori dal coro di chi
ha fatto della consuetudine il minore
dei mali quando le vere pecore pascolano
libere e il fattore assorto si riposa e le guarda
fumandosi una sigaretta tra la pace della natura

Non capisco perchè i poeti
Raccontino le emozioni di
Altri poeti come delle cover
"Best collection" di vecchi vinili
sostituiti da cd con una musica diversa...

Andiamo verso l’ignoto del
Vuoto correre dietro uno spot
Dipinto di bianca dentatura
La presentatrice macabro fumetto
Annuncia l’inizio della trasmissione
Che ha per filo conduttore... è consigliata
La visione a un pubblico adulto...
L’altro pubblico aspetta l’atto secondo
Di questa triste messinscena di un
Palinsesto che non ha scelto e che
Gli piove dentro casa e la culla già
Dondola di troppi pensieri.

Io sono sempre dell’avviso che dire
Ci confonda con il branco e tanti dei
Aspettano la tua voce per il gusto
Di sotterrarti perchè la loro raucedine
Abbisogna di cori modesti per poter
Tirare alla pensione...

Mi piace pensare al fatto che tutti pensano di
Essere più belli, più furbi, più ricchi, più immortali,
più intelligenti e poi quando muore il vicino di casa
toccano ferro aspettando di rimandare il proprio turno
E dunque solo una misera conta che li tiene in pista?
Un pallottoliere è l’unico senso della vita?
Forse si, appesi deboli a una catenina di palline di
Plastica presa a un mercatino per poche lire,
tanto vale la considerazione di se...

Questa sensazione di precarietà...
Forse è tempo di andarsene
La vita ? un giocattolo inutile!
Quando si inceppa il meccanismo
È tempo di cambiarlo o di cambiare
La pila e la durata dipende dal
Consumo che ne fai e non sai
Mai perchè l’altrui giocattolo
È sempre il più bello...

Non ho ancora redatto il mio testamento
Non ho nulla
Una preoccupazione in meno
Che fatica scrivere quattro fesserie
Su chi è stato meritevole e su chi non ne è degno
Vorrei donare il mio nulla
A chi mi ha sempre amato nel silenzio
-di un estraneo-

Siamo in tanti!
Ci vorrebbe una bella guerra!
Così sfoghiamo le nostre aggressività!
Lo diceva sempre mia nonna...
Lo dico sempre anch’io

Siamo in troppi!
Una bella calamità naturale!
Così sprofondiamo come i dinosauri!
Lo diceva sempre mia nonna...
Lo dico sempre anch’io

Siamo incolori insapori e inodori!
Almeno le metropoli puzzano
E sentono i gas di scarico imbuto
Da travaso per i meandri del cielo
Mia nonna non lo poteva dire
Avvolta da una fredda nebbia
Che allora passeggiava per
Le rade vie e una ciclabile
Indicava la direzione...

Mi stai allontanando dalla tua vita
Passo dopo passo mi digerisci
come un bicchiere d’acqua a fine pasto...
Ti restituisco le tue cose impolverate
Come il nostro non vivere e il non essere
Di un bambino che talvolta (quando vuoi tu) diventa uomo
Per cacciare l’indesiderato ospite...

Un amore sgangherato sin dall’inizio
Come quelle macchinine che noleggi
All’aeroporto e non sai quanta strada
Potrai fare per via dell’usura...

E’ proprio vero che la liberazione
Lascia il passo alla più disperata
Solitudine e il senso della vita
Ti sfugge di mano, una mano
Che ti teneva stretta al suo petto

Tardi sono arrivato quando il danno già
Fatto non mi concede la tregua di un attimo
Per poter riparare il rubinetto che perde
La goccia dell’amore che schianta
Sul lavandino e disinvolta se ne va...