AnchePOESIA

... alcuni lavori (2)

di Marco Saya

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"... alcuni lavori" è una raccolta di opere dell'autore composta da tre parti. Leggi anche la prima o la terza.

Sono la matricola 524
Dunque ho un nome
Mi chiamo Cinquecentoventiquattro...
Non sono allora un numero!
Come sono contento!
E pensare che ero convinto
Di essere un codice fiscale
Il numero di un citofono
L’Ehi tu...detto da un passante
Una carta di credito
Una password con
Una data di scadenza
Sono la matricola 524
Dunque ho un nome
Mi chiamo Cinquecentoventiquattro...

Strano questo millennio nel suo inizio
Figlio di un vecchio poco saggio che
Si circonda delle peggiori disgrazie quasi
Fossero belle dame da portare a un
“Happy-hour” per un veloce aperitivo
e poi aspettare l’eclisse della città
oscurata e con occhi sopiti guardare
la metro che ingoia l’alba dell’ingordigia.

Mi chiama il momento
Mi dice di aspettare la risposta
Nella pausa dell’intervallo troppo
Breve per un caffè non consumato
E il tempo riprende a lavorare

Oggi splende il sole e
Mi apparto a riflettere
Sul mio non capire la
Mia donna - ora di un altro -
Che l’ha rapita per un sogno
Che le avevo promesso e
Le sabine non anelavano
Essere rapite e consumate.

Quando incontri qualcuno
Ti sembra di fare un passo avanti
E un nuovo pezzetto si aggiunge al tuo
Puzzle incompiuto dalle troppe assenze
Per i tasselli mancanti e l’abbandono
Successivo aumenta i buchi che pensavi
Di chiudere e allora aspetti il nuovo errore
Pronta a ricominciare il gioco ormonale che
Illude per poco tra risa e baci diversi e la testa
Ti segue ricordando il passato che non
Puoi più riprendere...

Cerchiamo un corpo più giovane
Dimenticando che il nostro non lo è
Più e gli ultimi fuochi reclamano
Un pompiere che accorra con calma
E spenga l’immaginazione di noi
Bambini che sognamo quel vecchio
Ancora lontano e quando si avvicina
Scappiamo e fingiamo di essere altri...

Non mi stancherò mai di ripetere
L’assurdità del nostro vivere tra
L’indifferenza di tutti e un morto
Per strada non attira l’attenzione
Perchè è successo a lui e a me
Non potrà mai succedere...

L’unica vera malattia inguaribile
È il sesso che miete miliardi di
Vittime che non possono essere
Curate e manca l’antidoto perchè
I sensi si moltiplicano e sono
Resistenti agli antibiotici e poi
Perchè resistere?

La poesia, sempre il solito ritornello
Di gabbiani sparuti che chiedono
All’alba dov’è il mare perchè la
Petroliera l’ha nascosto e quando
Giunge sera il colore è sempre uguale!

Ritornare a essere semplici, veri nei
Pensieri , nello scrivere di un mondo
Che non ci appartiene ma lo subiamo
E il suo coraggio ci porterà nella fossa
Che spegnerà quella voce che
Passeggiava distratta...

I massimi sistemi, una gran bella puttanata!
Loro sono sempre lì, statici, da millenni
Non dicono, siamo noi che chiediamo e
Ci diamo le risposte che vogliamo per
Gratificarci di una merda di vita spesa
Tra le nostre miserie e l’essere così
Fragili , figli di un disegno che non
Esiste , esiste solo che ora ci sei e dopo non più.

Non dobbiamo pensare a un perchè!
Così è tutto più facile e possiamo
Dire che l’evoluzione della specie
Non vi è stata e due cellulari in più
Ci collegano con l’infinito...

La sensibilità improvvisamente
Dimentica che hai fatto parte di
Un breve tragitto con chi
Ti ha portato sul palmo della mano
Come la persona migliore al mondo
In quel momento spezzato da lieve
Brezza indecisa

Essere in balia di tutti
Di tutto non vi è ragione
Provo una grande pena
Per chi risolve il rebus
Ma l’anagramma è di troppe
Lettere e il malcapitato accorcia
L’alfabeto così è tutto a posto...