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L'eclisse: ovvero mai disperare.
Di Pietro Planezio

Il 31 Maggio 2003 ci sarà un'eclisse parziale di Sole, non sarà uno spettacolo grandioso, ma val la pena di guardarlo.
Però qualcuno ricorda quella di qualche anno fa?
Mezza Europa si spostò, la fascia di totalità la attraversava da un capo all'altro, risultò la più osservata della Storia.
Anche se per la maggioranza dei casi si trattò solo di un "tentativo di osservazione" frustrato dal cielo nuvoloso.
Ma in qualche posto si vide. Ecco un ricordo, ancora vivissimo!


Una decisione presa all'ultimo momento dopo tanti tentativi (non riusciti) di trovare un sostituto sul lavoro.
Alla fine il tanto sospirato: "Vai, basta che ti togli dai piedi e la smetti, il tuo lavoro lo sbrighiamo noi".
Un giro di telefonate, ed il risultato: l'unica possibilità è partire in auto e sperare per il meglio, 1500 km tra andare e venire nella seconda settimana di agosto.
Tra caldo, traffico, ingorghi, contano quasi il doppio, in più probabilità di cielo coperto di circa il 50%.
Ma tant'è, ci si nasconde dietro un dito: se perdiamo l'eclisse, vediamo Salisburgo, che certo vale un viaggio anche più impegnativo. E allora via, armi e bagagli.
La partenza è ad un'ora raccapricciante: le 6 del mattino. Durante la prima parte del viaggio, forniamo un generoso contributo agli utili di TIM ed OMNITEL: (Voi dove siete, noi siamo qui, ci vediamo qua, ci vediamo là).
Il tutto per riuscire a perdersi e non incontrarsi all'ultimo appuntamento in Italia prima della divisione in due gruppi: uno diretto a Monaco, l'altro a Salisburgo.
Un tempo alla partenza si diceva: "Ci vediamo nel tal posto chi arriva prima aspetta", e ci si trovava. (Richiamo ai Bei Tempi Andati, inevitabile passati i 50). 
Il pranzo nell'autoporto di Vipiteno è un anticipo del tipo d'alimentazione che ci aspetta in Austria.
Beati i serpenti, che possono stare anche un mese senza mangiare!
Arrivati in serata alla meta, un graziosissimo paesino dal nome impronunciabile vicino ad Attersee, perdiamo una buona mezz'ora per trovare il nostro albergo, vittime di una numerazione civica misteriosa.
Le regole auree dicono: "Entra in un bar e chiedi": semplice, no?
Bisogna provare, in tedesco!
Così rischiamo di perder cena, (pare che siano tassativi: entro le 19 o saltare).
Ma va tutto bene, l'alberghetto è delizioso, lindo, ordinato. 
Nell'arte dell'accoglienza quanto abbiamo da imparare, noi liguri!
In serata, riceviamo il benvenuto climatico: un acquazzone per poco non coglie in pieno alcuni dei nostri usciti in passeggiata. 
E l'indomani, martedì, prove generali di eclisse.
Nel posto prescelto (a Wyregg, dall'altra parte del lago, mezz'ora di auto), si montano gli strumenti e si fanno le simulazioni di quanto avverrà il giorno dopo.
Per fotografare le varie fasi, bisogna cambiare esposizioni e diaframmi diverse volte in tempi ristrettissimi.
Una specie di Pit Stop da Formula Uno, quindi bisogna provare, cronometro alla mano, tutte le sequenze (detto per inciso, col cielo completamente coperto).
Beh, se anche non vedremo l'eclisse, lo spettacolo dato dai fotografi durante le prove valeva il viaggio.
La moglie del "coordinatore" col cronometro in mano che scandisce le varie fasi, e gli operatori che simulano cambi di diaframma ed esposizione sulle macchine montate ma, quel che è più esilarante, anche su quelle che saranno montate solo domani.
Il tutto inframmezzato da rimproveri reciproci. Spettacoloso. 
Un'ora di buon umore piovuta dal cielo.
Smontato il tutto, andiamo in gita a Salisburgo.
Dopo 50 minuti di coda in auto per entrare in città, facciamo il giro turistico di un posto di una bellezza incredibile, sotto una maledetta pioggia battente che non molla un attimo.
Dopo alcune piccole delusioni alimentari (una torta Sacher che di glorioso conserva solo il nome) con l'occhio all'orologio (ore 19, non dimenticare), un'altra ora di coda per uscire di città. Volata in autostrada, albergo ore 18,58.
Fiuuu ! Col morale sotto i piedi.
In serata, invece, il morale è alle stelle, letteralmente: un cielo terso, la notte buia, stelle cadenti, la Via Lattea nettissima. 
Montati gli strumenti nel cortile dell'albergo facciamo osservazioni da favola fino a notte fonda.
Francamente, ci voleva.
Ed eccoci a mercoledì mattina: prestissimo, tra le tapparelle filtra la luce inconfondibile del Sole.
Però... già verso le otto una spessa coltre di nubi ha coperto tutto.
Appuntamento, con la pioggia che pare appesa, alle 9,30 in un Internet Point (si dice così?) per vedere le ultime immagini dal satellite: niente, neanche spostandoci di qua o di la.
Il tempo è compromesso un po' dappertutto, nel nostro raggio di possibilità.
Tanto vale restare qui.
Col morale addirittura sotto terra, torniamo nel posto prescelto per l'installazione degli strumenti.
Ora, su una fascia di totalità che attraversa tutta l'Europa, larga un centinaio di chilometri e lunga diverse migliaia, abbiamo scelto l'unico chilometro quadrato in cui venga chiesto di pagare per entrare!
C'è la festa del Sole Nero, con salsicce e crauti, e sborsiamo cinquanta scellini a macchina.
Proprio da ridere se, come pare, neppure vedremo l'eclisse. 
Però installiamo tutto lo stesso: "Spes ultima dea", dicevano i latini.
Personalmente, propongo di rifare una bella prova generale, prima che cominci a piovere, così, solo per godermi ancora lo spettacolo.
Attirandomi, mescolati agli scongiuri vari, inviti irripetibili sulla meta dei miei prossimi itinerari (vai di qua, vai di là, vai a fare questo, vai a fare quello).
Intanto il tempo si allarga un po'.
Vuoi vedere che... ma si, sempre più tratti sgombri di nuvole arrivano e vanno.
Il Sole si mostra a più riprese, sino a quando, ad un certo punto, esce dalle nuvole già coperto (dalla Luna) per un 10%.
Urla, voti di pellegrinaggio alla Madonna della Guardia, magari camminando sui ceci.
Sempre meglio, i nembi passano veloci, ma la tendenza pare netta, il Sole è sempre più eclissato, il cielo sempre più sgombro. 
Atri nuvoloni arrivano da lontano, minacciosi, ma l'ottimismo cresce.
Cominciamo proprio a crederci, adesso incitiamo il Sole alla voce: dai, sbrigati, dai spettacolo finché dura il bel tempo, "facce vedè" prima che le cose volgano al peggio.
E dopo un tempo di alti e bassi che pare eterno, finalmente, eccola, l'eclisse.
Pochi minuti prima della totalità una nuvoletta impalpabile si piazza davanti al Sole,
permettendoci di guardare le ultime fasi senza gli occhialini appositi.
Il cielo e le nuvole sono diventati di un color viola spettrale, non si muove una foglia; l'ultima falcetta diventa sempre più sottile, mentre la penombra cresce.
Quando il Sole è ormai ridotto ad una esigua linea, mostra un profilo irregolare, dovuto alla sagoma dei monti della Luna che lo stanno coprendo.
Succede in un attimo.
Come se spegnessero la luce, viene notte.
La falce esilissima, ma ancora abbastanza luminosa da rischiarare il cielo, sparisce, e la corona solare pare esploda.
Un disco nero è comparso in cielo come dal nulla, e questo alone bianco attorno che sembra la criniera di un leone.
Il cielo è buio, compaiono le stelle.
Lontano, all'orizzonte si vede una specie di tramonto rosso, che si va spegnendo.
Forse perché ormai disperavamo di vederla, forse per il viaggio, forse perché nel 1961 avevo 16 anni ed oggi 54, non saprei.
Ma questa eclisse mi ha dato una sensazione che da quella passata non ricordavo.
Due minuti che paiono un'eternità
Un po' ad occhio nudo, un po' con binocoli piccoli e grandi, un po' col telescopio, non si sa più come guardare.
Con gli strumenti si intravedono dei puntini rossi radenti il disco nero della Luna: sono le eruzioni solari, spettacolo nello spettacolo.
E poi il ritorno del Sole, prepotente, che si apre la strada tra il profilo frastagliato delle montagne lunari.
Un bagliore vivissimo, chiamato, a ragione, anello di diamanti. 
Riacceso l'interruttore, in un secondo è giorno.
Gioia incontenibile, e, anche se "dopo" nessuno lo ammetterà, sono convinto che siamo in molti ad esserci commossi.
Visto che abbiamo pagato, andiamo a mangiare le salsicce, e bere una birra con etichetta commemorativa speciale (ho ancora la bottiglia, da qualche parte).
Questi due minuti hanno reso allegro anche il successivo giro turistico dei laghi, naturalmente tutto sotto una pioggia battente. 
Un'ora di sereno, proprio quando e dove ci serviva.
Che fortuna sfacciata! Quelli andati a Monaco hanno avuto pioggia ed altri amici andati in Francia cielo coperto.
Visto come è andato il viaggio di ritorno (acqua ininterrotta dal Brennero a Genova), viene da pensare che qualche Santo abbia deciso di favorirci.
Beh, è proprio andata di lusso e tutto è bene quel che finisce bene.
Come dice Woody Allen, dato che c'è la sinfonia Jupiter di Mozart (tanto per restare a Salisburgo) e, come diciamo noi, dato che ci sono alcune cosucce tra cui questi spettacoli della natura, veramente vale la pena di vivere

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