Sacrificio:

 

Nicola Calipari, lo 007 italiano morto per salvare la vita a Giuliana Sgrena

Nella nebbia irachena c’è una sola certezza,
chi è il nemico


«Invidio quelli che hanno la coscienza a posto, quelli che sono contro la guerra, che esigono la si fermi subito, si ritirino le truppe adesso, si puniscano in modo esemplare i responsabili, si eviti la tragedia quotidiana… è una posizione che vorrei abbracciare di slancio, è il meglio estraibile dall’umanità, il raddrizzamento del suo legno storto. Poi penso ad un uomo di azione e di guerra come Calipari.»

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Giuliano Ferrara
Il Foglio, 7 marzo 2005


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Sacrificio: «Nicola Calipari, lo 007 italiano morto per salvare la vita a Giuliana Sgrena. Nella nebbia irachena c’è una sola certezza, chi è il nemico», di Giuliano Ferrara, Il Foglio, 7 Marzo 2005


 
Rassegnina   L'esperienza stessa di Calipari ci testimonia che vale la pena implicarsi nella realtà con tutte le sue incoerenze e contraddizioni, fino al sacrificio di sé
  • Ernesto Galli Della Loggia
    Qualche domanda su un complotto
    Corriere della Sera, 7 marzo 2005
    «Davvero come titola il “Quotidiano comunista”, quello di Nicola Calipari è stato un “omicidio preventivo”, e dunque premeditato? Davvero, come scrive Rossana Rossanda, “gli americani hanno sparato per uccidere e dunque siamo di fronte ad un assassinio?”».
     
  • Giuliano Ferrara
    Nella nebbia irachena c’è una sola certezza, chi è il nemico
    Il Foglio, 7 marzo 2005
    «Invidio quelli che hanno la coscienza a posto, quelli che sono contro la guerra, che esigono la si fermi subito, si ritirino le truppe adesso, si puniscano in modo esemplare i responsabili, si eviti la tragedia quotidiana… è una posizione che vorrei abbracciare di slancio, è il meglio estraibile dall’umanità, il raddrizzamento del suo legno storto. Poi penso ad un uomo di azione e di guerra come Calipari.»
     
  • Angelo Panebianco
    Rivoluzioni, il mito non muore e gli intellettuali rifiutano Aron
    Corriere della Sera, 7 marzo 2005
    «Il venditore di miti è inevitabilmente preferito al maestro delle analisi sottili. Oltretutto, per diffondere miti politici servono estro e capacità dialettiche; per analizzare la storia occorrono studio e applicazione (e dunque fatica)».
     
  • Antonio Socci
    Il cuore ritrovato
    Il Giornale, 7 marzo 2005
    «“Le nostre vite sono spendibili. Le vostre no.” Si capisce l’emozione di Cremonesi nel riferire queste parole (dette da Calipari). Perché dimostrano che quel “sacrificio” di Calipari non è stato improvvisato o quasi involontario, ma era stato messo - da gran tempo - nel novero delle possibilità, come un suo dovere.
    Sentiva il dovere di donare la propria vita, senza incertezze anche per sconosciuti. Ecco, io penso che non si possa passare velocemente a parlar d’altro quando ci si trova davanti a uomini simili che definiscono la propria una “vita spendibile”. Una posizione così è la “vera ricchezza della vita di un popolo”. Più del petrolio. É la condizione della sua prosperità, della sua pace e di una felicità possibile».

 

Commento:

 

Venerdì 4 marzo la notizia della tanto attesa liberazione della giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, è stata seguita dall’annuncio della tragica morte di Nicola Calipari, esponente del Sismi, protagonista dell’operazione. Di fronte al dramma della morte di un uomo, esito disgraziato di una situazione di guerra difficilmente controllabile, ci ha molto impressionato come il Manifesto ed altri giornali compagni, nonostante l’iniziale contraccolpo umano dato dall’imprevedibilità del sacrificio di una vita, non abbiano perso l’occasione di sfruttare e distorcere i fatti per fomentare il solito “antiamericanismo”, avvalorando così le proprie tesi politiche.

È il solito, vecchio vizio della cultura di derivazione marxista, per cui, data una tesi precostituita sulla realtà, tutti i fatti vanno ricondotti ad essa. È il folle fascino dell’ideologia: un pensiero che, illudendosi di risolvere a priori la realtà, vorrebbe togliere di mezzo la fatica di viverla. Questa posizione favorisce una preoccupante deresponsabilizzazione in ogni ambito della vita e, proprio per questo, rimane sterile.

L'esperienza stessa di Calipari ci testimonia che vale la pena implicarsi nella realtà con tutte le sue incoerenze e contraddizioni, fino al sacrificio di sé: tale decisa presa di posizione e dedizione totale stanno alla base di qualsiasi tentativo di costruzione. La propria vita, la società e la storia cambiano a partire da questa mossa della libertà, che è responsabilità di ognuno: se questo è l’unico modo per costruire, allora anche noi desideriamo spenderci.
 
 

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