Dopo Nassirya: La vera guerra è al dubbio |
Attentato in Iraq - Nassiriya
Due marines sono stati “finiti” dalla folla
dopo che il loro gippone era stato centrato a colpi di fucile. Qualche
testimone ha riferito che sarebbero stati sgozzati mentre erano in coda
nel traffico. |
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di Andrea Nicastro
Corriere della Sera, 24 novembre 2003 - LUNEDI’ DAL NOSTRO INVIATO NASSIRIYA - Domani finisce il Ramadan. E per i soldati in Iraq è un altro pericolo. La guerriglia anti-straniera celebrò l' inizio del mese di digiuno islamico con 10 razzi katiusha sull' Hotel Rashid nell' area teoricamente più sicura di Bagdad. Domani potrebbe essere un' altra occasione simbolica per colpire. Ma è difficile che le forze della Coalizione riescano ad alzare ancora un livello di allerta già esasperato. Da Nord a Sud dell' Iraq una fantasia feroce è scatenata per attaccare con ogni mezzo, a ogni occasione, in ogni angolo del Paese. Nessuno è al sicuro. Militari o civili, americani, iracheni o italiani, in elicottero o in auto, in tenda o in albergo. Ieri a Mossul è andato in scena l' ennesimo atto della tragedia irachena: il linciaggio e lo scempio dei morti. Due soldati americani sono stati centrati a colpi di fucile sul loro gippone humvee nel Nord dell' Iraq e hanno perso il controllo della jeep andando a cocciare contro un muretto. Non si sa se in quel momento fossero vivi o morti. In ogni caso a finirli ci ha pensato la folla che ha assaltato il mezzo, aperto le portiere, scaraventato a terra i soldati, rubato gli zaini, la radio di bordo, le armi e infine infierito sui militari. Qualche testimone ha parlato di un assalto a coltello, di americani sgozzati mentre erano in coda nel traffico. Ma le ferite e le lame viste sulla scena hanno colpito, secondo la maggior parte dei testimoni e lo stesso comando Usa, soldati già svenuti o addirittura morti. Non consola. Dimostra come in una città sunnita come Mossul (dove qualcuno pensa che lo stesso Saddam possa aver trovato rifugio) il sentimento anti-americano sia radicato. Le tecniche della guerriglia cambiano ogni giorno. L' autocisterna imbottita di esplosivo che ha distrutto la base dei Carabinieri a Nassiriya è solo uno dei modi per uccidere. Ci sono le sventagliate di kalashnikov sparate dal ciglio della strada; le mine piazzate all' arrivo di un convoglio; le bombe da mortaio che cadono al tramonto nell' area degli uffici del governatore americano. Ma anche i razzi Rpg contro i blindati, i missili Sam-7 contro aerei ed elicotteri, i carretti lanciarazzi che sforacchiano gli alberghi con i katiusha. Non c' è tregua. Non bastano i 307 arrestati per terrorismo (soprattutto siriani e iraniani), non bastano i miglioramenti, sempre troppo lenti, dell' economia nazionale. L' Iraq resta fuori controllo. L' area a Nord di Bagdad è quella più violenta. Oltre al linciaggio di Mossul, solo ieri sono state messe a segno altre due aggressioni. La prima a Baqouba, 55 chilometri a Nord della capitale. Una bomba, forse una mina azionata a distanza, è esplosa al passaggio di una pattuglia statunitense: un morto e due feriti. La seconda a Kirkuk con razzi Rpg sparati sugli alloggi dei civili americani che lavorano ai pozzi di petrolio. Per fortuna nessuno è stato seriamente ferito. A Sud di Bagdad il clima è migliore, probabilmente qui non ci sarebbero linciaggi, ma il rischio non cambia. «I terroristi si muovono, possono anche aver scelto la provincia controllata da noi italiani come area di riposo» spiega il portavoce del contingente italiano Gianfranco Scalas. «Siamo convinti che gli autori dell' attentato contro i carabinieri - dice il generale Bruno Stano - siano arrivati da fuori provincia. Il nostro rapporto con la popolazione locale resta buono». Ieri alla base militare White Horse di Nassiriya una trentina di sceicchi e maggiorenti locali hanno accolto l' invito del comandante in capo delle forze italiane. Il generale Giorgio Cornacchione ha organizzato un' iftar in piena regola. Un buffet a base di quzi (riso e montone), pollo grigliato e budino (kastar) per rompere il digiuno diurno del Ramadan. Mentre invitati e ufficiali mangiavano con le mani, secondo l' usanza locale, italiani e iracheni si scambiavano attraverso gli interpreti frasi di circostanza, cordoglio per le rispettive vittime dell' attentato del 12 e l' impegno a collaborare per il bene della provincia. Non significherà granché, ma il linciaggio di Mossul sembra comunque una notizia di altro pianeta. |
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Terrorismo: «Attentato in Iraq - Nassiriya: Orrore a Mossul, sgozzati due soldati americani», di Andrea Nicastro, Corriere della Sera, 24 novembre 2003 - LUNEDI’ |
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Dopo Nassirya:
La vera guerra è al dubbio
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Lutti
ogni giorno e la paura come clima: è la guerra. I soldati resistono
continuando a ricostruire ciò che è stato bombardato; la povera gente
resiste perché difende casa propria.
Noi - che non sentiamo l’allarme delle sirene, né camminiamo sulle macerie -
possiamo aiutare tutti costoro a resistere, se innanzitutto resistiamo a non
perdere la speranza: la speranza che Dio metta a posto tutto.
Preghiera affatto banale visto che, essendoci pericolo dappertutto, tutto fa
paura. A cominciare dai nostri pensieri, così spesso fermi a ciò che è
luttuoso. «Voglia il Signore riscaldare i nostri cuori, donare speranza e
serenità», ha detto il Cardinale Ruini al funerale dei caduti di Nassiriya.
Nella guerra al terrorismo, teniamo duro nella guerra al dubbio che Natale non esista. |