Terrorismo
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Per
favore, non mischiate
la croce e la svastica
Nel
manifesto - ideato da Oliviero Toscani - del film
“Amen”, una croce diventa una svastica rossa su fondo
nero. Risulta inevitabile l’associazione del simbolo sacro
per eccellenza con l’emblema dell’orrore nazista. «La
croce sta così scomparendo come simbolo dell’identità
religiosa del nostro paese, sia nello spazio pubblico che in
quello privato».
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Commento
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di
Lucetta Scaraffa
Il
manifesto del film di Costa Gavras Amen -
manifesto che fra un po' invaderà i muri delle città e le
pagine dei giornali - è un pugno nello stomaco. Una croce,
il simbolo cristiano per eccellenza, diventa croce uncinata
rossa in campo nero.
Senza avere visto il film, questo manifesto lo sintetizza
bene: è una condanna senza attenuanti né appello
dell'atteggiamento della Chiesa cattolica durante il
nazismo. Ma soprattutto il pesante messaggio visivo getta
discredito su un simbolo religioso, in particolare sul
simbolo religioso più significativo della tradizione
cristiana. Lo hanno notato anche dieci personalità ebraiche
francesi, firmando una petizione di solidarietà sul
settimanale La vie:
«Comprendiamo
la forte emozione subìta dal mondo cattolico per il
cartellone di Oliviero Toscani
-
dichiara il loro testo, sottoscritto anche dall'ex rabbino
capo di Francia Samuel Sirat -.
L'unione
dell'emblema nazista con un simbolo religioso è malsana».
Non stupisce che questa provocazione sia stata escogitata da
un professionista del genere, Oliviero Toscani, teorico di
quella pubblicità che, per farsi notare in un mondo
assediato da immagini, deve sconvolgere, disgustare,
spaventare. Solo a queste condizioni, ormai, viene
assicurata l'attenzione del passante ed è quindi percepito
il messaggio. Non è un caso che l'esempio di Toscani,
precursore in questo campo, sia seguito da molte pubblicità
che, passate dall'erotismo patinato a quello sempre più
spinto, ora propongono l'eros sado-masochista per vellicare
i peggiori istinti dell'essere umano.
Che l'amore fra donne e uomini sia svilito in queste forme
di messaggio pubblicitario ormai non ci fa più effetto, e
proprio per questo i pubblicitari ricorrono alla derisione
dei simboli sacri.
Già la
svastica nazista usava impropriamente un segno sacro, cioè
la ruota del sole, la ruota delle incarnazioni della
filosofia indiana, giungendo a fare scempio di questo
simbolo:
oggi,
alla vista di una svastica, nessuno - a eccezione forse di
qualche studioso - vi vede altro se non l'emblema
dell'orrore nazista.
Adesso stiamo assistendo a un'offensiva contro la croce e la
società laica esige che venga tolta dai luoghi pubblici,
come per esempio le scuole e le stazioni di carabinieri. Ma
siamo già alla seconda fase, perché da tempo le immagini
sacre erano già scomparse da alberghi e da molte abitazioni
private. Al di fuori delle chiese, i simboli della devozione
cristiana sono per lo più finiti nei musei o vengono rubati
se hanno qualche valore artistico, altrimenti sono distrutti
o svenduti.
La
croce sta così scomparendo come simbolo dell'identità
religiosa del nostro Paese, sia nello spazio pubblico che in
quello privato.
Perfino sulle catenelle al collo - dove una crocetta o
un'immagine della Madonna un tempo venivano infilate come
protezione e segno d'appartenenza alla comunità cristiana -
sono appesi oggi segni zodiacali, quadrifogli o altri
portafortuna. Sembra proprio che, in una società moderna e
multietnica, la croce sia diventata un simbolo imbarazzante,
del quale quasi ci vergognamo. Toglierla è diventato un
segno di apertura mentale e di modernità: chi si oppone non
osa quasi difendere le sue ragioni, tanto sa che la
battaglia è perduta in partenza.
Davanti ai fondamentalisti islamici che ci chiamano «crociati»
noi sorridiamo per la grossolanità e l'evidente improprietà
di questa equivalenza imbarazzante fra popoli occidentali e
cristianesimo. Non possiamo stupirci allora che la pubblicità
osi impadronirsi di questo simbolo - un tempo così potente
e carico di significato e oggi tanto dimenticato - per
denigrare in modo così vistoso tutto quello che
rappresenta. E tutto questo solo per attirare spettatori e
guadagnare di più: così dalla diffamazione di un papa (Pio
XII) si è passati a confondere il simbolo di Cristo con
quello del male per eccellenza del Novecento, il nazismo.
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