Perché non possiamo rinunciare a definire il bene dal male
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Giuliano Ferrara
Il Foglio, 22 ottobre 2004 Per leggere l'articolo fai click su: 20041022_ferrara_non_possiamo_rinunciar.pdf |
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Ragione: «Perché non possiamo rinunciare a definire il bene dal male», Giuliano Ferrara , Il Foglio, 22 ottobre 2004 |
Rassegnina |
Contro l'utopia
violenta, la sostanza delle cose
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Ci
sono degli stereotipi di pensiero molto diffusi che diventano, nelle
code estreme, inevitabilmente violenti, o contro gli altri - come i
tolleranti pacifisti di Pisa -; o contro se stessi, come la studentessa di
Roma che dice: se non vado in tv, se non riesco a distinguermi dalla massa
sono una fallita. E il professore imbarazzato non sa cosa rispondere.
Quando, come in questi esempi, un’idea di ciò che dovrebbe essere prevale
sulla realtà stessa, allora emerge o un’estrema violenza, o un’estrema
desolazione. Se così fan tutti, c’è chi va contro tendenza. Come il signor Brunetta - il presidente dei talassemici in Italia ed egli stesso talassemico - che, dentro il dolore della sua malattia, raccontando di sé, testimonia la positività e l’utilità del suo essere al mondo, come emerge in particolari apparentemente banali, quali il correre a casa per accudire la moglie influenzata: «Adesso devo scappare, lei ha bisogno di me». «Il pensiero più risoluto è niente in confronto a ciò che avviene», diceva Pavese; desideriamo quindi l’umiltà che accetta la realtà come più grande di sé e la impariamo da chi non si accontenta e spende le sue forze per cercarla e, per questo, come dice Ferrara, occorre convertire la nostra posizione. |