Pasqua

I veleni che escono dal vaso di Pandora


«Resurrexit Dominus de sepulcro. Non era un messaggio di festa, ma un monito… Bisogna operare tutti insieme affinché la giustizia risorga ogni volta che è stata avvilita e piegata».


Vedi Rassegnina Commento
 

 
di Eugenio Scalfari
la Repubblica, 20 aprile 2003


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Pasqua: «I veleni che escono dal vaso di Pandora», di Eugenio Scalfari, la Repubblica, 20 aprile 2003


 
Rassegnina  
  • Claudio Risè
    Una «malattia» dell’anima, non della psiche
    Il Giornale, 19 aprile 2003
    Tre suicidi in cinque minuti, ieri [ndr: Venerdì Santo] in prima mattinata, a Milano.
     
  • Enzo Mazzi
    Questa Pasqua non è un miracolo
    Il Manifesto, 16 aprile 2003
    « Gesù è stato crocifisso perché insieme ad altri alimentava la speranza di un mondo dove non ci fossero più crocifissi e crocifissori, vittime e carnefici, ingiustizie e guerre. E’ la vita di Gesù, i valori per cui Lui ha vissuto, che dà significato alla sua morte. La vita e la morte sono una cosa sola. E la morte è immersione della vita nel mare della vita».
     
  • Eugenio Scalfari
    I veleni che escono dal vaso di Pandora
    la Repubblica, 20 aprile 2003
    « Resurrexit Dominus de sepulcro. Non era un messaggio di festa, ma un monito… Bisogna operare tutti insieme affinché la giustizia risorga ogni volta che è stata avvilita e piegata».
     
  • Il materialismo della Resurrezione in un mondo troppo spiritualista
    Il Foglio, 19 aprile 2003
    Lo scrittore Messori - intervistato su Il Foglio - dice che per troppi, anche suoi correligionari, «il Verbo non si è fatto carne, il Verbo si è fatto carta», cioè idea, discorso.

 

Commento:

 

Il disordine irakeno, che persiste, può essere guardato come l’esito di un errore, di un’ingiustizia politica; ma che dire dei 3 suicidi, della vita che nega se stessa? A cosa serve di fronte a tutto questo dramma, politico ed esistenziale, la solita vecchia idea del Gesù Che Guevara, primo rivoluzionario? A cosa serve un Gesù monitore della pace e della giustizia? A cosa serve il Gesù idea, a favore di un mondo più buono? A cosa serve un Gesù che non c’è più, che se ne è andato: o perché definitivamente morto, o perché rinchiuso in un empireo spirituale a cui nessuno può accedere? A niente. Esattamente come il genio e lo sforzo umano non servono a nulla se la vita è come la morte. L’annuncio della Pasqua è proprio diverso: contro la congiura di chi lo voleva e lo vuole sepolto, Gesù è risorto - come dice Messori - materialmente, promessa per la resurrezione di ciascuno di noi per l’eternità della vita. E’ risorto ed è qui, misteriosamente incontrabile nella speranza, nella condivisione, nell’amore a noi, che ci hanno fatto conoscere coloro che lo seguono. Misteriosamente significa un’esperienza di rapporto e di bene, tanto provata ed evidente, quanto non prevista, né determinata da noi; un’esperienza, che è la nostra esperienza, che ci fa dire che seguire Gesù non è la stessa cosa che andar dietro a una bandiera; che il Cristianesimo non è l’affermazione di idee universali, ma un fatto per cui vive chi sta con Colui che vive, che è più forte della morte. Così, ogni nuovo inizio, ogni costruzione o ricostruzione, non può non partire da ciò che c’è e respira, per quanto piccolo e apparentemente trascurabile, come il già citato esempio delle 4 suore di Madre Teresa in Al Wada Street numero 52
(Vedi
Alessandro Zaccuri, «L’imprevisto ci salverà», Avvenire, 4 aprile 2003).
 

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