La perdita del gusto
del vivere
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di Claudio Risè Il Giornale, 19 aprile 2003 Per leggere l'articolo fai click su: 20030419_rise_1malattia_anima.pdf |
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Pasqua: «La perdita del gusto del vivere. Una «malattia» dell’anima, non della psiche» di Claudio Risè, Il Giornale, 19 aprile 2003 |
Rassegnina |
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Il
disordine irakeno, che persiste, può essere guardato come l’esito di un
errore, di un’ingiustizia politica; ma che dire dei 3 suicidi, della vita
che nega se stessa? A cosa serve di fronte a tutto questo dramma, politico
ed esistenziale, la solita vecchia idea del Gesù Che Guevara, primo
rivoluzionario? A cosa serve un Gesù monitore della pace e della giustizia?
A cosa serve il Gesù idea, a favore di un mondo più buono? A cosa serve un
Gesù che non c’è più, che se ne è andato: o perché definitivamente morto, o
perché rinchiuso in un empireo spirituale a cui nessuno può accedere? A
niente. Esattamente come il genio e lo sforzo umano non servono a nulla se
la vita è come la morte. L’annuncio della Pasqua è proprio diverso: contro
la congiura di chi lo voleva e lo vuole sepolto, Gesù è risorto - come dice
Messori - materialmente, promessa per la resurrezione di ciascuno di noi per
l’eternità della vita. E’ risorto ed è qui, misteriosamente incontrabile
nella speranza, nella condivisione, nell’amore a noi, che ci hanno fatto
conoscere coloro che lo seguono. Misteriosamente significa un’esperienza di
rapporto e di bene, tanto provata ed evidente, quanto non prevista, né
determinata da noi; un’esperienza, che è la nostra esperienza, che ci fa
dire che seguire Gesù non è la stessa cosa che andar dietro a una bandiera;
che il Cristianesimo non è l’affermazione di idee universali, ma un fatto
per cui vive chi sta con Colui che vive, che è più forte della morte. Così,
ogni nuovo inizio, ogni costruzione o ricostruzione, non può non partire da
ciò che c’è e respira, per quanto piccolo e apparentemente trascurabile,
come il già citato esempio delle 4 suore di Madre Teresa in Al Wada Street
numero 52 (Vedi Alessandro Zaccuri, «L’imprevisto ci salverà», Avvenire, 4 aprile 2003). |