Contatti Cina-Dalai Lama, Hu Jintao detta le regole
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F. Cavalera, Corriere della Sera, 05.05.08 Per
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20080505_cavalera_cina_dalai_lama.pdf
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Io: «Contatti Cina-Dalai Lama, Hu Jintao detta le regole», F. Cavalera, Corriere della Sera, 05.05.08. «Il presidente Hu Jintao benedice il primo incontro fra il regime e l’opposizione tibetana. Lo fa con un’intervista rilasciata ai giornalisti giapponesi, alla vigilia del suo viaggio a Tokio […].«mi auguro che il Dalai Lama sappia assumere azioni concrete per fermare la violenza e porre fine ai tentativi di sabotaggio delle Olimpiadi e al separatismo. Sono le condizioni che consentono di andare avanti nel confronto». Il leader comunista […] ribadisce che la posizione della Cina è sempre stata una sola «chiara e coerente»: il dialogo. […] Attorno al tavolo si sono seduti due delegati per parte. Hu Jintao e Wen Jiabao, il premier cinese, hanno spedito a Shenzhen, sede del meeting, due negoziatori col rango di vice ministri, Zhu Weiqun e Sitar. Appartengono al dipartimento del Fronte Unito.[…] La massima autorità spirituale buddista ha inviato Lodi Gyari e Kelsang Gyaltsen che sono i suoi rappresentanti a Washington e in Svizzera. È il primo faccia a faccia a un mese di distanza dagli scontri di Lhasa ». |
Rassegnina |
Marcia verso Pechino
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Abbiamo
tutti negli occhi le immagini della repressione cinese in Tibet e delle
manifestazioni di protesta che hanno accompagnato il percorso della fiaccola
olimpica in tutto il mondo. Niente di nuovo, nonostante il forte impatto
mediatico: le violazioni dei diritti umani in Cina sono all’ordine del
giorno e vengono sistematicamente praticate su larga scala. È questa la
situazione di un Paese dove vige un regime totalitario, normalmente definito
“comunista”, patria di un nuovo ateismo scientifico. L’Occidente ha reagito
con studiata indignazione: invocando la retorica dei diritti umani (come se
questo bastasse a far cessare le pratiche di morte dall’oggi al domani) e
subito accontentandosi dei formali e generici impegni presi da Hu Jintao.
Sappiamo tutti infatti quanto pesino sugli equilibri geopolitici mondiali
interessi economici come quelli legati alla “macchina di Pechino 2008”,
ormai inesorabilmente in moto. Su una cosa però non si può non riflettere. Come si può parlare di “diritti umani” dove manca l’affermazione della dignità dell’uomo, di ogni singolo uomo? Non bisogna dimenticare che sarebbe impossibile pensare a una Carta fondamentale dei Diritti dell’uomo senza il riconoscimento della centralità della persona. Ma, con buona pace di tutti, non esiste “persona” senza religiosità: o l’uomo dipende dal flusso dei suoi antecedenti materiali ed è una semplice rotella di un ingranaggio economico sociale, oppure dipende da qualcosa d’Altro, che sta all’origine del flusso delle cose, oltre esse, e per questo è irriducibile ad ogni potere. Da questo punto di vista, tra Occidente e Cina le distanze si sono accorciate. Una tacita complicità mira a negare il fondamento della dignità dell’io e a censurare quei luoghi e quei fatti che promuovono una coscienza autenticamente religiosa, unico argine alla prepotenza del potere. |