Giudizio: |
Terre dimenticate
«Se esistesse davvero il villaggio globale, ognuno di noi avrebbe ricevuto
sul suo teleschermo il 3 aprile qualche notizia dei 966 civili massacrati
nella mattinata di quello stesso giorno a Drodo (Congo)». |
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Il Foglio, 9
aprile 2003 Per leggere l'articolo fai click su: 20030409_ilfoglio_terre_dimenticate.pdf |
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Pace:
«Terre
dimenticate», Il Foglio, 9
aprile 2003 |
Rassegnina |
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Ha
detto Pavese (La casa in collina): «Se un ignoto, un nemico,
diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a
scavalcarlo, vuol dire che anche il nemico è qualcuno (…). Per questo ogni
guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene
chiede ragione». Le tante parole spese rispetto alla guerra irakena rivelano tutta la loro natura di slogan, quando si è messi di fronte al dramma vero e proprio della morte. Così, per esempio, non si sa cosa dire davanti all’incidente occorso a Kato, né ci si accorge della situazione in Congo. Anzi, si rischia una totale confusione su ciò che accade: sembra essersi persa la capacità di giudicare, tutto il problema viene riposto solo nel trovare qualcosa davanti a cui commuoversi. «Nella misericordia, la faccia del soldato americano è identica a quella del soldato irakeno, che si trova di fronte la bocca del cannone che lo frantumerà» (don L.Giussani, Il Papa ammonisce chi tiene le sorti del mondo, Corriere della Sera, 8 aprile 2003) Nello stesso articolo, don Giussani, parlando dell’«immedesimazione con il sentimento dell’uomo di Cristo, parte invece dal valore della persona, da te che ho di fronte». In un altro suo scritto dice: «Il motivo ultimo, infatti, che spinge a voler bene a sé e all’altro è il Mistero dell’io; ogni altra ragione è a questo introduttiva» (L. Giussani, All’origine della pretesa cristiana, pag. 105). |