La Pasqua è
l’orgoglio della nostra cultura
«La popolazione del Ruanda, in grande maggioranza cristiana, si sta
convertendo in massa alla religione musulmana. I preti missionari
cattolici non erano riusciti a impedire i massacri neppure dentro le
chiese, mentre veniamo a sapere che nessuno si era azzardato a varcare
la soglia delle moschee, dove si era salvato chi lì aveva chiesto
rifugio. Il sentimento di concreta solidarietà, di orgogliosa difesa
da parte dei religiosi musulmani di coloro che si affidavano alla loro
cultura ha toccato l’animo della popolazione ruandese molto più
dell’atteggiamento tollerante, incline al dialogo con chiunque, dei
nostri preti e missionari». |
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di
Stefano Zecchi |
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Dio e la guerra: «La Pasqua è l’orgoglio della nostra cultura», di Stefano Zecchi Il Giornale, 11 aprile 2004 |
Rassegnina |
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La
cronaca di questi giorni, mentre fa sospirare ancora di più la pace,
nello stesso tempo, convince dell’inevitabilità di rimanere in Iraq per
difendere la nostra civiltà, nella quale godiamo di libertà e di benessere.
Le violenze del fanatismo islamico non sono nuove: forse l’unico pregio del
libro di Oriana Fallaci (La forza della ragione), è
documentare, con dovizia di particolari, episodi di violenze perpetrate dal
fanatismo islamico nei secoli. Lungi dall’amare la guerra: se non vogliamo la sovversione del modo di vita portato dalla nostra tradizione e non vogliamo “ristrutturare” le catacombe per andare a Messa, non possiamo dubitare che quella che, purtroppo, è sempre più guerra, sia diventata anche nostra legittima difesa. «Vi faccio vedere come muore un italiano»: ha gridato il compianto Quattrocchi. Continuando a difenderci, a noi spetta soprattutto far vedere come viviamo e come desideriamo che vivano tutti. Pregando incessantemente che la violenza finisca presto e che i cristiani non diventino - come sembra - i nuovi ebrei; come già lo sono in molti Paesi, non solo islamici. |