Pace: Digiuno per la Pace: Dio c’è e c’entra |
«Bush,
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di Maurizio Molinari,
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Pace: «Bush, una domenica solo con i Salmi», di Maurizio Molinari, La Stampa, 10 marzo 2003 |
Rassegnina |
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Molti
hanno accolto l’invito del Papa a digiunare, ma
il significato del gesto sembrerebbe assai differente
da quello proposto: un impegno con se stessi;
un atto contro Bush; un appello generale all’umanità. Dio, se c’è, non
c’entra. Il mondo di oggi tende a ridurre il Papa - che non fa che ripetere
che Dio c’è e c’entra - alla stregua di un manifestante, di un
predicatore della pace come bene assoluto. Il
Papa ha proposto di digiunare, cioè di pregare, cioè di chiedere a Colui che
può tutto, ciò che alle nostre mani e alla nostra migliore volontà non
riesce. Che cosa si sia chiesto con il
digiuno è chiaro: la pace; ma a chi, a Chi, lo abbiamo chiesto: questo è
confuso.
Siamo confusi non su quello che vogliamo, ma su
come fare per ottenerlo. Tanto che, sia
dalle dichiarazioni sui giornali, ma ancor di più dalle interviste
televisive alla gente comune, il digiuno è sembrato semplicemente una
rimostranza. Non è forse irrazionale, non è bigotto soffrire la fame per
dimostrare che si desidera una cosa che non si può non desiderare - la pace,
appunto? La guerra in Israele - della scorsa settimana, la ritorsione a Jabaliya: 11 morti e oltre 100 feriti -; in Italia, la paura delle Brigate Rosse; la minaccia della guerra in Irak: per tanti motivi dobbiamo continuare a digiunare, a pregare, a chiedere l’impossibile a Chi può renderlo possibile. Senza la chiarezza a riguardo dell’interlocutore della nostra domanda, anche il più concentrato gesto di meditazione non basta, perché vuol dire solo parlare con se stessi. Più che sottolineare come la pace sia un desiderio di tutti, è necessario ripetere Chi può darcela. Su questo siamo monotematici. |