Pace: Digiuno per la Pace: Dio c’è e c’entra |
Sfida per il mondo laico
«Digiuno perché la pace ha bisogno, per realizzarsi, di una mia più
piena consapevolezza, della mia personale partecipazione, di una
disponibilità nuova a modificare anche i comportamenti personali». |
|
di Gad
Lerner, Siamo un popolo sazio e goloso che talora - considerandolo il più innocente dei vizi - instaura con il cibo e con il vino un rapporto a suo modo quasi pornografico di piacere sensuale. Capita anche che nella cura ossessiva del corpo combiniamo astinenza e opulenza, in cerca di un benessere illusorio. E allora il digiuno - provare in prima persona il morso della fame e della sete, sia pure per una giornata soltanto - diviene cimento spirituale grazie proprio alla sua concreta dimensione corporale. Facciamolo sul serio, come gli antichi. Proviamo a saltare il pranzo e la cena. Niente caffé, e neanche un bicchiere d'acqua. A un certo punto il nostro corpo comincerà a chiederci: cosa mi stai facendo? Perché lo fai? Sarà il momento di dargli e di darci una risposta: digiuno perché la pace ha bisogno, per realizzarsi, di una mia più piena consapevolezza, della mia personale partecipazione, di una disponibilità nuova a modificare anche i comportamenti personali. Non voglio scappare dalle mie responsabilità, negare i pericoli che minacciano la nostra civiltà e i nostri valori. So bene che ci sono state nella storia del Novecento, e tuttora drammaticamente si ripropongono, circostanze in cui chi ama la pace deve schierarsi contro il totalitarismo e il terrorismo anche ricorrendo alle armi. Ma l'attacco preventivo all'Iraq si configura come avventura destabilizzante, oltre che come strappo al diritto internazionale. Non è viltà la nostra, non è diserzione. Perfino la defezione imprevista del Parlamento turco dovrebbe pur segnalare agli strateghi della Casa Bianca quanto vicino sia il rischio del conflitto di civiltà. Se al digiuno proposto dal Papa in concomitanza con il mercoledì delle Ceneri giunge l'adesione di tanti non cristiani, certo non è perché si pretenda di assumere Giovanni Paolo II come leader politico del movimento pacifista. Ancora una volta Karol Wojtyla, nella sua dimensione di fede, attualizza una pratica d'ascesi millenaria per lanciare un messaggio modernissimo, tipico della Chiesa post-conciliare e dunque universale: nessuna visione profetica o apocalittica può autorizzare leader politici impauriti - occidentali o orientali - a scatenare guerre nel nome di Dio. Nel digiuno di oggi si esprime una visione dell'Occidente più laica e moderna di certi suoi paladini armati. |
||
Pace: «Sfida per il mondo laico. Le domande di un popolo sazio», di Gad Lerner, Avvenire, 5 marzo 2003 |
Rassegnina |
|
||
|
Molti
hanno accolto l’invito del Papa a digiunare, ma
il significato del gesto sembrerebbe assai differente
da quello proposto: un impegno con se stessi;
un atto contro Bush; un appello generale all’umanità. Dio, se c’è, non
c’entra. Il mondo di oggi tende a ridurre il Papa - che non fa che ripetere
che Dio c’è e c’entra - alla stregua di un manifestante, di un
predicatore della pace come bene assoluto. Il
Papa ha proposto di digiunare, cioè di pregare, cioè di chiedere a Colui che
può tutto, ciò che alle nostre mani e alla nostra migliore volontà non
riesce. Che cosa si sia chiesto con il
digiuno è chiaro: la pace; ma a chi, a Chi, lo abbiamo chiesto: questo è
confuso. Siamo confusi non su quello che
vogliamo, ma su come fare per ottenerlo.
Tanto che, sia dalle dichiarazioni sui giornali, ma ancor di più dalle
interviste televisive alla gente comune, il digiuno è sembrato semplicemente
una rimostranza. Non è forse irrazionale, non è bigotto soffrire la fame per
dimostrare che si desidera una cosa che non si può non desiderare - la pace,
appunto? La guerra in Israele - della scorsa settimana, la ritorsione a Jabaliya: 11 morti e oltre 100 feriti -; in Italia, la paura delle Brigate Rosse; la minaccia della guerra in Irak: per tanti motivi dobbiamo continuare a digiunare, a pregare, a chiedere l’impossibile a Chi può renderlo possibile. Senza la chiarezza a riguardo dell’interlocutore della nostra domanda, anche il più concentrato gesto di meditazione non basta, perché vuol dire solo parlare con se stessi. Più che sottolineare come la pace sia un desiderio di tutti, è necessario ripetere Chi può darcela. Su questo siamo monotematici. |