L'essenziale speranza |
Il Papa, Orazio e la morte
|
|
di Marco
Politi la Repubblica, 28 settembre 2003 Per leggere l'articolo fai click su: 20030928_politi_papa_orazio_morte.pdf |
||
Infinito «Il Papa, Orazio e la morte», di Marco Politi, la Repubblica, 28 settembre 2003 |
Rassegnina |
La
rivoluzione più potente è quella che grida l’Infinito come meta
|
||
|
È
ricominciato un altro anno; è ricominciata la vita routinaria di
sempre. Noi che cosa ci aspettiamo? Meglio tarpare i nostri desideri - come
suggerisce Galimberti - così da evitare una sicura delusione? Meglio sognare
la fantascienza che regolarmente ci è fatta immaginare dai più guru fra gli
scienziati? Ce ne scusi il professor Haseltine, ma noi non vogliamo la
longevità dei batteri, perché ci sentiamo più esigenti dei batteri. Noi
vogliamo l’eterna felicità, che non c’è in questo mondo, se non nella forma
di promessa, di iniziale esperienza. Cominciare il lavoro di un anno
accentua il sentimento della vita come attesa del massimo, dell’infinito,
del Paradiso. Il Papa in effetti, pur così malato, non sembra mai alla fine,
proprio perché instancabile nel desiderio del massimo per sé: per la sua
vita in terra, infatti, continua a progettare viaggi; per la sua vita
nell’al di là continua ad aspettare e immaginare il faccia a faccia con
l’autore del nostro destino, Dio. La vita non ci sta in una definizione,
come forse pretenderebbero i filosofi riuniti a Modena. La vita non ci sta
da nessuna parte, perché nessun fronte, nessun affetto riesce a compierci, a
farci pensare di essere arrivati, di poterci fermare, di riposarci. La rivoluzione più potente è quella che grida l’Infinito come meta e questa terra come strada, sterrata, accidentata e in salita. |