Infinito:

L'essenziale speranza

Il Papa, Orazio e la morte


Presenziando alla Messa in memoria di Paolo VI e papa Luciani, Giovanni Paolo II ha detto: «Siamo sorretti dalla speranza che un giorno potremo incontrare anche noi il Giudice misericordioso nel paradiso insieme a Maria»


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di Marco Politi
 
la Repubblica, 28 settembre 2003



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Infinito «Il Papa, Orazio e la morte», di Marco Politi, la Repubblica, 28 settembre 2003


 
Rassegnina    La rivoluzione più potente è quella che grida l’Infinito come meta
  • Sergio Claudio Perroni
    I filosofi del pensiero refluo

    Il Foglio, 26 settembre 2003
    Annuale Festival della Filosofia a Modena, quest’anno intitolato “Sulla vita”. Riassunto dell’intervento di Galimberti: «L’essenziale è comunque liberarsi dalle “cieche speranze”, di quelle “macchine del desiderio infinito” che sono la carota eterna che quegli smidollati dei cristiani si lasciano dondolare davanti al muso per non sentirsi troppo mortali».
     
  • Marco Politi
    Il Papa, Orazio e la morte

    la Repubblica, 28 settembre 2003
    Presenziando alla Messa in memoria di Paolo VI e papa Luciani, Giovanni Paolo II ha detto: «Siamo sorretti dalla speranza che un giorno potremo incontrare anche noi il Giudice misericordioso nel paradiso insieme a Maria».
     
  • Cinzia Tromba
    Immortali si diventa

    L’Espresso, 2 ottobre 2003
    Lo scienziato William Haseltine promette di far diventare l’uomo immortale, sostituendo periodicamente le cellule invecchiate con cellule “giovani”. «L’immortalità è una proprietà della materia vivente. Prenda i batteri: quelli che vediamo oggi esistono da milioni di anni».

 

Commento:

 

È ricominciato un altro anno; è ricominciata la vita routinaria di sempre. Noi che cosa ci aspettiamo? Meglio tarpare i nostri desideri - come suggerisce Galimberti - così da evitare una sicura delusione? Meglio sognare la fantascienza che regolarmente ci è fatta immaginare dai più guru fra gli scienziati? Ce ne scusi il professor Haseltine, ma noi non vogliamo la longevità dei batteri, perché ci sentiamo più esigenti dei batteri. Noi vogliamo l’eterna felicità, che non c’è in questo mondo, se non nella forma di promessa, di iniziale esperienza. Cominciare il lavoro di un anno accentua il sentimento della vita come attesa del massimo, dell’infinito, del Paradiso. Il Papa in effetti, pur così malato, non sembra mai alla fine, proprio perché instancabile nel desiderio del massimo per sé: per la sua vita in terra, infatti, continua a progettare viaggi; per la sua vita nell’al di là continua ad aspettare e immaginare il faccia a faccia con l’autore del nostro destino, Dio. La vita non ci sta in una definizione, come forse pretenderebbero i filosofi riuniti a Modena. La vita non ci sta da nessuna parte, perché nessun fronte, nessun affetto riesce a compierci, a farci pensare di essere arrivati, di poterci fermare, di riposarci.


La rivoluzione più potente è quella che grida l’Infinito come meta e questa terra come strada, sterrata, accidentata e in salita.
 

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