Giovani |
Quel
«sì» tra fascino e mistero Intervistato
alla vigilia dell’ordinazione di 11 giovani della
Fraternità Sacerdotale dei Missionari di san Carlo Borromeo,
don Massimo Camisasca risponde: «Dio non smette mai di
chiamare. Talvolta la sua voce cade nel vuoto, non è
percepita perché l’attenzione del giovane nella vita
quotidiana non è rivolta alla profondità delle attese
messe dentro di lui da Dio stesso, ma si ferma ai piccoli
desideri e alle piccole risposte. Occorre allora ricreare un
contesto in cui il richiamo che l’essere fa all’uomo
possa tornare ad essere percepito». |
di
Salvatore Mazza, |
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Nel
tentativo di trovare all’esistenza una dignità, una ragione
che le permetta di esprimersi secondo tutta la tensione che la
caratterizza, si cade in un minimalismo sentimentale,
probabilmente incolpevole, dato il vuoto assoluto di proposta. Così, si celebra il poco che si ha: la mania del graffito che - raramente bello - perlopiù lorda i muri delle nostre città, aggiungendo grigiore a grigiore (questo detto con tutta la pietà per il ragazzo morto e per i suoi genitori). Così, si cerca la formula biochimica dell’amore dimenticando che l’amore è dedizione di sé, con un sacrificio che può anche dover negare tutta la struttura biochimica e istintiva dell’organismo. Proprio in tale dedizione, l’amore assume il suo aspetto più affascinante e misterioso che nessuna formula è mai riuscita, né mai riuscirà, a misurare. Perché l’amore è grande quando non misura. Così, abbiamo voluto citare, un’intervista a monsignor Massimo Camisasca, superiore della Fraternità missionaria di san Carlo, che sabato 22 giugno ha visto 11 suoi membri consacrati all’ordine del diaconato e del sacerdozio. Questi giovani, che - come altri che conosciamo - danno la loro vita per Dio, testimoniano un contesto dove è presente una proposta forte, che rende il Mistero da cui la vita dipende non solo percepibile, ma convincente, capace di legare a sé la vita stessa in un servizio - appunto in una dedizione - che è per sempre. Questi giovani non sono affatto infelici, anzi, sono contagiosi della loro felicità. Così che tutti noi, qualunque sia la condizione dell’esistenza, possiamo avere un motivo visibile e partecipabile di speranza. |
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