Giovani

Perché sfidiamo la morte

Questo articolo è siglato anonimamente da uno studente della Bocconi, che fa il graffittario e dice: «Per un ragazzo il writing può essere l’unico modo per ri-saltare, per prendersi spazio, il suo spazio… Questi ragazzi hanno trovato uno scopo nella loro vita: mettere il proprio stile davanti a tutto, in una battaglia positiva che si gioca per le strade, nei tunnel e nei depositi dei treni».

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di D. M. 
la Repubblica ed. Mi, 18 giugno 2002


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Commento:

 

Nel tentativo di trovare all’esistenza una dignità, una ragione che le permetta di esprimersi secondo tutta la tensione che la caratterizza, si cade in un minimalismo sentimentale, probabilmente incolpevole, dato il vuoto assoluto di proposta.


Così, si celebra il poco che si ha: la mania del graffito che - raramente bello - perlopiù lorda i muri delle nostre città, aggiungendo grigiore a grigiore (questo detto con tutta la pietà per il ragazzo morto e per i suoi genitori).


Così, si cerca la formula biochimica dell’amore dimenticando che l’amore è dedizione di sé, con un sacrificio che può anche dover negare tutta la struttura biochimica e istintiva dell’organismo. Proprio in tale dedizione, l’amore assume il suo aspetto più affascinante e misterioso che nessuna formula è mai riuscita, né mai riuscirà, a misurare. Perché l’amore è grande quando non misura.


Così, abbiamo voluto citare, un’intervista a monsignor Massimo Camisasca, superiore della Fraternità missionaria di san Carlo, che sabato 22 giugno ha visto 11 suoi membri consacrati all’ordine del diaconato e del sacerdozio. Questi giovani, che - come altri che conosciamo - danno la loro vita per Dio, testimoniano un contesto dove è presente una proposta forte, che rende il Mistero da cui la vita dipende non solo percepibile, ma convincente, capace di legare a sé la vita stessa in un servizio - appunto in una dedizione - che è per sempre. Questi giovani non sono affatto infelici, anzi, sono contagiosi della loro felicità. Così che tutti noi, qualunque sia la condizione dell’esistenza, possiamo avere un motivo visibile e partecipabile di speranza.
   
  • D. M.
    Perché sfidiamo la morte

    la Repubblica ed. Mi, 18 giugno 2002
    Questo articolo è siglato anonimamente da uno studente della Bocconi, che fa il graffittario e dice: «Per un ragazzo il writing può essere l’unico modo per ri-saltare, per prendersi spazio, il suo spazio… Questi ragazzi hanno trovato uno scopo nella loro vita: mettere il proprio stile davanti a tutto, in una battaglia positiva che si gioca per le strade, nei tunnel e nei depositi dei treni».
  • Serena Zoli
    L’amore? È soltanto una questione di chimica

    Corriere della Sera, 18 giugno 2002.
    Dal libro di Antonella Marazziti, La natura dell’amore: «Da innamorati, siamo invasi dal pensiero ossessivo dell’altro, allora mi sono chiesta se a livello biochimico si riscontrino somiglianze con quanti soffrono di disturbo ossessivo… Nel caso dell’amore, se arriviamo a capirne la vera realtà biologica, potremo liberarci dalle incrostazioni e deformazioni imposte dalla cultura e dalla società e viverlo nella sua pienezza originaria, prepotentemente naturale e umanissimo»
  • Salvatore Mazza
    Quel «sì» tra fascino e mistero

    Avvenire, 21 giugno 2002
    Intervistato alla vigilia dell’ordinazione di 11 giovani della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di san Carlo Borromeo, don Massimo Camisasca risponde: «Dio non smette mai di chiamare. Talvolta la sua voce cade nel vuoto, non è percepita perché l’attenzione del giovane nella vita quotidiana non è rivolta alla profondità delle attese messe dentro di lui da Dio stesso, ma si ferma ai piccoli desideri e alle piccole risposte. Occorre allora ricreare un contesto in cui il richiamo che l’essere fa all’uomo possa tornare ad essere percepito».

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