Floriana - Agrigento
florianab@hotmail.com
Ama chi ti ama,
non amare chi ti sfugge,
ama chi per te si strugge.
Cinzia
- Riccione RN
studio57@libero.it
Luce.....irradia potente
nel profondo dell’anima,
magica evanescenza di materia
che non si può afferrare,
ma che può modificare!
La natura dell’anima rimane
intatta, ma quando la luce
filtra, piccole luminescenze ti avvolgono,
e tu..........rimani
imprigionato nella sua rete
di bagliore, e tu...
diventi una piccola entità
che nasce nuovamente!!
Luce.... trovala,
voltati.. e la vedrai
splendere nei tuoi occhi.
Luce....
(nominativo) Cinzia
(luogo) Riccione RN
(email) studio57@libero.it
Rossana
- Milano
roxana.maz@libero.it
IO E LE NUVOLE
le nuvole si muovono veloci
ma non sembran così feroci
sono migliaia di pecorelle
mentre alcune assomiglian a ciambelle
corrono corrono felici nel vento
e non subiscono alcun turbamento
come i bambini che corron nei prati
che i lor sogni inseguon spensierati
creano in me un senso di pace
riesco a sentir il tutto che tace
il loro flusso si perde lontano
come potessi prenderlo in mano
che non si stanchino, mi sorprende
e non c'è nessuno che le attende
è un'attività molto strana la loro
magari nascondono un grande tesoro
cercandolo curiosa col naso all'insù
non mi accorgo che non ci son più...
QUANDO SONO CON LE STELLE
in molti lo fanno di parlare alle stelle
forse perchè son così belle
da far sembrare incantevole
anche la sera più sgradevole
non posso non guardare e sorridere
è un gesto spontaneo che non posso sopprimere
se voi, o stelle, riusciste a parlare
che lunghi dialoghi potremmo fare
purtoppo mi è permesso solo sperare
in un vostro quieto e lieve ascoltare:
raccogliere tutto il mio sentimento
chiuso da quattro mura in cemento.
mi semra strano fare poesia
non è abituata l'anima mia,
non vuol essere un triste momento
però ho nel cuore un dolce tormento
che mi prende e mi confonde
nelle idee più profonde,
ma quella luce graziosa e soffusa
è divenuta la mia tenera musa
a cui mi ispiro per scrivere in rima
anche se non l'ho mai fatto prima.
è una cosa stupenda, non c'è niente da fare
mi devo per forza dare al poetare
un brivido caldo mi fa sentire
e quì mi trovo da sola a gioire...
.no!non son sola ci son le mie stelle
per quanto mute rimangono belle.
Alda
Merini
I
MIEI POVERI VERSI
I miei poveri versi
non sono belle , millantate parole,
non sono afrodisiaci folli
da ammannire ai potenti
e a chi voglia blandire la sua sete.
I miei poveri versi
sono brandelli di carne
nera disfatta chiusa,
e saltano agli occhi impetuosi;
sono orgogliosa della mia bellezza,
quando l'anima è satura dentro
di amarezza e dolore
diventa incredibilmente bella
e potente soprattutto.
Di questa potenza io sono orgogliosa
ma non d'altre disfatte;
perciò tu che mi leggi
fermo a un tavolino di caffè,
tu che passi le giornate sui libri
a cincischiare la noia
e ti senti maestro di critica,
tendi il tuo arco
al cuore di una donna perduta.
Li mi raggiungerai in pieno.
HO ACCESO UN FALO'
Ho acceso un falò
nelle mie notti di luna
per richiamare gli ospiti
come fanno le prostitute
ai bordi di certe strade,
ma nessuno si è fermato a guardare
e il mio falò si è spento.
Andrea
Palazzeschi
ESSERE
O NON ESSERE
Oggi pensavo a te
noiosissimo Amleto
che combinasti tante fesserie
dopo aver perduto il bandolo
del vivere concreto
in questo mondo
dove ci dibattiamo
inutilmente
qualche volta con gioia
e non di rado con malinconia
per sapere che siamo
e vivere che sia.
Oggi e giornata bella
per me
tutto color di rosa
intorno:
il trionfo dell’allegria.
Quando mi sento
lieto e soddisfatto
ti rispondo:
« sono »
senz’altro.
Angelo
Moriconi
LA
NOSTRA CASA
Con le tue mani ogni giorno più rudi,
pietra su pietra, con tanta fatica,
e cementato da molto sudore,
s'accresce il muro; pur lento, non sosta
mai: s'alza…. E quando conosci che
basta,
v'applichi il tetto: una gioia che il
cuore
sente, ma il labbro non può, non sa dire;
quando il denaro è finito e le forze
per sé riposo richiedono, giusto.
Dopo il disagio di lunga stagione,
più forte un giolito l'anima invade.
E il pensiero già vede nel futuro
Il nido bello ed accogliente: pronto
per accogliere l'amata famigliola.
Già un pispiglio di voci di bambini
cantano in cuore, tra le care mura;
più care quando sanno di fatica
e di sudore nostro, d'ansia nostra,
di pena nostra, d'anima da noi
stessi profusa in ogni pietra, in ogni
elemento: guardate come cosa
viva; un po’ carne della nostra carne.
Bertold
Brecht
IL
PIOPPO DI KARLSPLATZ
Un pioppo c'è, sulla Karlsplatz,
in mezzo a Berlino, città di rovine,
e chi passa per la Karlsplatz
vede quel verde gentile.
Nell' inverno del Quarantasei
Gelavano gli uomini, la legna era rara,
e tanti mai alberi caddero
e fu l'ultimo anno per loro.
Ma sempre il pioppo sulla Karlsplatz
Quella sua verde foglia ci mostra:
sia grazie a voi, gente della Karlsplatz
se ancora è nostra.
SUL MURO ERA SCRITTO COL GESSO
Sul muro era scritto col gesso
vogliono la guerra.
Chi l'ha scritto
è già caduto.
Chi sta in alto dice:
si va verso la gloria.
Chi sta in basso dice:
si va verso la fossa.
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente ugualmente.
Cesare
Pavese
LA
TERRA E LA MORTE
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Come li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Charles
Boudelaire
A
UNA PASSANTE
Attorno m’urlava. la strada assordante.
Alta, sottile, in lutto, nel dolor regale,
una donna passò, alzando con superba mano
e agitando, la balza e l’ orlo della
gonna;
agile e nobile,con le gambe statuarie.
Ed io le bevevo, esaltato come un folle,
nell’occhio,cielo livido presago d’uragano,
dolcezza che incanta e piacere che dà
morte.
Un lampo….poi la notte! Bellezza fugace,
il cui sguardo m’ha ridato vita a un
tratto,
nell’eternità solamente potrò
rivederti?
Altrove,lontano,troppo tardi,mai forse!
Perché ignoro dove fuggi, e tu dove io
vada,
o te che avrei amato, o te che lo sapevi!
Charles
Bukowski (1920-1994)
UOMO
E DONNA A LETTO
ALLE 10 POMERIDIANE
mi sento come una scatola di sardine,disse
lei.
mi sento come un cerotto ,dissi io.
mi sento come un panino al tonno,disse
lei.
mi sento come un pomodoro a fette,dissi
io.
mi sento come se stesse per piovere,disse
lei.
mi sento come se l'orologio s'è
fermato,dissi io.
mi sento come se la porta fosse
aperta,disse lei.
mi sento come se stesse per entrare un
elefante,dissi io.
mi sento che dovremmo pagare
l'affitto,disse lei.
mi sento che dovremmo trovare lavoro,dissi
io.
mi sento che dovresti trovare lavoro,disse
lei.
non me la sento di lavorare,dissi.
mi sento che di me non te ne importa,disse
lei.
mi sento che dovremmo far l'amore,dissi
io.
mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fin
troppo,disse lei.
mi sento che dovremmo farlo più
spesso,dissi io.
mi sento che dovresti trovare lavoro,disse
lei.
mi sento che dovresti trovare lavoro,dissi
io.
mi sento una gran voglia di bere,disse
lei.
mi sento come una bottiglia di
whisky,dissi io.
mi sento che finiremo come due
ubriaconi,disse lei.
mi sento che hai ragione,dissi io.
mi sento di mollare tutto,disse lei.
mi sento che ho bisogno d'un bagno,dissi
io.
anch'io mi sento che hai bisogno d'un
bagno,disse lei.
mi sento che dovresti lavarmi la
schiena,dissi io.
mi sento che tu non mi ami,disse lei.
mi sento che ti amo,dissi io.
mi sento quel coso dentro adesso,disse
lei.
anch'io sento che adesso quel coso è
dentro di te,dissi io.
mi sento che adesso ti amo,disse lei.
mi sento che ti amo più di te,dissi io.
mi sento benone ,disse lei,ho voglia di
urlare.
mi sento che non la smetterei più,dissi
io.
mi sento che ne saresti capace,disse lei.
mi sento,dissi io.
mi sento,disse lei.
David
Herbert Lawrence
RAGAZZINA
L’amore ha fatto scoppiare il suo
ermetico cuore
Come nei campi un’ape, nera e ambra,
rompe il bozzolo invernale, per
arrampicarsi
sull’erba intiepidita dai novelli raggi
di sole.
Di malizia albeggiano i suoi occhi ora
e sull’iride colorata è un luccichio
simile a quello sull’ali ripiegate
dell’ape, prima del volo.
Chi,con un soffio conturbante, preciso,
ha aperto le ali del giovane spirito
timido?
Chi ha eccitato l’animo a un inesperto
volo
Nei tuoi occhi di giovane ape incerta ?
Grave rende l’amore la sua voce;
il ronzio delle sue ali esitanti,pesanti,
fa tremare di consapevolezza le cose
comuni
che dice, e le sue parole rallegrano.
IN BARCA
Vedi le stelle, amore,
ancor più chiare nell’acqua e
splendenti
di quelle sopra a noi , e più bianche
come ninfee!
Ombre lucenti di stelle,amore:
quante stelle sono nella tua coppa ?
quante riflesse nella tua anima ?
Solo le mie, amore,le mie soltanto?
Guarda, quando i remi muovo,
come deformate s’agitano
le stelle, e vengon disperse!
Perfino le tue,lo vedi?
Rovesciano le stelle le acque
acque povere, inquiete,abbandonate…..!
dici, amore, che non viene scosso il cielo
e immobili son le tue stelle?
Là ! Hai visto
quella scintilla volare su di noi? Le
stelle
in cielo neanche son sicure.
E di me , che sarà,amore,di me?
Cosa sarà, amore, se presto
la tua stella fosse lanciata sopra un’onda?
Sembrerebbero le tenebre un sepolcro?
Svaniresti tu,amore,svaniresti?
LADRI DI CILIEGE
Sono i lunghi scuri rami,come gioielli
rossi
tra i capelli d’una ragazza d’oriente
pendono nastri di ciliegie cremisi,gocce
di sangue
da ogni ricciolo dietro cadute.
Sotto le ciliegie splendenti, con le ali
chiuse
giacciono tre uccelli morti:
due tordi dal petto chiaro e un
merlo,ladruncoli
macchiati di rosso.
Presso il pagliaio,in piedi una ragazza mi
sorride,
le ciliegie appese agli orecchi.
Mi offre i suoi frutti scarlatti: voglio
vedere
Se ha lacrime in viso.
Decimo
Magno Ausonio (310 ca-395 ca d.C)
VIVIAMO,
MOGLIE MIA, COME UNA VOLTA
Viviamo,moglie mia, come una volta,
diamoci i dolci nomi della prima notte.
Non cambi nulla, per noi, il tempo che
fugge:
io sono il tuo ragazzo e tu la mia
fanciulla.
Anche se fossi più decrepito di Nestore
e tu vincessi l'età di Deifobe cumana,
non pensiamo alla vecchiaia e alla
prudenza.
Godiamo i nostri anni, e non contiamoli.
Edgar
Lee Master
George
Gray
Molte volte ho studiato
La lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia
destinazione
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offri' e io mi
ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi
paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli
imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un
significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
E prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a
follia
Ma una vita senza senso è la tortura
Dell'inquietudine e del vano desiderio -
È una barca che anela al mare eppure lo
teme.
" da
Antologia di Spoon River"
NOTA: Questo
uomo della poesia ha avuto paura,
di agire, di sbagliare, di soffrire.
Vissuto nella prudenza
è morto infelice e rimpiange quello che
non ha
nemmeno tentato.
Edoardo
Sanguineti
HO
INSEGNATO AI MIEI FIGLI
Ho insegnato ai miei figli
che mio padre è stato un uomo
straordinario:
(potranno raccontarlo,
cosi',
a qualcuno,
volendo,
nel tempo):
e poi, che tutti gli uomini sono
straordinari:
e che di un uomo sopravvivono,
non so,
ma dieci frasi,
forse (mettendo tutto insieme: i tic, i
detti memorabili,
i lapsus):
e questi sono i casi fortunati.
Emily
Bronte (1818-1848)
Il
tempo e l'oblio hanno cancellato
Il tempo e l'oblio hanno cancellato
ormai quel sorriso d'incanto
gli anni hanno spento la freschezza
muffa e umidità sfigurano il volto
Ma la ciocca di capelli di seta
ancora intrecciata sotto il ritratto
dice quale fosse un tempo quel viso
ne ritrae l'immagine alla memoria
Bianca la mano che ha vergato quel verso
"Amore sappimi sempre fedele"
veloci correvano le belle dita
quando la penna tracciava quel motto
Emily
Dickinson
SENZA
TITOLO 1
Per fare un prato bastano
Un trifoglio,un’ape
un trifoglio,un’ape
e un sogno.
Può bastare il sogno
Se le api sono poche
non datata
SENZA TITOLO 2
Non vidi mai una brughiera,
non vidi mai il mare,
ma so che aspetto ha l’erica
e che cosa è un’onda.
Non ho mai parlato con Dio
ne’ visitato il cielo,
eppure so dov’è,come
se avessi il biglietto - per entrare.
Eugenio
Montale
SPESSO
IL MALE DI VIVERE
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto
levato.
NON CHIEDERCI PAROLA
Non chiederci la parola che squadri da
ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di
fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa
aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un
ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Federico
Garcia Lorca
ALBERI
Alberi!
Foste frecce
cadute dall'azzurro?
quali terribili guerrieri vi scagliarono?
Furono forse le stelle?
Le vostre musiche vengono dall'anima degli
uccelli,
dagli occhi di Dio,
dalla passione perfetta.
Alberi!
Comprenderanno le vostre rozze radici
il mio cuore da sotto la terra?
Francois
Villon (1431-1463 ca)
LAI
Morte,accuso il tuo rigore,
che la mia donna hai rapita,
e paga non sei ancora
se insisti a tenermi in languore:
più forza non ebbi da allora:
ma che noia ti dava in vita,
Morte?
Due eravamo e un cuore solo;
se è morto,dovrò uscir di vita,
di certo,o vivrò senza vita
come le immagini,in sogno,
Morte!
Gaio
Valerio Catullo (Verona 84-54 a.C.)
VIVIAMO,
MIA LESBIA, E AMIAMO
Viviamo,
mia Lesbia, e amiamo:
tutte le chiacchere dei vecchi brontoloni
-lasciale perdere, non valgono una lira.
Tramonta il sole e poi ritorna:
per noi,quando la breve luce è
tramontata,
solo rimane il sonno di una notte senza
fine.
Dammi mille baci, e ancora cento,
poi altri mille, e altri cento ancora,
e mille e cento e non fermarti mai.
Poi, quando ne avremo a migliaia,
li confonderemo, per non sapere
- perchè nessuno sappia il mucchio
di quei baci, e non ci dia il malocchio.
Gabriele
D'Annunzio
LA
PIOGGIA NEL PINETO
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimentileggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'ariasecondo le fronde
più rade, mmen rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
George
Byron (1788-1824)
SU
DI UN CUORE DI CORNIOLA
CHE FU SPEZZATO
Sfortunato cuore! e così accade
che tu debba essere in due spezzato!
Anni di riguardo per il tuo donatore
e per te sono stati consumati invano?
Eppure le parti infrante appaiono
preziose,
e ogni frammento è divenutopiù caro,
poiché chi ti porta sente che sei
un emblema più consono del proprio cuore.
Giacomo
Leopardi
INFINITO
Sempre
caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giorgio
Barberi Squarotti
I
VECCHI
E
marciranno i pali delle viti
Sotto il peso dei soli e delle piogge,
fioriranno le ortiche in mezzo ai peschi
trafitti dagli aghi delle vespe,
senza filo di verde perirà
il grano dentro il tufo, e l'erba medica
si perderà nel ferro delle spine
quando anche tu abbia abbandonato
la casa dei tuoi vecchi e l'ala
delle campane sopra le colline,
per seguire i tuoi sette fratelli
in fabbrica, a Torino,
e qui io sia rimasta con tuo padre,
soli,
con i miei segni di Croce contro i fulmini
e le aride estati e i geli e le alluvioni,
e le sue inutili bestemmie.
Giuseppe
Ungaretti
SONO
UNA CREATURA
Come
questa pietra
del S. Michele
cosi' fredda
cosi' dura
cosi' prosciugata
cosi' refrattaria
cosi' totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
Si sconta
Vivendo
SAN MARTINO AL CARSO
Di queste case
non è rimasto
Che qualche brandello di muro
Di tanti che mi corrispondevano
non è rimasto neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato
Valloncello dell’albero Isolatro
27 agosto 1916
PESO
Quel contadino
Si affida alla medaglia
Di Sant’ Antonio
E va leggero
Ma ben sola e ben nuda
Senza miraggio
Porto la mia anima
VEGLIA
Un’ intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
MATTINA
M’illumino
d’immenso
SOLDATI
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
CANTO BEDUINO
Una
donna s’alza e canta
La segue il vento e l’incanta
E sulla terra la stende
E il sogno vero la prende.
Questa terra è nuda
Questa donna è druda
Questo vento è forte
Questo sogno è morte.
NON GRIDATE PIU'
Cessate d’uccidera i morti,
Non gridate più,non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.
"STELLA"
Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte, sola,
Per me solo rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d'illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.
Hermann
Hesse
AMO
LE DONNE...
Amo
le donne che mill’anni or sono
grandi poeti amarono e cantarono.
Amo quelle città che ormai deserte
stirpi regali d’altri tempi piangono.
Amo quelle città che nasceranno
quando nessuno d’oggi sarà al mondo.
Amo le donne- snelle, affascinanti,
che il grembo del futuro custodisce.
Con la loro bellezza astrale e pallida
somiglieranno a quella dei miei sogni.
CANTO PER L'AMATA
L’ore,
otto o nove o dieci
nell’atrio freddo battono.
non conto, ascolto il lieve
fruscio di quando passano.
Volano come il vento nella neve,
come gli uccelli nell’inverno bianchi.
Non mi fanno del bene,
non mi fanno del male,
ma sono ore in cui mi manchi.
CANZONE D'AMORE
Per dire cos’ hai fatto
di me, non ho parole.
cerco solo la notte
fuggo davanti al sole.
La notte mi par d’oro
più di ogni sole al mondo,
sogno allora una bella
donna dal capo biondo.
Sogno le dolci cose,
che il tuo sguardo annunciava,
remoto paradiso
di canti risuonava.
Guarda a lungo la notte
e una nube veloce-
per dire cos’ hai fatto
di me, non ho la voce.
Ignazio
Buttitta
UN
POPULO
Un
populo
mittitilu a catina
spugghiatilu
attuppatici a vucca
è ancora libiru
Livatici u travagghiu
u passaportu
A tavula unni mancia
u lettu unni dormi
è ancora riccu
Un populu
diventa poviru e servu
quannu ci arrobbanu a lingua
adduttata di patri:
è persu pi sempi.
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