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Jacques Prevert

UNA POESIA SUL DISBOSCAMENTO

Tante foreste....
Tante foreste strappate alla terra
e massacrate
distrutte
rotativizzate
Tante foreste sacrificate
per la pasta da carta
di miliardi di giornali
che attirano annualmente
l'attenzione dei lettori
sui pericoli del disboscamento
delle selve e delle foreste.

NOTA/Poesia ironica che vuole mettere in luce
La contraddizione tra ciò che si dice e ciò che si fa'


QUESTO AMORE

Questo amore
Cosi' violento
Cosi' fragile
Cosi' tenero
Cosi' disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore cosi' vero
Questo amore cosi' bello
Cosi' felice
Cosi' gioioso
Cosi' irrisorio
Tremante di paura come
un bambino quando è buio
Cosi' sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d'occhio
Perché noi lo tenevamo d'occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto
fuori negato cancellato
Questo amore tutt' intero
Cosi' vivo ancora
E baciato dal sole
E' il tuo amore
E' il mio amore
E' quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
Che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l'estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere
Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l'ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh si gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov'eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.


I RAGAZZI CHE SI AMANO

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
La loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.


PARIS AT NIGHT

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia


PATER NOSTER

Padre nostro che sei cieli
Restaci pure
Quanto a noi resteremo sulla terra
Che volte è cosi bella
Con tutti i suoi misteri di New York
Seguiti dai misteri di Parigi
Che valgon bene quello della Santa Trinità
Con il suo piccolo canale dell'Ourcq
E la sua grande muraglia Cinese
Il suo fiume di Morlaix
E le sue caramelle di Cambrai
Con il suo oceano Pacifico
E le sue vasche delle Tuileries
Con i suoi buoni bambini e i suoi cattivi soggetti
Con tutte le meravigliose meraviglie del mondo
Che se stanno sulla terra
Offerte a tutti quanti
Sparpagliate
Meravigliate anch'esse d'essere delle tali meraviglie
Tanto che non ardiscono confessarlo a se stesse
Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa
E con tutte le orribili sofferenze del mondo
Che son legione
Con i loro legionari
Con i loro reziari
Con i signori e padroni del mondo
Ciascun padrone con i suoi predicatori i suoi traditori
i suoi predatori
Con le stagioni
Con gli anni
Con le belle ragazze e i poveri coglioni
Con la paglia della miseria che marcisce nell'acciaio
dei cannoni.

 

Jorge Luis Borges

ISTANTI

Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima
cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei
pochissime cose sul serio.

Sarei meno igienico,
correrei più rischi, farei più viaggi, guarderei più
tramonti, salirei più montagne, nuoterei più fiumi,
andrei in più posti dove mai sono andato, mangerei più
gelati e meno fave, avrei più problemi reali e
meno immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente e
precisamente ogni minuto della sua vita; certo che ho avuto
momenti di gioia ma se potessi tornare indietro cercherei
di avere soltanto buoni momenti. Nel caso non lo sappiate,
di quello è fatta la vita, solo di momenti;
non ti perdere l'oggi.

Io ero uno di quelli che mai
andava in nessun posto senza
un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello
e un paracadute; se potessi vivere di nuovo
comincerei
ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe
e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.

Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

 

Louis Aragon (1897-1982)

NON ESISTONO AMORI FELICI

Niente per l'uomo è mai definitivo Non la sua forza
non la debolezza né il suo cuore E quando crede
di aprire le braccia la sua ombra è una croce
e quando vuole stringere la sua felicità la sbriciola
uno strano doloroso divorzio è la sua vita
Non esistono amori felici

La sua vita è come quei soldati disarmati
per altro scopo un tempo equipaggiati
a cosa può servire il loro alzarsi di buon ora
per ritrovarsi a sera disoccupati incerti
dite queste parole La mia vita E trattenete il pianto
Non esistono amori felici

Mio bell'amore amore caro mio strazio
ti porto in me come un uccello ferito
e quelli senza saperlo ci guardano passare
ripetendo dietro di me le parole che ho intrecciato
e che per i tuoi grandi occhi subito morirono
Non esistono amori felici

E' troppo tardi ormai per imparare a vivere
piangano insieme nella notte i nostri cuori
quanta infelicità per la più piccola canzone
quanti rimorsi per scontare un fremito
quanti singhiozzi per un'aria di chitarra
Non esistono amori felici

Non c'è amore che non dia dolore
non c'è amore che non ferisca
non c'è amore che non lasci il segno
e non meno l'amore di patria che l'amore per te
non c'è amore che non viva di pianto
Non esistono amori felici
ma per noi due c'è il nostro amore

 

Khalil Gibran (1883-1931)

L'ANIMA

La mia anima si alza
come l'alba del mio interno.
Nuda e leggera.
E' come il mare agitato.
Il mio cuore getta lontano da sé
i frantumi dell'uomo e della Terra.
Non mi attacco a ciò che si attacca a me
poichè desidero raggiungere quello
che oltrepassa le mie capacità.


I DUE INNAMORATI

I due innamorati si sono abbracciati teneramente
e hanno sorseggiato dal vino dei baci
finché si sono ubriacati e ognuno di loro
si è addormentato avvolto dalle braccia dell'altro.
Quando l'ombra è stata spazzata via
dalla scopa della luce,
il Sole li ha svegliati dal dolce letargo
accarezzandoli con i suoi raggi.
Il loro amore è cosi' tornato a librarsi
come un usignolo libero
con le ali stese nell'immenso cielo.
L'amore discende da Dio nel cuore.



IL PRIMO SGUARDO TRA DUE INNAMORATI

Il primo sguardo è un minuto misterioso
che separa il sonno dal risveglio.
E' la prima fiaccola
che illumina gli angoli dell'anima.
E' il primo suono magico
sulla prima corda dell'arpa del cuore umamo.
E' un istante che rievoca all'anima
le notizie dei giorni passati,
svela la magia delle notti degli innamorati,
chiarisce i meandri della coscienza
in questo immenso mondo
e svela il mistero dell'eternità
e del mondo nuovo che verrà.

 

Marina Ivanovna Cvetaeva

GIOVINEZZA

Giovinezza mia! Mia estranea
giovinezza! Mia scarpina spaiata!
Gli occhi infiammati serrando,
cosi' come si strappa un foglietto del calendario.

Nulla di tutta la tua preda
per se' ha tolto la meditativa Musa.
Giovinezza mia ! Non ti richiamo indietro.
Per me sei stata soma e fardello.

Tu nelle notti mormoravi col pettine,
tu nelle notti affilavi le frecce.
Dalla tua munificenza schiacciata, come da ghiaia,
per i peccati degli altri io soffrivo.

Prima del termine restituendoti lo scettro-
che se fa ormai l'anima di cibi e nutrizioni!
Giovinezza mia ! Mia molestia -
giovinezza ! Mia pezza di rossa tela !

Presto ormai, da rondine-fattucchiera!
giovinezza ! Salutiamoci alla vigilia.....
Insieme stiamo al vento !
Mia abbronzata ! Consola una sorella !

Brucia con la gonna color lampone,
mia giovinezza ! Mia colombella
abbronzata ! Litigio della mia anima !
Giovinezza mia ! Consola ,balla !

Sferzami con lo scialle turchino,
mia pazzerella ! Abbiamo fatto abbastanza
le matte tu ed io ? Balla, scottami !
Piccolo oro mio - addio, ambra !

Non senza malizia tocco la tua mano,
come da un amante da te mi congedo.
Strappata dalle profondità del seno -
giovinezza mia ! Và dagli altri !


I MIEI VERSI SCRITTI COSI' PRESTO

Ai miei versi scritti cosi' presto,
che nemmeno sapevo d'esser poeta,
scaturiti come zampilli di fontana,
come scintille dei razzi.

Irrompenti come piccoli demoni
nel sacrario dove stanno sogno e incenso,
ai miei versi di giovinezza e di morte,
versi che nessuno ha mai letto !

Sparsi fra la polvere dei magazzini,
dove nessuno mai li prese nè li prenderà,
per i miei versi, come per i pregiati vini,
verrà pure il loro turno.


CAMMINI, A ME SOMIGLIATE

Cammini ,a me somigliante ,
gli occhi puntando in basso.
Io li ho abbassati - anche !
Passante, fermati !

Leggi - di ranuncoli
di papaveri colto un mazzetto
- che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo .

Non credere che qui sia - una tomba,
che io ti apparirò minacciando....
A me stessa troppo piaceva
ridere quando non si può !

E il sangue affluiva alla pelle,
e i miei riccioli s'arrolotolavano.....
Anch' io esistevo, passante !
Passante, fermati !

Strappa uno stelo selvatico per te
e una bacca -subito dopo.
Niente è più grosso e più dolce
di una fragola di cimitero.

Solo non stare cosi' tetro,
la testa chinata sul petto.
Con leggerezza pensami,
con leggerezza dimenticami.

Come t'investe il raggio di sole !
Sei tutto in un polverio dorato.....
E che almeno però non titurbi
la mia voce di sottoterra.

 

Nazim Hikmet

MILLENOVECENTOQUARANTADUE

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.


MILLENOVECENTOQUARANTANOVE

Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.

FOGLIE MORTE

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.


ALLA VITA - 1948

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non é uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.
Lettere dal carcere a Munevver
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
E' a casa? Per la strada ?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
Lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull'anima
che illuminano i miei giorni bui!
A che pensa?
A me? O forse…chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?


SENZA TITOLO

Durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia
nemmeno durante il sonno.
Durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell’afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.
Durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla
se non quella nostalgia.

 

Pablo Neruda

LA NOTTE NELL'ISOLA

Tutta la notte ho dormito con te,
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano ciò che ora
-pane, vino, amore e collera-
ti dò a mani piene, perchè tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te,
tutta la notte, mentre
coi vivi e coi morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Nè la notte nè il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevvetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda

 

Paul Eluard (1895-1952)

T'AMO

T'amo per tutte le donne che non ho conosciuto
T'amo per tutte le stagioni che non ho vissuto
Per l'odore d'altomare e l'odore del pane fresco
Per la neve che si scioglie per i primi fiori
Per gli animali puri che l'uomo non spaventa
T'amo per amare
T'amo per tutte le donne che non amo

Sei tu stessa a riflettermi io mi vedo così poco
Senza di te non vedo che un deserto
Tra il passato e il presente
Ci sono state tutte queste morti superate senza far rumore
Non ho potuto rompere il muro del mio specchio
Ho dovuto imparare parola per parola la vita
Come si dimentica

T'amo per la tua saggezza che non è la mia
Per la salute
T'amo contro tutto quello che ci illude
Per questo cuore immortale che io non posseggo
Tu credi di essere il dubbio e non sei che ragione
Tu sei il sole forte che inebria
Quando sono sicuro di me.

 

Paul Verlaine

CANZONE D'AUTUNNO

Singhiozzi lunghi
dai violini
dell'autunno
mordono il cuore
con monotono
languore.

Ecco ansimando
e smorto, quando
suona l'ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni
e piango;

e me ne vado
nel vento ingrato
che mi porta
di qua e di là
come fa la
foglia morta

Soli morenti

Un'alba illanguidita
versa per i campi
la malinconia
dei soli morenti.
La malinconia
culla con dolci canti
il cuore che s'oblia
nei soli morenti.
E strane fantasie
come soli morenti
rossi ardenti sui greti
fantasmi incandescenti,
sfilano senza tregua,
rossi ardenti sui greti
grandi soli morenti

 

Piero Bargagli

IRENE

A tutti i bastardi che scrivono sui muri,
di politica o di calcio, di galera o di ribellione,
"Juventus troia , Giovannino libero,
Andrea Occhetto boia ".
Possa Dio all'improvviso
Vendicando i marmi delle chiese,
gli intonaci dei palazzi,
trasformare la vernice in veleno,
in vipera il pennello .
Dannarli tra gli spasimi, per aver lordato
ciò che è bello.
Ma uno vorrei che salvasse tra mille,
chi ha scritto in via Trieste:
Irene la topa ti fa scintille

 

Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18 ca d.C)

FACEVA CALDO: UN POMERIGGIO AFOSO

Faceva caldo:un pomeriggio afoso.
Mi stesi sul letto, in cerca di sollievo.
Metà aperta e metà chiusa:
la luce - come in mezzo a un bosco,
come il chiarore basso del crepuscolo quando il sole fugge,
come l'attimo in cui non è più notte e non è giorno ancora.
Questa è la luce per le fanciulle timide:
una speranza,un rifugio al pudore trepidante.
Ecco viene Corinna, velata da una tunica ondeggiante,
il collo candido nascosto dalle bande dei capelli:
così- dicono- la bella Semiramide entrava nella stanza
dell'amore,e Làide- la molto amata.
Le strappai la tunica; così sottile non era un grande ostacolo,
ma lei lottava ancora per coprirsi.
Lottava, si,ma non voleva vincere:
e fu sconfitta,col suo stesso tradimento.
Ferma,di fronte a me, senza quel velo:
era perfetta,in tutto il corpo.
Quali braccia,quali spalle accarezzai!
E seni,fatti apposta per essere chiusi nella mano!
E un ventre sodo sotto il petto esile,
e il fianco e la coscia snella...
Ma a che servono i dettagli? Era stupenda!
La strinsi tutta contro mio corpo,nuda.
Il resto...chi non lo indovina? Poi riposammo stanchi.
Averlo spesso un pomeriggio come questo.

 

Renato Fucini

MECCANICA UNIVERSALE

La vita è il moto. Le infinite cose
Che nello spazio, stupefatto, scerno,
Dal sole alle più incerte nebulose,
Muovonsi tutte in lento giro eterno.
Gira la terra, e, come Dio lo impose,
Giriam con lei sull'immutabil perno;
Cosi' i geli succedonsi alle rose,
La bionda Estate al desolato Inverno.
Osservo sempre, e più che penso e scruto,
Vedo che insiem cogli astri e le stagioni,
Tutto gira, ne sta fisso un minuto…..

Bravo, perdio ! Stupende osservazioni !….
Tant'è vero che appena t'ho veduto

M'è entrato 'l giramento di c……



BEPPE

Si chiama Beppe ,è basso di statura,;
Pallido e secco;
beve da far paura,
O, per dir come lui, si bagna il becco .
Come campi e di che ,
nessun lo sa, né alcun giammai lo seppe;
Si chiama Beppe:
Il chieder d' altro, tempo perso egli è.
Ecco la vita, ecco le gesta sue:
Sorge col sole, e, appena escito fuori,
Beve liquori, e dura
Tutte le ore legali
Cioè fino a chiusura de' locali.
Togli l'ore passate per le vie,
Recapiti ne ha due :
Biliardi e drogherie,
Dove in mezzo a un sinedrio di zozzai,
Discorre sempre e non ragiona mai.
Parla d'Arte , di Lettere, di Scienza,
Senza capir che non capisce niente.
Vive di maldicenza,
distrugge tutto velenosamente,
Citando spesso, ciucamente ardito,
Quello che ha letto e che non ha capito.
Nel vaniloquio suo sempre assoluto,
Se il contradici, guai!
Egli ha tanta modestia
Che sgretolando un Dio con l'attributo,
Ti dà, per non offenderti, di bestia.
Egli ha scoperto che nel suo paese
Le entrate non suppliscono alle spese.
Crede molto economico il disarmo,
E lo prova col lapisse sul marmo.
Pensa al povero popolo che langue
Tra la fame e gli stenti;
Beve un bitter, s'unisce a' suoi lamenti
E grida : Sangue !
Predice vicinissimo lo scoppio,
Ed urla - sode ! _ e beve un ponce doppio.
Cosi' passa i suoi giorni, e a tarda notte,
Dando capate e bòtte
Nell' inferriate
E nelle cantonate,
tutto ammaccato, a casa si ritrova;
Costi' si riconcentra,
E, dopo prova doppia e controprova,
Incianpa il buco della chiave ed entra.
Poi si spoglia sbuffando;
Rompe il solito vetro all'oriolo ;
Si sdraia a suon di calci nel lenzuolo,
Indi, pensando all'ultima questione che ha discussa,
rutta, bestemmia, s' addormenta e russa.


PUNTI DI VISTA

Quale il ben maggior? - chiesi a Bacone.
Pensò a lungo, poi disse : "La ragione".
Chiesi ad un verro : - Quale il ben più grande ?
Senza punto esitar , disse : "Le ghiande".


A UN OMICIDA

Guardalo….è morto ! Or l'ira tua fatale
Tace, del sangue suo sazia e nutrita.
Brutto e comune error ! Se a un uom vuoi male,
Non gli abbreviar la vita.

 

Robert Frost

L'UCCELLETTO

Proprio ho sperato che volasse via,
e non cantasse sempre davanti a casa mia;
gli ho battuto le mani dal limitare
quando non l'ho potuto più sopportare.
Mio in parte il torto dev'essere stato.
L'uccelletto non era stonato.
E qualcosa non va, qualcosa manca
In chi vuol far tacere uno che canta.

 

Rocco Scotellaro

I PEZZENTI

E' bello fare i pezzenti a Natale
Perché i ricchi allora sono buoni;
è bello il presepio a Natale
che tiene l'agnello
in mezzo ai leoni.

 

Salvatore Quasimodo

ED E' SUBITO SERA

Ognuno sta solo sul cuore della terra

trafitto da un raggio di sole :

ed è subito sera.



LAMENTO PER IL SUD

Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
In riva alle paludi di malaria
È stanco di solitudini, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.


ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

 

Salvatore Tibaldi

LA FRONTE

Tra le pieghe della fronte,
il pendolo della vita,
io vedo scandire:
l'infanzia lontana…..
l'adolescenza amara….
la giovinezza perduta….
la maturità dolorosa…..

LA SOLITUDINE DELLA VECCHIAIA….!


SULLA COLLINA
Una casupola di tufo sulla collina; le fanno corona,
come un tempo,
il fico d'india,
il limone,
e il mandorlo in fiore!
Sul davanti,
il grosso carrubo le dà ombra e la protegge;
abbarbicati alla vecchia porta,
un cespuglio di cedrina e
l'annoso gelsomino!
Il cielo sopra il tetto è azzurro e terso e, da lontano,
il gigante troneggia immobile e quieto : la sua bocca
emette colonne di fumo nero.
Lambendo la casupola abbandonata, corre l'antico
ruscello fino a valle ,e col suo gorgoglio mi dà il
benvenuto!
La sua acqua è fresca, trasparente e pura….!
Odo il gracidio delle rane e rivedo i granchi e il codino
guizzante dei girini….!
Nell'aria si spande l'odore amico della zagara e del
gelsomino….!
Mio Dio, questa
è
la terra mia nativa,
questo
è
il luogo della mia infanzia:
questa
è
la mia Sicilia!

 

Umberto Saba


A UN GIOVANE COMUNISTA

Ho in casa- come vedi - un canarino.
Giallo screziato di verde. Sua madre
Certo, o suo padre, nacque lucherino.
E' un ibrido. E mi piace meglio in quanto
nostrano. Mi diverte la sua grazia,
mi diletta il suo canto.
Torno, in sua cara compagnia, bambino.
Ma tu pensi : I poeti sono matti.
Guardi appena; lo trovi stupidino.
Ti piace di più Togliatti .


LA CAPRA

Ho parlato a una capra,
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
Dalla pioggia, belava.
Quell'uguale belato era fraterno
Al mio dolore. Ed io risposi, prima
Per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
Sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.


L'ADDIO

Senz'addii m'hai lasciato e senza pianti;
devo di ciò accorarmi?
Tu non piangevi perché avevi tanti,
tanti baci da darmi.
Durano si' certe amorose intese
quanto una vita e più.
Io so un amore che ha durato un mese,
e vero amore fu.

 

Vincenzo Cardarelli

ATTESA

Oggi che t'aspettavo
non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lascito,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
S'annuncia e poi s'allontana,
cosi' ti sei negata alla mia sete.
L'amore, sul nascere,
ha di quest 'improvvisi pentimenti.
Silenziosamente
ci siamo intesi.
Amore, amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d'insulti.

 

Vittorio Sereni

LE CENERI

Che aspetto io qui girandomi per casa,
che s'alzi un qualche vento
di novità a muovermi la penna
e m'apra a una speranza ?

Nasce invece una pena senza pianto
né oggetto, che una luce
per sé di verità da sé presume
-e appena è un bianco giorno e mite di fine inverno.

Che spero io piú smarrito tra le cose.
Troppe ceneri sparge attorno a sé la noia,
la gioia quando c'è basta a sé sola.


I VERSI

Se ne scrivono ancora.
Si pensa a essi mentendo
ai trepidi occhi che ti fanno gli auguri
l'ultima sera dell'anno.
Se ne scrivono solo in negativo
dentro un nero di anni
come pagando un fastidioso debito
che era vecchio di anni.
No, non è più felice l'esercizio.
Ridono alcuni : tu scrivevi per l'Arte.
nemmeno io volevo questo che volevo ben altro.
Si fanno versi per scrollare un peso
e passare al seguente. Ma c'è sempre
qualche peso di troppo, non c'è mai
alcun verso che basti
se domani tu stesso te ne scordi.

 

Vladimir Holan (1905-1980)

TI HA CHIESTO...

Una ragazza ti ha chiesto: Che cosa è poesia?
Volevi dirle: Già il fatto che esisti, ah si, che tu esisti,
e che nel tremore e stupore,
che sono testimonianza del miracolo,
soffrendo mi ingelosisco della tua piena bellezza,
e che non posso baciarti e con te non mi posso giacere,
e che non ho nulla, e colui che è sprovvisto di doni
è costretto a cantare...

Ma non glielo hai detto, hai taciuto
e lei non ha udito quel canto....

 

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