La storia della Valle Brembana è popolata di streghe "vere" e streghe create dalla fantasia della gente. Streghe "vere", come quelle di Ca' del Foglia, contrada di Brembilla, inquisite dai vescovi in visita pastorale. Tra le accuse a loro carico, quella formulata da un cacciatore che, dopo aver ferito una volpe, la vide fuggire e nascondersi tra le case del paese, dove la trovò, poco più tardi, celata sotto i panni di una vecchia del posto, da sempre sospettata di stregoneria, che giaceva in fin di vita a causa di quel colpo di fucile... Ben più numerose le streghe immaginarie, sparse qua e là a turbare l'esistenza di generazioni di valbrembanini a cui apparivano sotto le sembianze più strane e inquietanti, combinando ogni sorta di guai. Si racconta che un giovane di Stabello, messosi in viaggio di buon mattino per recarsi a Bergamo, si accorse di un gattaccio nero che lo seguiva e ogni tanto lo precedeva, attraversandogli la strada e intralciandogli il passo. Spazientito per l'invadenza dell'animale, il giovane lo colpì con una pedata, costringendolo a fuggire, ma dovette pentirsene, perché di rimbalzo gli arrivò un ceffone così potente da essere costretto a tornare a casa e mettersi a letto con la febbre. Il gatto non era altri che una strega. L'episodio è narrato dal Traini il quale racconta ancora di quattro ragazze di Zogno che stavano recandosi a San Pellegrino. Lungo la strada, una di loro, che si era leggermente attardata, si vide venire incontro tre cani ringhiosi che la minacciavano, impedendole di avanzare. Per quanto spaventata, la ragazza ebbe la forza di raccogliere alcuni ciottoli e di lanciarli contro le tre bestie, che furono costrette ad allontanarsi tra lugubri ululati e spaventosi latrati. Scampato il pericolo, la ragazza raggiunse le tre compagne, alle quali raccontò il brutto incontro di poco prima. Ma costoro assicurarono di non essersi accorte di nulla, anzi, non si fecero scrupolo di dichiarare di non credere a una parola di quello strano racconto. Forse erano delle streghe, trasformatesi in animali... Un sistema ritenuto efficace per combattere le streghe era di far bollire in un grande calderone gli oggetti domestici o gli indumenti che si ritenevano portatori delle fatture. Durante la bollitura, se qualcuno degli oggetti era stato stregato, si cominciavano a sentire lamenti sempre più forti e insistenti, finché la strega responsabile della malefatta, solitamente celata sotto le sembianze di una persona all'apparenza innocua, si doveva svelare per non rischiare la bollitura che la colpiva tramite l'oggetto stregato e di conseguenza subiva il castigo previsto per questi casi. Una vicenda del genere capitò a un giovane mulattiere di Dossena il quale aveva solo una sorella, sposata con un fannullone, assai cattiva e invidiosa del fratello che era invece stimato da tutti per la sua intraprendenza e abilità nel portare a termine gli incarichi assegnatigli. A forza di lavorare dall'alba al tramonto, il giovane era riuscito a mettere insieme un certo numero di muli e cavalli da tiro, con i quali trasportava ovunque per conto terzi ogni sorta di materiali. 1 quadrupedi erano la sua fonte di guadagno e perciò il mulattiere li trattava con ogni cura, badando che mangiassero a dovere, si riposassero dopo le fatiche quotidiane e non prendessero freddo quando erano sudati. Tuttavia, malgrado le attenzioni, non passava anno senza che un animale si ammalasse improvvisamente e morisse per cause inspiegabili. Convinto di essere vittima del malocchio, il giovane si rivolse finalmente a un vecchio saggio del paese il quale gli indicò cosa avrebbe dovuto fare se si fosse ripetuto un caso di malattia improvvisa tra gli animali. Così, quando notò che il mulo più mansueto e più apprezzato per la sua forza si era ammalato e stava morendo, mise in pratica i consigli del vecchio: riempì d'acqua una grande pentola, vi immerse tutti i finimenti del mulo e la mise a bollire sul fuoco del camino. Dopo un po', quando l'acqua stava per bollire, cominciò a sentire richieste di aiuto e lamenti emessi da una voce femminile che sembrava provenire dalla pentola. Il giovane, al quale era stato preannunciato questo strano fenomeno, non se ne curò e continuò a tener vivo il fuoco con grossi ceppi di legna. Ma poi i lamenti divennero sempre più acuti e si trasformarono in urla strazianti, poi la porta fu scossa da un bussare furioso, accompagnato dalle suppliche spasmodiche della voce che implorava il giovane di togliere la pentola dal fuoco. Alla fine la donna svelò la propria identità: era la sorella del mulattiere che gli chiedeva perdono, dicendogli che se non avesse fatto in fretta a levarla dal fuoco sarebbe cotta fino a morire. Al sentire la voce della sorella, il giovane comprese finalmente chi era la strega che gli aveva fatto morire i muli, ma dato che aveva buon cuore spense subito il fuoco e aggiunse acqua fredda a quella bollente. Poi corse ad aprire la porta, ma ormai era troppo tardi: la sorella giaceva a terra, morta bollita... La disperazione del fratello si trasformò poco dopo in rassegnazione, quando, entrato nella stalla, vide il mulo in piedi, completamente guarito e intento a mangiare di buona lena il fieno dalla greppia. Ma l'episodio di stregoneria più impressionante riguarda una famiglia di Endenna. Una giovane mamma del paese era intenta ad accudire alle sue faccende domestiche mentre la sua bambina di un paio d'anni si divertiva a giocare con una bambola di pezza. A un certo punto si sentì bussare e all'uscio di casa si affacciò una donna, vecchia e assai brutta, vestita di stracci e con un fagotto sotto il braccio, che chiese la carità di un pane. La giovane mamma rispose che non aveva né pane né farina, ma la vecchia insisté a chiedere qualcosa d'altro che la potesse sfamare. Allora la padrona di casa salì sul solaio a prendere un sacchetto di granoturco, così facendo lasciò la bambina sola con la vecchia. Ricevuto il sacchetto, la vecchia se ne andò, ringraziando appena e lasciando nella giovane mamma una sgradevole impressione. Poco dopo la bambina cominciò a piangere forte e a disperarsi e non c'era verso di calmarla. 1 pianti continuarono tutto il giorno, finché al ritorno del marito si decise di chiedere consiglio alle donne del vicinato. La diagnosi fu unanime: la bambina era stata stregata dalla vecchia venuta a chiedere la carità, la quale altri non era, se non una perfida strega, gelosa della felicità di quella famigliola. Fu chiamato il medico che visitò la piccola e trovò sul suo corpo i segni inequivocabili di una fattura. Allora le donne si diedero da fare per levare la stregoneria, facendo bollire i vestitini della bambina in una pentola con acqua, sale e aceto e biascicando certe formule cantilenanti e incomprensibili. Ma tutto fu inutile. Allora fu chiamato il parroco che pregò a lungo e benedì la bambina, ma solo l'intervento di un esorcista, fatto venire apposta da Bergamo, consentì di avere la meglio sulla fattura. Così la bambina fu finalmente liberata. |