Una severa critica alla televisione che vive della spettacolarizzazione delle disgrazie

CAPACI DI ENTRARE ... DOVE NON SI DOVREBBE

 

 

L' invadenza televisiva

di Giovanni Bonacci

 

Crolla una scuola e numerosi bambini giacciono esanimi sotto le macerie. Tu pensi che ci sarà un giorno di lutto in TV, pensi che ogni programma “divertente o sconcio” venga bloccato, pensi che la reazione debba essere impetuosa, totale, memorabile.

E invece no!!! L’unico risultato ottenibile è che tra un bel paio di natiche e l’altro spunti l’intervista ad una maestra ancora sconvolta e che nel bel mezzo dei più frivoli servizi di gossip l’immagine del piccolo Angelo che viene salvato appaia come un fulmine nel sereno cielo dell’inutilità.

Ecco, dopo una tragedia che dovrebbe colpire a fondo l’animo di ognuno, i risultati: una bella scorpacciata di ipocrisia e l’ennesimo cocktail tra la vita vera e le ballerine in minigonna. Non che sia contro le ballerine in minigonna, anzi…, tuttavia mi sembra impossibile non notare come malgrado pianti, urla, morti e famiglie distrutte ci si sempre il solito imperativo TV ad avere il so-pravvento: “The show must go on!”. Che lo spettacolo continui! Cosa varranno mai in fondo una ventina di bambini che passano all’altro mondo…

Questo è ciò che ci offre la TV! O ancora peggio: nel loro goffo tentativo di trasmettere via etere le emozioni suscitate da questo dramma ci sono giornalisti che, microfono in mano e telecamera in spalla si siedono ai piedi del letto dove è distesa una piccola superstite chiedendo con finta emozione: “Ma ti sono morti degli amici?”; “Ma quando tutto tremava cosa pensavi?”; “Ora come stai?”. Boh! Chissà come starà dopo una decina di ore sotto le macerie?!? Probabilmente avrà voglia di parlarne davanti alla fantomatica tazzina di thé…

Quello che non capisco, in sintesi, è come sia umanamente pensabile che la sofferenza umana altro non sia che il mezzo più adeguato per aumentare lo share.

Ogni tragedia, ogni spicchio di vita vissuta viene a forza estirpato e vivisezionato con minuzioso sarcasmo davanti alle telecamere. E’ questa dignità? E’ questa pietà? Tutti se lo chiedono ma nessuno fino ad ora è stato capace di urlare un NO più rumoroso di ogni falsità, più tonante di ogni frase ipocrita, più terribile della terribile macchina televisiva.

Ma, in fondo, dopo tanto dolore, saranno le solite trasmissioni odiose ed i soliti sciacalli ad avere la meglio. Ed allora “CHE LO SHOW CONTINUI!”.

Almeno finché qualcuno non si renderà conto…

 

 

 

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