Un ulteriore aspetto della TV ed un libro cult sul monopolio dell'informazione

I PERICOLI E LE COSE DA SALVARE

 

LA TV VISTA DA UNA CASALINGA

 di Roberta Morresi

 

Molto spesso, quando si parla di televisione, si focalizza il discorso sui programmi in onda in prima serata dimenticandosi le altre fasce orarie, che costituiscono la maggior parte del palinsesto ma che non sono di grande interesse dal punto di vista dell’audience. Sono invece molti coloro che, per vari motivi, usufruiscono del servizio televisivo proprio in questi orari dei giorni feriali e soprattutto si tratta di persone anziane, casalinghe, bambini o comunque persone che passano la maggior parte del loro tempo in solitudine.

Dal mio punto di vista, quello che la televisione offre a questi telespettatori è assolutamente mediocre e ripetitivo. Si passa da programmi di puro intrattenimento, con contenuti superficiali e a volte inventati, a programmi di accanimento giornalistico sulle tragedie già abbastanza pubblicizzate dai vari telegiornali. Inoltre, sono ogni giorno più frequenti gli spettacoli dove i professionisti sono sostituiti dagli spettatori, che non sempre sono all’altezza di sostenere quei ruoli, mentre sono ormai estinti quelli in cui si tratta di teatro, cinema e libri.

Parlando poi della TV dei ragazzi, ho riscontrato una notevole diminuzione delle trasmissioni che stimolano la fantasia e la curiosità lasciando come unica alternativa cartoni animati spesso violenti o con poco contenuto.

Tuttavia, nell’arco della giornata, c’e’ qualche programma che emerge da questa “TV spazzatura”; si può citare, ad esempio:

 

In conclusione, per me, in questa televisione, sono troppo pochi i programmi pensati per un pubblico attivo e troppi quelli che considerano il telespettatore come un soggetto protagonista delle storie degli altri e non della propria vita. Spero che questa tendenza s’inverta in un futuro prossimo per fare in modo che la televisione diventi realmente uno strumento di progresso.

 

 

 

George Orwell: "1984"

di Davide Toffoli

 

LA GUERRA E’ PACE /  LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’ / L’IGNORANZA E’ FORZA. Tre slogan che sintetizzano meravigliosamente la struttura di una dittatura, qualsiasi dittatura.

In “1984” di Orwell il mondo è diviso in “iperstati” simili (inquietantissimo particolare dato l’evidente annullamento delle differenze ideologiche tra queste superpotenze) e in guerra tra loro: c’è un Ministero della Verità pronto ad occuparsi di stampa (continuamente sottoposta a censura), divertimenti, scuola e arte, uno della Pace (che ovviamente si occupa della guerra), quello dell’Amore (che mantiene l’ordine e fa rispettare le leggi) e il Ministero dell’Abbondanza (che cerca di gestire i disastri economici che la continua guerra procura e di cui a farne le maggiori spese sono i Prolet, cioè la classe proletaria). C’è poi la Neolingua, un comodo idioma sempre più impoverito; c’è un tipo fisico ritenuto ideale dal Partito - tutti perennemente giovani, alti, muscolosi, pieni di vita e di energia, sempre abbronzati e senza preoccupazioni -; e ancora: figli fecondati solo artificialmente e, soprattutto, la Lotteria, il gioco settimanale cui i Prolet affidano tutte le loro speranze di vita. Goerge Orwell scrisse “1984” nel 1948, e credo che questo basti a mettere i brividi. Chi non ha brividi li avrà leggendo, o rileggendo, la storia di un uomo che cerca di ribellarsi semplicemente amando e pensando, iniziando cioè a riflettere sul fatto che “non era col farsi udire, ma col resistere alla stupidità che si sarebbe potuto portare innanzi la propria eredità di uomo”.

 

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