Per riflettere sui numerosissimi casi di "infanzia negata"

NON RUBIAMO AI BAMBINI LA LORO INFANZIA!!!

 

 

LO SFRUTTAMENTO MINORILE

di Giovanni Bonacci

 

Lo sfruttamento minorile si è imposto come uno dei problemi più incombenti e preoccupanti degli ultimi anni. Purtroppo essendo controllato spessissime volte da organizzazioni malavitose che tendono a tenere nascosti i loro movimenti si propaga in maniera subdola ed anche a causa dello scarso interessamento dei media quasi mai è messo al centro dell’attenzione.  Eppure è un affare assai più diffuso di quanto sembri ed al contrario dei luoghi comuni e di ciò che la gente pensa non è presente solo nel terzo mondo; si propaga difatti con preoccupante rapidità anche nel vecchio continente che malgrado sforzi di carattere politico-organizzativo non è mai riuscito a far fronte in maniera decisiva al problema, nello specifico c’è stato un doppio fallimento nell’opporsi a questo fenomeno: in primo luogo non si è fino ad oggi deciso se i provvedimenti debbano essere presi prima nei confronti dei paesi più sviluppati che usufruiscono dello sfruttamento in tutte le sue forme (prostituzione, spaccio di droga, importazione dei prodotti finiti lavorati da minorenni, …) o dei paesi in via di sviluppo che spesso basano larga parte della loro economia su questi meccanismi; secondo poi, come già accennato, l’opinione pubblica tranne in rare ed effimere occasioni non è mai stata sensibilizzata a dovere.

Se ci si ferma un attimo a riflettere, difatti l’unica reazione che si riesce ad avere davanti alle foto dei giornali o alle immagini televisive è un’insignificante espressione compassionevole spesso composta da frasi fatte che lascia rapidamente spazio ad una grassa risata per la prima notizia simpatica che segue. Ma basta guardare le cifre per farsi un’idea: attualmente nel mondo 400 milioni di minori con un’età inferiore ai 14 anni vengono sfruttati e, di questi, 300 milioni sono completamente analfabeti e 80 milioni producono beni destinati all’esportazione ed al sostentamento della propria nazione. A tutti loro vanno aggiunti 100 milioni di ragazzi di strada che, privi di genitori o di personale che li tutelino, sono abbandonati a loro stessi e costretti alle elemosine o al furto per sopravvivere (le fonti di queste cifre sono stralci di un documento dell’Ecosol europeo). Se la gente resta impassibile di fronte a tutto ciò, beh, vuol dire allora che lo sviluppo economico è inversamente proporzionale a quello interiore e che, in questo senso, rispetto al dopoguerra in occidente si sono fatti enormi passi indietro.

Concludo (pur senza voler fare insinuazioni inutili) ponendomi una domanda e cercando di darmi per quanto possibile una risposta: in tutti questi anni fino a che punto l’Europa e gli Stati Uniti si sono realmente interessati al problema e quanto sono stati i loro movimenti  realmente disinteressati e votati unicamente alla carità? Sinceramente credo molto poco, soprattutto perché non è notizia degli ultimi tempi che famose multinazionali (un nome a caso? La Nike!) si servano da anni di una manodopera infantile e sottopagata per abbassare i costi di produzione e un governo qualunque non sarebbe di certo tanto preso dalla questione da mettersi contro uno dei capisaldi della propria economia. Probabilmente più di una volta si è preferito non agire!

 

 

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