Due coinvolgenti testimonianze di esperienze
al servizio dei bambini meno fortunati
COME SE FOSSERO FIGLI NOSTRI
"PUER": UN AIUTO AI BAMBINI DELLA BIELORUSSIA
di Claudia Chiapparelli
Si può essere genitori di figli propri o adottati, ma oltre a queste due possibilità ne esiste una terza, secondo me davvero eccezionale e capace di regalare tanto ai bambini, e inoltre di grande prova per chi avesse deciso di compiere quel meraviglioso gesto che è adottare un bambino: l’affidamento. Ho conosciuto diverse persone che hanno fatto quest’esperienza, ma una in particolare mi ha fatto riflettere più volte su questo argomento. Non sto qui per parlarvi delle emozioni personali di queste persone, sarebbe una cosa poco produttiva, piuttosto vorrei parlarvi dell’associazione di volontariato che ha consentito ai bambini della Bielorussia di vivere in Italia giorni più felici. La sezione Ostia-Roma 2 dell’Associazione di volontariato PUER ha come scopo “l’assistenza e l’aiuto ai bambini ed ai minori in difficoltà sia in Italia che all’estero, a causa delle condizioni ambientali e sociali in cui vivono o a causa di guerre, di carestie o contaminazioni”. Ricorderete sicuramente che il 26 Aprile del 1986 esplose uno dei reattori nucleari della centrale di Chernobyl, nel nord dell’Ucraina, quasi al confine con la Bielorussia. Gli effetti di tale disastro si ripercuotono, purtroppo, ancora oggi sulla assai povera provincia dell’ex Unione Sovietica e lo faranno ancora per molte decine di anni. La situazione attuale del paese è di grande povertà e la situazione sanitaria in molte zone estremamente grave (tumori alla tiroide, leucemia). In Bielorussia si assiste oggi al diffondersi di malattie che in altri paesi sono state ormai sconfitte e che potrebbero essere curate con grande facilità se solo si potesse disporre delle medicine e dei presidi sanitari adatti. La PUER nasce proprio per cercare di intervenire su questa situazione, aiutando i bambini che si trovano in difficoltà. Studi medici hanno dimostrato che con un soggiorno di almeno un mese e mezzo in zone non contaminate dalle radiazioni vi è un alto grado di probabilità che i bambini crescano sani. I bambini arrivano dai villaggi più contaminati, accompagnati da un insegnante o da un interprete. Di solito hanno un’età compresa tra i 7 e i 14 anni. Negli ultimi anni la PUER ha cercato di invitare in numero sempre maggiore bambini provenienti da orfanotrofi, bambini cioè che oltre ai problemi legati alle radiazioni, hanno anche quello di vivere in istituti perché orfani, o perché tolti alle famiglie per gravi problemi (alcolismo e delinquenza). Per l’accoglienza presso le famiglie la PUER si appoggia a gruppi locali, facendo capo a parrocchie, ma aperti ai contributi di tutti, indipendentemente dal credo religioso. Oltre a questo, durante l’estate o per Natale, vengono invitati bambini che già sono stati in Italia così da rendere l’intervento sanitario ancora più incisivo e anche per mantenere il rapporto di affetto che si instaura tra le famiglie e i bambini. I primi bambini che sono stati ospitati, nel 1993, provenivano per lo più da piccoli villaggi molto vicini a Chernobyl. Molti di questi continuano a venire durante l’estate presso le famiglie che li hanno accolti la prima volta. In un secondo tempo, nel 1995, si è deciso di concentrarsi il più possibile sui bambini degli orfanotrofi le cui condizioni di vita sono molto difficili in quanto lo Stato non ha risorse sufficienti per assicurarne di dignitose. Chi ha visitato gli orfanotrofi ha parlato di carenza di cibo, vestiario e medicine, ma anche dell’assenza di servizi igienici funzionali, nonché di riscaldamento. Le persone che conosco che hanno fatto questa esperienza sono molto contente e la bambina che ospitavano d’estate presto sarà figlia loro: l’hanno adottata.
SABATI SPECIALI
fuori dal carcere con i piccoli delle detenute di Rebibbia
a cura di Rosa Bava ed Enrico Tuccinardi
Se non ritornerete come bambini,
non entrerete mai.
Loro sono bambini.
E sono entrati, no, molti sono nati dentro.
E non si parla di peccatori e Paradiso
ma di innocenti e carcere.
Ma gli occhi dei bambini sono speciali.
Scoprono come Casa una Sezione Femminile,
inventano giochi dove non ce ne sono
incollano come possono frammenti d’amore.
Ma la loro forza non è infinita,
la fantasia va alimentata,
l’amore va nutrito.
L’enorme autobus blu della Cotral esce da un cancello
incastonato tra le mura di cemento grigio
del carcere di Rebibbia.
Piccoli visi dai grandi occhi dai finestrini.
Il vetro è trasparente ai loro sguardi.
Elvis ha paura, è la sua prima volta fuori.
Valentina è felice,
oggi
danzerà sul prato.
Nora è timorosa, si divertirà, ma ora
il ricordo della mamma è troppo vicino.
Tatiana con parole nuove
chiacchiera già.
Noél è assonnato, ma il suo sguardo
promette futuri guai.
Mi avvicino piano a te, bimbo spaurito,
aspetto che passi lo sgomento iniziale,
la paura di perdere quel poco che hai.
Ti lascio seguire da solo il profilo dei campi
E come per caso ti prendo la mano.
Ricordo.
Un sorriso può valere oro.
Lo sai quando guardi il viso triste di Elvis
e la sua manina grassoccia ti stringe il mignolo forte
e lo desideri un sorriso. Lo sai quando lui coi lacrimoni
agli occhi guarda fuori e ha paura e non si dà pace,
vuoi un suo sorriso come puoi volere l’aria che respiri.
Fai le linguacce, gonfi le guance
e canti le canzoni stonate che ti facevano ridere
da bambino ma non serve a nulla.
Disperi e stai per rinunciare
quando vedi Nora che allunga un braccino
e prende la mano di Elvis con la sua e ride forte.
Nora dalle treccine nere ride forte
e la sua risata è contagiosa,
anche Elvis ride ora e rido anch’io.