Il viaggio di padre Pinuccio e di dieci volontari, quest'estate, in Nigeria

 

IL RACCONTO DI UNA MISSIONE SPECIALE

 

 

Tra realtà, emozioni e proframmi

di padre Pinuccio Demarcus, osj

 

Quando parlai dell’ormai prossimo viaggio in Nigeria con dieci volontari, molti mi guardarono preoccupati e perplessi. Un gruppo così  numeroso non si era mai visto partire per una nostra missione e poi… con quale preparazione da garantirne il successo?

E’ vero, la nostra comitiva era composita, ma con un denominatore comune: fare qualcosa per gli altri, così semplicemente. Tutti maggiorenni e, alla prova dei fatti, capaci di superare le difficoltà di rapporto e di ambiente che, sicuramente, si sarebbero presentate.

Ve li presento. Veronica, esperta in oratorio, che ha fatto “impazzire” di gioia i ragazzi con i suoi bans: provate a immaginare gli oratoriali di Lagos e di Ibadan cantare i ritornelli più impensati! La sorella Valentina, quasi dottoressa che, con le sue osservazioni e il suo acume, ci ha aiutato a preparare il programma all’insegna del tema Il giovane Marello con noi (avevamo scelto di sviluppare e approfondire questo aspetto della vita del fondatore). La mamma delle due, Graziella, pediatra, che ha avuto il suo bel daffare per visitare decine di bambini, ragazzi ed adulti, con una professionalità e delicatezza straordinaria: i bambini non facevano storie a motivo del suo sorriso dolce come una carezza. Per un lavoro incisivo e duraturo, però, è importante continuare a curare i bambini con una presenza costante di medici preparati che si alternino e possibilmente coprano l’arco di un intero anno. Per questo lancio un invito pressante a chi potrebbe essere disponibile non solo nel periodo estivo.

Come non ricordare Maria Teresa e Teresa Maria (la chiamavamo Barbara), che si sono sobbarcate un lavoro immane e stressante: suddividere qualche quintale di medicinali corredandoli con etichette italiano-inglese. E, dopo questo, pronte a rendere un servizio infermieristico di prima qualità, senza esigere la “pausa caffè” o il rispetto dell’orario del pranzo…

A creare il posto per lo stoccaggio delle medicine ci ha pensato Salvatore, esperto falegname di Olbia, che in pochi giorni è riuscito ad arredare la nostra clinica con capienti armadi fatti a regola d’arte. Luca, non nuovo a esperienze di volontariato, ha posto a servizio di tutti la propria disponibilità: un vero e prezioso jolly, capace di suggerire, con semplicità e altrettanta precisione, soluzioni giuste ai vari problemi tecnici. Gianni, il saggio del gruppo, professore competente in campo elettrico che, pur avendo qualche difficoltà a trovare il “polo neutro” (d’altronde si era ai Tropici…) tuttavia è stato capace di risolvere un problema tecnico che, fino ad allora, aveva causato danni ingenti ai già precari impianti. Infine, Giampiero e Federico, che già conoscevano il luogo e che in virtù dell’esperienza accumulata lo scorso anno, erano i responsabili, insieme a tre seminaristi, del programma oratoriano di Ibadan. Per loro rivedere i bambini che avevano conosciuto lo scorso anno è stata una gioia grande anche se, durante gli allenamenti, i consigli tecnici venivano dispensati in perfetto italiano e in inglese pig con grande perplessità dei ragazzini e  fragorose risate di noi adulti. Rivedere i luoghi abitati per qualche anno mi ha provocato varie sensazioni. E’ stato un piacere riabbracciare i miei confratelli, specialmente padre Dory e padre Sunil, parlare con i nostri seminaristi e chierici, incontrare volti conosciuti, ma la più forte emozione l’ho provata nel fermarmi, solo, dinanzi alla tomba di padre Marchiaro, sepolto nel luogo che mi aveva indicato, vicino ad un albero, a metà strada tra la cappella del seminario e la cappella in onore della Vergine dei Poveri, nel prato che ora è diventato un giardino disegnato e portato a termine dagli amici Sandro, Mauro e Renato, italiani della ditta Ponti. Celebrare la Messa nella “mia” cattedrale, nella foresta di Ibadan, mi ha dato l’opportunità di guardare gli occhietti vispi dei bambini, capaci di illuminare anche la notte più buia. Grande soddisfazione ho provato quando padre Dory, nuovo parroco di St. Mary’s a Lagos, mi ha proposto di celebrare i battesimi di 78 bimbi… Ci sono stati poi altri due momenti veramente importanti: venerdì 8 agosto durante la preghiera con i ragazzi di Lagos e Ibadan alla cappella della Vergine dei Poveri e l’inaugurazione del nuovo pozzo per il villaggio, dono delle parrocchie Maria Assunta di Oschiri e della Madonna delle Grazie di Nuoro. A me pare che questa esperienza non sia stata solo positiva per noi, ma anche un prezioso servizio per la nostra missione nigeriana. Sono pure convinto che molte altre persone desiderano vivere dei momenti così significativi ed importanti, magari in altre nostre missioni. I punti di partenza, mi pare, debbano essere le nostre parrocchie: aprirsi agli altri fa bene anche a noi e alle nostre comunità. Un grande ringraziamento va ai nostri superiori che ci hanno sostenuto nell’organizzazione di questa esperienza, ai benefattori, alle famiglie che stanno adottando molti bambini nigeriani e, in anticipo, a tutti coloro che attraverso queste pagine si sentiranno “mossi” dallo Spirito e dall’amore verso il prossimo per rendere questa terra meno triste e meno tragica.

 

 

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