Le ragioni della Pace: per una difesa coerente dei nostri valori
Voci dal mondo cattolico che
non crede alla guerra
di
E.Masina
(Segno nel mondo, n.14)
La guerra può,
forse, distruggere alcuni governi favoreg-giatori del terrorismo, ma non
deve toccarne i popoli. Se la nostra civiltà risponderà alla orribile strage
delle Torri con altre stragi anche numericamente maggiori, com’è proprio di
ogni guerra, non soltanto sarà compiuto un peccato mortale collettivo ma sarà
più facile al terrorismo nascere e muoversi in un panorama popolare di odio
accresciuto. (…)
Il miliardario
Bin Laden (tale per attività capitalistiche ne-gli Stati Uniti, in Giappone, in
Norvegia) non rappresenta il Sud dei poveri. (…) Lo spinge il fanatismo
religioso, non lo spirito di giustizia. Colpire il Sud dei poveri per
distruggere il suo invisibile impero, significherebbe compiere un’immen-sa
ingiustizia. “Rawa”, l’associazione delle donne afgane in esilio, ha
pubblicato un appello in cui dice: “Il governo degli USA e il popolo americano
devono sapere che c’è una grande differenza tra la gente povera e martoriata
dell’Afghanistan e i terroristi criminali Talebani e Jehadi. (…)
Attaccare l’Afghanistan e
uccidere la sua gente più derelitta
e sofferente, non allevierà in alcun modo il lutto del popolo
americano”. Non aumenterà la sicurezza del Nord. (…) E’ necessario
scostarsi un po’, non permettere che il lutto offuschi la nostra vista perché
il lutto, talvolta, genera mostri, violenza, desiderio di vendetta. E’
necessario sapere che tutto è cambiato per noi, gente del Nord; aggredita nella
nostra isola di benessere in mezzo a un oceano di disperazione; ma nulla è
cambiato per la miseria del Sud. Oggi il Sud sembra soltanto, sulle pagine dei
giornali e nei torrenti di parole che escono dai teleschermi, una giungla da
bonificare non con i trattori e con gli aratri ma con le armi più sofisticate;
un cuore di tenebre da colpire a morte. Follia! Gli studenti di Berkeley
scrivono sui cartelli delle loro mani-festazioni pacifiste una frase di Gandhi:
“Occhio per occhio rende cieco il mondo”.
Noi che ci sforziamo di guardare la Terra con gli occhi del Vangelo dobbiamo, dopo la sosta sulle tombe, riprendere il lavoro per un mondo più giusto. Dobbiamo reimparare l’amo-re e il coraggio dell’amore. Dobbiamo testardamente aprire il cuore ai poveri, volere per loro una giustizia che non è quella “infinita” reclamata dai potenti offesi ma il diritto alla vita, alla dignità e alla libertà di tutti gli esseri umani.
(24 settembre 2001)
“VOCI
… Oltre la guerra”
Brani tratti da: “Segno nel mondo” n.15
“La vendetta è ciò che di più anticristiano esista, è l’ubriacatura
della forza. La giustizia? Ci sono vari mezzi per ottenerla. Dobbiamo esigere
che il terrorismo sia fermato, ma siamo certi di aver sperimentato ogni via
possibile?”
Enzo
BIANCHI
“Due milioni di esseri umani muoiono ogni giorno per fame o malattie
facilmente curabili. Ma nessuno rimane sconvolto. Non sono anch’essi vittime
innocenti di una parte dell’umanità che spreca egoisticamente? Il commercio
internazionale è ben lontano dall’essere basato sulla giustizia e l’equità.
Il più potente schiaccia il più debole, condannandolo al sottosviluppo
economico, culturale e sanitario senza fine. Vi sono popoli i cui diritti sono
stati riconosciuti e proclamati dalla comunità internazionale; ma questa
assiste passiva a un interminabile massacro quotidiano, che ha per base la non
applicazione di tali diritti. Il terrorismo è da combattere perché è un male
in sé; ma occorre anche togliergli di mano situazioni oggettivamente ingiuste e
inumane, cui si appella per rivestirsi di legittimità.”
Pietro
SAMBI
(Nunzio
e Delegato Apostolico a Gerusalemme)
“Un cristiano rinunzia ad esserlo per il solo fatto di volere la
guerra.(…) Un costruttore di pace deve condannare il terrorismo e volere la
condanna giusta dei terroristi come perturbatori della pace. Fenomeni di
terrorismo non devono scoraggiare i cristiani dall’identificare situazioni
gravissime di ingiustizia, dal solidarizzare con nazioni intere su cui gravano
delle sofferenze intollerabili che sono la causa di rivolte e degli stessi atti
di terrorismo. Chi si dice cristiano deve impegnarsi
concretamente per una società diversa che faccia possibile e reale la
convivenza pacifica.”
Arturo
PAOLI
(Piccoli Fratelli di Charles De
Foucauld)
“Mai come oggi c’è bisogno di capire cos’è la pace. Nel nostro tempo
molti ne parlano ma non la vivono come impegno personale, in fondo non ci
credono, a volte ne parlano con violenza e seminano odio. Molti parlano in nome
dei poveri, ma non vivono la povertà come una scelta di condivisione, talora
sono ricchi, straricchi e non hanno nessun diritto di parlare a nome dei poveri.
La pace non si può realizzare mai nell’odio, richiede un coinvolgimento
personale e uomini come Francesco d’Assisi, come Gandhi hanno voluto la pace e
si sono sforzati di cambiare un tratto di storia senza l’uso della forza,
senza l’uso delle armi, mettendosi totalmente in gioco.”
Ernesto
OLIVIERO
(Fondatore del SERMIG)
“Una domanda inquietante: perché l’Occidente non riesce a usare
razionalità, tecnologia, esperienza commerciale e strumenti di democrazia per
contrastare un terrorismo che in nes-sun modo può essere tollerato o
giustificato e deve invece affidare all’uso delle armi la speranza di una
coabitazione pacifica tra i popoli? Probabilmente perché ha dimenticato che la
guerra non ha mai costruito fraternità o giustizia. Se non vogliamo che il
sacrificio di tante vittime diventi inutile, dobbiamo ricostruire, in loro
memoria e tutti insieme, nuove Torri: di sviluppo internazionale, di giustizia
globale e di pace duratura perché fondata su criteri di sviluppo sostenibile ed
equamente ripartito. Tutto questo però non si realizza con eserciti paladini di
giustizia, ma con operatori di pace disposti a pa-gare di persona perché si
possano aggredire e trasformare le reali cause che determinano quelle economie
diseguali e quelle assenze di politica che conosciamo come fonti di povertà, di
schiavitù e di emarginazione.”
Luigi CIOTTI
(Fondatore del Gruppo Abele)