ALBERTO CRISPO CAPPAI

Sassari 4 aprile 1851 - Modugno 6 dicembre 1940

DOCUMENTI (4)

L'alto commissario Giorgio di Grecia, Odos Krispos, alle Grandi Manovre e il volo di Cattaro

 

PRINCE GEORGE OF GREECE

   

HIGH COMMISSIONER IN CRETE

Era facile, “relativamente”,  per i Greci dichiarare la propria indipendenza dai Turchi nel 1827,  più difficile trovare un re per un popolo che non ne conosceva da centinaia d’anni e non aveva caste nobiliari recenti. Avendo come religione l'ortodossia era prima di tutto referente alla Russia, poi ai Prussiani che erano parenti con tutti e per finire agli outsider Inglesi che mettevano becco ovunque. Il primo trovato (sul mercato) era Otto il figlio di Ludwig I di Baviera per l’aggiunta minorenne all’epoca e cristiano:  per famiglia si diceva che almeno discendesse dai Comneno Bizantini. Fu deposto da una insurrezione nel 1862. A sostituirlo venne chiamato un Principe della Casa regnante danese Giorgio (figlio di Cristiano IX 1818-1906 e fratello di Federico VIII 1843-1912) sposato alla Granduchessa di Russia Olga. Vediamo che questi ragazzi, sfaccendati e in cerca di incarichi, sono sempre i secondi o terzi nella linea di successione al trono, i cosiddetti cadetti. Per la carica di alto commissario dell’isola si seguì anni dopo lo stesso criterio prendendo il secondogenito (in totale erano 7 figli viventi di cui uno di questi Andrea (1882 – 1944), sposò nel 1903 la principessa Alice di Battenberg e fu il padre del principe Filippo, consorte di Elisabetta II del Regno Unito) del re di Grecia *, pure lui Giorgio (I), che sposerà nel 1907una Bonaparte !!, Marie,  studiosa, seguace e benefattrice di Freud.

 

Marie Bonaparte (Principessa Saint-Cloud, 2 luglio 1882 – Gassin, 21 settembre 1962) Discendente in linea diretta di Luciano, fratello di Napoleone I, era figlia di Rolando Napoleone Bonaparte (1858/1924) e di Marie Blanc (1859/1882). Su questo complesso personaggio è stato girato un Film per la Tv - Princesse Marie (2004), regia di Benoît Jacquot, con Catherine Deneuve (Maria)

*Il vero nome di Giorgio I di Grecia era principe Wilhelm Georg di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg di Danimarca secondogenito di Cristiano IX di Danimarca e fratello di Alessandra di Danimarca, moglie del re Edoardo VII d'Inghilterra e di Dagmar moglie di Alessandro III Zar di Russia. Aveva 17 anni quando salì al trono di Grecia nel 1863 sponsorizzato dalla regina Vittoria che avevano condizionato l'Assemblea Costituente greca, portandola alla sostituzione di Ottone I di Grecia, figlio del Re di Baviera, beniamino della Germania, che era stato già deposto in seguito ad una rivolta del popolo.

 

     

 

INTITOLAZIONE DI UNA VIA A LA CANEA AD ALBERTO CRISPO CAPPAI

 

Maria Bonaparte

ODOS KRISPOS              VIA CRISPO

   

 

 

Decreto n. 32 

Il consiglio Municipale di la Canee, composto dal suo Presidente ...........  convocato a la Canee oggi 10 giugno 1899 nella sala delle adunanze alla presenza del suo segretario su invito del sindaco .......... ha proposto , nell'occasione della partenza del Colonnello A. Crispo comandante superiore delle truppe italiane in Creta di sua maestà, in segno di riconoscenza per le pene infinite che egli ha avuto durante la sua amministrazione, da parte della cittadinanza di la Canee..... che la ex via del mercato fino ad oggi chiamata "xxxx" si intitoli a suo nome per i servizi resi.

Decreta alla unanimità

di intitolare Rue Crispos (odos Krispos) la via del mercato de la Canea dalla Piazza Centrale xxxxx  fino alla via Ammiraglio Noel. Si delega il sindaco a dare una copia del presente al  Colonnello A. Crispo.

I firmatari .................

 

ALLE GRANDI MANOVRE

Dietro un biglietto invito una piccola grande storia

Non c'era null'altro che indicasse cosa si celava  dietro questo invito a corte (località piemontese sconosciuta)  per la sera del 31 agosto, ore 20, se non il fatto che il Maggior Generale Alberto Crispo Cappai, ex comandante l' "antica"  Brigata sabauda Casale (regg. 11 e 12) e ora la Scuola di Parma avesse rivestito un ruolo di giudice di campo del "Partito Azzurro". Non si trattava di politica, non esisteva ancora il partito azzurro in quella calda sera di fine estate del 1907. Il Re voleva circondarsi dei protagonisti dell'ultimo fatto militare disputato, probabilmente una esercitazione verso la fase finale, e per questo chiamava tutti i diretti interessati alle valutazioni, i comandanti, gli S.M di corpo, alla buona (in piccola tenuta non di gala) per un buffet con brindisi finale.  

 

Da qui è partita una piccola ricerca, più difficile delle altre, per identificare fatti  e personaggi meno noti, attori sul nostro palcoscenico della storia. 

 

L'Antefatto

Nel luglio di quell'anno (1907) gli austriaci (nostri alleati !!) senza neanche tanto pudore organizzarono sul confine italo austriaco della Carinzia, la regione dell’Impero che allora arrivava fino a Pontebba/Pointafel imponenti manovre militari supportate da lavori “immediati” di logistica stradale  e ferroviaria che suscitarono un certo scalpore. Si seppe poi che era il piano Konrad (dal nome del maresciallo capo di S.M. austro-ungarico) dell'invasione dell'Italia

[da Wikipedia]: Così un Ufficiale dei Bersaglieri, allora in forza ai servizi segreti dello S.M., Eugenio De Rossi raccontava: .... è la volta delle manovre austriache nelle Dolomiti e in Carinzia, con epicentro Klagenfurt. È l'occasione per fare una validissima riflessione sul binomio indissolubile che lega i bilanci per la Guerra a quelli per le infrastrutture. In queste manovre ciò che mi aveva colpito era la grandiosa e minuta preparazione ferroviaria per il concentramento e lo scioglimento dei Corpi, a compiere le quali operazioni si erano raddoppiati binari, allargate stazioni, creati parchi vagoni, messi nuovi rifornitori, costruiti chilometri di piani caricatori, ecc. ecc.: lavori sproporzionati alla entità dei trasporti. Si trattava di concentrare 30.000 uomini con i servizii: i preparativi avrebbero potuto servire invece per 400.000! ed erano tutti lavori di carattere permanente, del costo di parecchi milioni, più di quanto fosse impostato per le manovre stesse sul bilancio della guerra. Mi balenò allora l'idea che quelle grandi manovre fossero un paravento per nascondere un (piano) …. di guerra contro l'Italia. L’Indebito 'accrescimento, quasi clandestino della produttività ferroviaria in questa zona strategica è ciò che di tangibile, duraturo e minaccioso per noi, rimane delle loro grandi manovre» (De Rossi accenna anche di un ufficiale del neonato Ufficio Informazioni della Regia Marina che viene arrestato per goffaggine dagli austro-ungarici E. De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, p. 151, p. 193-194, Milano 1927.  

9 luglio 1899 Creta

Il rafforzamento del nodo ferroviario di Klagenfurt aveva come principale scopo, in caso di guerra con l'Italia, quello di poter riversare ad occidente un numero gigantesco di reggimenti d'artiglieria e cavalleria, previamente schierati nel dispositivo offensivo orientale dell'Impero contro lo zar. Naturalmente l'Italia non poteva sapere del piano ma solo intuirlo. Le manovre è uso diplomatico annunciarle per tempo ed invitare gli addetti militari d’ambasciata. Ma questi vengono chiamati un giorno in un determinato luogo e posti davanti a un simulacro d’esercitazione perché non sappiano oltre. Ben diversamente per un agente segreto che, se può, si muove liberamente per la regione in cerca delle stranezze. Ma qui occorre essere previdenti, non dare nell’occhio e saltare le decine di posti di blocco a bella posta messi. Anche l'Italia mise in campo la sua bella manovra programmata che si tenne in Piemonte (lontano dai confini austriaci ma sempre in regione alpina e prealpina per l'ambito addestrativo). perchè non apparisse da parte nostra come una diretta sfida.

 

Il Principe Giorgio passa in rassegna

 le truppe italiane che lasciano Creta

 

Sappiamo anche che la manovra o le manovre impegnarono fino a 62.000 uomini, 12.000 quadrupedi, 300 pezzi d’artiglieria. Poiché la ricerca si svolge prevalentemente su Internet,  varie tracce portavano si a manovre ma solo il fortunoso ritrovamento di un ritaglio di giornale, parzialmente illeggibile, confermava il fatto, il luogo e i personaggi. Sull'avvenimento scopro poi che venne girato anche un documentario dal regista che allora andava per la maggiore Luca Comerio. Non era stato un anno facile il 1907. In Russia s'era acuito, dopo un inverno di temperature glaciali, il problema alimentare che aveva sollevato ancora una volta gli animi ribelli con il pronunciamento del caccia (nave) Skory e attentati di varia natura. Da agosto la Francia è impegnata ad occupare il Marocco mentre il Re Vittorio Emanuele III,  forse per tranquillizzare i vicini, compare sulla prima pagina della "Domenica del Corriere", datata 18/25 agosto 1907, a caccia  a Noasca, sul Gran Paradiso, col cognato Francesco Giuseppe principe di Battenberg andato sposo alla sorella della Regina Elena, Anna del Montenegro.Scuola di Fanteria di Parma Dal 28 agosto al 6 settembre si svolgevano nell'alto novarese, fra Domodossola e Borgomanero, le grandi manovre del Sempione. L'obiettivo proposto era il seguente: due corpi d'esercito, costituenti il partito invasore (rosso) calavano dal Sempione  e dal San Bernardo (valle d'Aosta) mirando a ricongiungersi. Il partito difensore (azzurro) concentrato fra Novara e Borgomanero si proponeva di conseguenza di arrestarli in discesa dalla valle d'Aosta e dalla valle del Toce.  Direttore dell'esercitazione naturalmente il Gen. Tancredi Saletta, Capo di S.M., direttore effettivo di  campo e giudice il Generale Ettore Pedotti* comandante il IV C.d.A. Alpino che indica come giudici del Partito Azzurro, il Gen. Alberto Crispo Cappai  e del Partito Rosso Il  Gen.... (ncomprensibile). Al comando operativo dei due partiti "in guerra" stavano rispettivamente per i Rossi il Gen. Luigi Majnoni d'Intignano comandante il III Corpo d'Armata di Milano (or senatore ed ex Min. della Guerra dal 24/12/1905 al 29/5/1906 succeduto a Pedotti ma anche ex com. IV C.d.A. Alpino) e per gli azzurri il comandante del Corpo d'Armata di Bari il Ten. Gen. F.L. Rogier. Allo svolgersi delle manovre, oltre alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle .......,  assistettero il Re, il conte di Torino Vittorio E. fratello di Emanuele Filiberto di Savoia, secondo duca d'Aosta e il Gen. Giuseppe Ettore Viganò Ministro della Guerra in carica in rappresentanza del Governo (Giolitti III con incarico dal 29/5/1906). 

 

*Un filo per noi invisibile, ma supponibile lega fra loro due attori della breccia e delle manovre: i gen.li  Crispo e Pedotti. Quella che faccio è una ipotesi ma nel corso del mandato di Pedotti venne girato a Roma il Film "Porta Pìa, La presa dì Roma" di Alberini,  a cui il ministro della Guerra pro tempore Ettore Pedotti teneva molto (concede soldati, cavalleggeri come comparse  e uniformi e armi).  

Di questo film si dice in rete che : L'opera è fortemente anticlericale ed è facile trovarvi un'influenza massonica (Alberini stesso era maestro di III °grado presso la Loggia "La concordia" di Firenze) . Difatti la proiezione fu fortemente voluta da massoni molto influenti quali Alessandro Fortis, Leonardo Bianchi (Ministro dell'Istruzione) e Ettore Pedotti (Ministro della Guerra), e fu una forte risposta alla rinata influenza politica della Chiesa, nonché esempio d'applicazione delle teorie massoniche di Ernesto Nathan, che individuava le feste e le celebrazioni come luoghi di maggior attenzione per la diffusione del "verbo laico".  http://www.accademiadisunitiorte.com/index_file/Page366.htm   P.Pia

Gen. Pedotti*Ettore Pedotti, nato in Piemonte nel 1842, viene nominato senatore l’8 novembre 1903 contestualmente alla sua nomina a Ministro della Guerra. Volontario nel 1859 nei Cacciatori delle Alpi, Pedotti aveva percorso tutti i gradi della carriera militare fino all'incarico di comandante del X C.d.A. Pluridecorato, impegnato in passato anche nella lotta al brigantaggio nel circondario di Matera, era stato sollecitato dallo stesso Giolitti ad accettare l'incarico ministeriale. Il suo mandato non fu facile perché di fronte alla, da lui constatata e documentata insufficienza degli apparati militari, gli venne negato l’aumento di spesa che egli aveva ripetutamente chiesto; per tale ragione, nel dicembre 1905, si dimise. Morirà a Genova il 5 gennaio 1919. 

IL PRANZO DI CORTE - Ma cosa si mangiò e si disse quel sabato sera alle 20 del 31 agosto 1907

Questo pezzo viene ricostruito induttivamente sulla base delle conoscenze dei principali temi storici del momento. Prendetelo quindi come un libero esercizio sul quale potrete, o non, essere  d'accordo.  Se mi sono spinto troppo in là nella zona grigia chiedo venia.  A.W

 

Del lungometraggio oggi restano circa 75 metri di pellicola (4 minuti ca. di proiezione), restaurati e conservati dalla Cineteca Nazionale. Non sappiamo se il gen. Crispo ebbe anche un ruolo di consulente ma sappiamo della emozione davanti al grande telone steso per la proiezione a Porta Pia. La sera del 20 settembre 1905 fu una serata storica, o addirittura mitica per il meravigliato e ancora inesperto pubblico romano. Stava per iniziare la proiezione del primo lungometraggio, e forse del primo film a soggetto, che battesse i colori nazionali.  La concezione dei film era ancora legata alla tradizione teatrale, con fondali dipinti che spesso ondeggiavano al vento, a causa delle riprese all'aperto per avere più luce. Così ecco l'intimazione della resa al presidio pontificio, la disperazione del comandante della piazzaforte romana, che piange sconsolato e platealmente batte i pugni sullo scrittoio. Forse l'unica scena veramente efficace è la carica dei Bersaglieri, ripresa con la macchina in postazione fissa e le schiere di soldati che vi sfilano davanti gloriosi.  

Il Re in divisa, affiancato dall'immancabile aiutante di campo Gen. Ugo Brusati, salutò gli ospiti allo scalone d’onore facendoli accedere al salone dove questi presero posto al tavolo secondo la scala gerarchica. Al pranzo non poteva presenziare il cognato, principe di Battenberg, compagno di caccia del Re e marito della sorella della Regina Elena, per un improvviso impegno.

Il Re era interessato alle manovre, alle tecniche e alle novità e chiese notizie al Gen. Saletta, direttore di campo, sul comportamento tenuto dalle truppe e dagli ufficiali. Aveva saputo (in riservato rapporto) di quelle austriache ma non voleva esprimersi per non mettere in imbarazzo il ministro della Guerra (dipendente dal Governo). Sapeva dei nostri tagli di bilancio, ma sapeva anche che i nostri vicini, amici e nemici, stavano riarmando. L’ultima nostra corazzata leggera varata (la Roma il 16 aprile di quell'anno) era della Classe Regina Margherita impostata 6 anni prima che poteva considerarsi superata.
Il Re ricordava di ognuno i nomi, l'incarico, la carriera, grazie alla sua memoria di ferro allenata dalla sua passione di collezionista. Le portate si susseguivano e nelle pause si parlava del fatto del mese che riempiva ancora le pagine dei quotidiani: il ritorno trionfale dal raid Pechino-Parigi dell'equipaggio dell’Itala di Borghese, Guizzardi e del giornalista del "Corriere della Sera" Barzini (Barzini divenne oltremodo famoso per le sue cronache trasmesse per telegrafo da posti impossibili che arrivavano in redazione anche otto o dieci ore dopo l'invio). Il Re annunciò che aveva già comprato anche lui un'auto sua per raggiungere Racconigi da Torino e per insegnare guida alla Regina Elena nei viali del parco appena si fosse impratichito (erano due anni che girava e quindi o sapeva o non sapeva). Per restare in tema il Re chiese dei pochi automezzi usati durante la manovra e se anche lor signori ne vedevano l’utilità in un ravvicinato futuro.

(nota: Si disse, o almeno circolava la voce, che l’industria dell’auto e nello specifico il suo uso a scopi militari, non fosse proprio fra le aspettative di Casa Savoia, lenta ad adeguarsi e a comprendere le innovazioni. Vittorio Emanuele, “lungimirante”, considerò per anni i nuovi mezzi di trasporto “macchine pericolose ed abominevoli”. Questo fino al 1904, anno in cui un guasto ferroviario bloccò il convoglio reale di Sua Maestà alle porte di Roma (il convoglio reale esiste tutt’ora passato dal Re al Presidente della Repubblica). Il principe Colonna giunse prontamente con la sua nuova Fiat a soccorrere il sovrano e condurlo al Quirinale. Da quel giorno sembra che Vittorio Emanuele ribaltasse il suo giudizio sulle automobili e affibbiasse alla Fiat l’etichetta di “Fornitore della Real Casa”. Il re, nel luglio del 1905, volle recarsi personalmente a visitare, a Torino, gli stabilimenti di via Dante. Aggiungiamo che a differenza del treno l’etichetta di fornitore della Real Casa la Fiat non l’ha più.

Pareri contrastanti sulla meccanizzazione comunque sussistevano ancora, specialmente per quelle operazioni svolte su terreno alpino e prealpino dove il mezzo meccanico lasciava molto a desiderare. Il Ministro della Guerra aveva comunque deciso di creare un parco macchine per la sussistenza ma non c’era urgenza, bisognava istruire una sezione del Genio ferrovieri in Roma per la manutenzione e una scuola di Guida per il personale incaricato poi si vedrà, bilancio permettendo.
Gli ospiti, non lo dissero, ma rimasero colpiti dal fatto che il menù in tavola fosse in italiano cosa mai successa prima. Il pranzo era annaffiato con Barbaresco e Camastra mentre le portate partivano dal Consumato (sic consommè), alla Trota di lago, dal prosciutto di York con salsa Cumberland, al beccaccino ripieno e per finire Gelato di pesca con pasticceria mista e biscotti al formaggio. Al sigaro e ai liquori, e all'immancabile brindisi col Cinzano, la discussione scivolò ben presto su quella che era la grande passione del Re: la caccia nel parco del Gran Paradiso, da cui era appena rientrato. Il Re raccontò con dovizia di particolari delle prede ancora numerose, specialmente gli stambecchi difficili da cacciare. Ci teneva a mettere in evidenza questo lato del carattere che l'univa al nonno Vittorio (II). Lui era oltretutto un ottimo tiratore. Sarebbe stato un buon soldato.
I comandanti d’estrazione alpina ci tenevano invece a riportare il discorso sulla vera novità istituzionale non più procrastinabile vista la nuova generazione di armi a tiro rapido e a distanza. Una nuova divisa, mimetica, in prova presso un plotone alpino detto “Grigio”, dal colore, che aveva appunto dato i migliori risultati in montagna fra le rocce. Nappine, coccardine, penne, possono piacere agli adoratori dei regolamenti, delle parate, ma in guerra sono ormai un controsenso ed un pericolo. Tutti d’accordo. Il re sciolse presto il convivio perché secondo le sue abitudini mangiava poco e andava a letto presto la sera. Gli ospiti rientrarono ai loro lontani alloggi perché il giorno dopo, nonostante la festività, l'esercitazione continuava.

 

Se le grandi manovre del 1903 avevano evidenziato la flessibilità e versatilità del motore a scoppio quelle del 1905 videro l’impiego esclusivo e con successo di 29 autovetture Fiat da 8 a 24 HP nonché quello di 21 vetture private guidate da volontari automobilisti per il momento non istituzionalizzati tutte a benzina. - Il 16 aprile 1907, viene fatta approvare la PRIMA ISTRUZIONE SUL SERVIZIO AUTOMOBILISTICO (Pubblic. n. 6 ediz. 1907- Min. Guerra, Comando Corpo di S.M., Reparto Intendenza, Ufficio Trasporti) e ciò allo scopo di dettare norme tecniche, disciplinari, amministrative e d'impiego, nonché le modalità relative ai libretti di macchina e certificati di idoneità alla condotta di automobili. Nella successiva manovra (1907 la nostra) si valutò seriamente la nascita della specialità automobilistica dopo aver costatato che in caso di mobilitazione i quadrupedi sarebbero stati comunque insufficienti (il fabbisogno di guerra era infatti stimato in 120.000 cavalli e 30.000 carri). Si stimò anche che un totale passaggio al "carreggio automobilistico" avrebbe richiesto non meno di 2.000 autocarri. Per ovviare alla insufficienza e alla spesa con bilanci “stirati” si procedette al solo acquisto di 500 automezzi che in caso di guerra si implementavano di altri 500 requisiti. Questi 1.000 autocarri avrebbero consentito di risparmiare non meno di 12.500 carri e 55.000 quadrupedi con risvolti positivi di carattere finanziario. Questa sezione si trasformò nel 1910 in "Battaglione Automobilisti del Genio" con una compagnia a Roma ed una a Torino.

     

L'improvvisazione supposta per il brano testè letto non comprende una serie di verità di seguito elencate: vero Barzini, vero l'auto, vero il menù tratto dai menù standard di Casa Savoia, vera la corazzata, vera la battuta di caccia, vero il plotone grigio, vero...., vero... etc  

L'INCONTRO CON D'ANNUNZIO

Oso domandare all'Eccellenza Vostra una cinquantina
d'uomini di manovra per il campo d'aviazione di Gioia del Colle. Confido nella benevolenza della S.V. perchè  questi uomini ci sieno concessi durante il periodo delle nostre operazioni che sono molto importanti.
 

A sx sotto la testa e il finale della missiva a mano del maggiore D'Annunzio, datata 29 sett. 1917 (trascrizione testo a fianco), su sua carta intestata della Squadriglia della Comina (Pn) per la richiesta d'uomini, vista l'urgenza dell'incursione alle Bocche di Cattaro e l'espletamento immediato delle operazioni

     

La mancanza di uomini ritarda e impedisce ogni prontezza dei nostri movimenti. Speriamo nella concessione, e i Tenenti
Parravicini e Muratorio avranno l'onore di esporre alla S.V le condizioni che ci costringono a questa richiesta. Si abbia l'E.V. col mio profondo ossequio, la mia gratitudine  più viva...

 

di decollo alla minima avvisaglia di bel tempo (narrato alla 3a parte). D'annunzio all'epoca aveva già fatto incursioni aeree su Trieste, Trento, perso l'occhio al ritorno da Zara e sospesi, per un pò, i voli di azioni a terra: poi da Aprile del '17 di nuovo in volo su Pola e sul fronte della III armata del Duca D'Aosta. Era già insignito di 3 argenti e 4 mesi dopo sarà a Buccari, "la beffa", al violamento della munitissima base navale austriaca in Dalmazia.

     

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