LA CANEA (Candia - Creta)

1897 - Peacekeeping Force

 

 oltre ad  alcuni ufficiali dei Bersaglieri  - La bandiera fu regalata al battaglione stesso dagli ufficiali della Liguria. Il pezzo d’artiglieria è uno di quelli sbarcati. 

LA VITA A CANEA

Parlerò della politica cretese? Tutto sarà detto quando avrò ingenuamente dichiarato che non si sa nulla, e i Cretesi, sieno cristiani o musulmani, insorti o impiegati del governo turco, e gli stranieri qui residenti, e i corrispondenti dei giornali inglesi, e gli stessi Ammiragli vivono nell’aspettativa di ciò che alle potenze europee piacerà di decidere nei segreti convegni della diplomazia circa l’avvenire di quest’isola. Avrà essa per ora un semplice governatore incaricato di preparare la strada a un governo autonomo, oppure, senz’altro, verrà a reggerne le sorti un principe dall’Occidente e una nuova dinastia figurerà nell’Almanacco di Gotha del 99? Oppure, ipotesi non impossibile a questi chiari di luna germanici, prevarrà il consiglio di non fare impermalire la Sublime Porta col sottrarle un’altra delle sue buone province e dopo tanto armeggìo di squadre e di truppe internazionali, tutti torneranno a casa e l’isola ribelle resterà sotto l’antico dominio? . Non scherziamo col fuoco. I cretesi tanto son lontani dal supporre siffatta soluzione del problema, gli stessi turchi, per quanto possano desiderarla, tanto poco si illudono, che in vista di un prossimo avvenimento politico tutti si danno d’attorno come se un’era nuova già spunti all’ orizzonte e convenga prepararsi, gli uni pel bene nazionale del loro paese, gli altri delle loro borse. Da qualche tempo Canea (capitale di fatto se non di nome, poiché la vera capitale sarebbe Candia) va pigliando un aspetto insolito d’attività e di movimento commerciale: nel vasto quartiere, quasi interamente bruciato durante il periodo dell’insurrezione, si lavora a rifabbricare le case distrutte, si aprono nuovi negozi nelle due vie principali, giungono in dogana materiali di costruzione e mercanzie da Smirne, da Salonicco, da Trieste; non basta: persone d’ iniziativa e di buona volontà, se non di quattrini, si adoperano a trovar fondi per agevolare le comunicazioni dalla costa all’interno dell’isola, presentano progetti di strade e ferrovie, anzi pare quasi imminente 1’approvazione d’un progetto che per ora sarebbe il più utile di tutti, quello cioè d’un tram a vapore tra Suda e Canea. Guai a noi, guai a noi, dicono i cristiani, se tante belle speranze dovessero andare in fumo, se la vecchia diplomazia non avesse il coraggio di sciogliere il nodo secondo giustizia e ci abbandonasse alle vendette dei turchi, nostri perpetui padroni! Guai a noi non solo, ma anche guai ai turchi, perché se ora gli insorti cristiani conservano un atteggiamento pacificamente armato di paziente aspettazione e di fiducia, il giorno stesso in cui fosse proclamato lo status quo ante bellum scenderebbero dalle loro montagne, e gli insorti sono in questo momento circa sessantamila e il loro numero in meno d’una settimana potrebbe aumentare del doppio! ... continua...

 

Scontro delle truppe austro-italiane cogli insorti a Hierapetra - dis. di A. Beltrame da schizzo del corrispondente F.B.(da L'Illustrazione Italiana)

 

Il colonnello Alberto Crispo Cappai a la Canea http://digilander.libero.it/frontedeserto/memory/biografie/crispocappai.htm

 

A bordo della Sicilia: da sx T.Col. Virusati (Bersaglieri) - T.Col. Koroef (14° ft. russa) - Col. Grugek (87° ft. austriaca) - T.Col. Famin (4° ft francese)

... continua..

Non ebbero timore gli Ammiragli esteri di fare impermalire il governo di Costantinopoli, come difatti si è impermalito, con un atto sovrano di energia, quale nessuno che non abbia vissuto in terre levantine sotto la dominazione turca avrebbe mai sognato: vero atto di giurisdizione in casa altrui, non ispirato forse alle norme comuni del diritto internazionale, ma imposto non tanto dalla eccezionalità delle circostanze quanto dalla fiacchezza e più ancora dallo squilibrio (per non usare altro vocabolo assai più grave) della giustizia musulmana. Intendo parlare dell’ Ordinanza promulgata in nome delle rispettive nazioni, colla quale gli Ammiragli costituirono formalmente in Canea un vero e proprio tribunale che giudichi senza appello in materia d’alcuni speciali reati contro la sicurezza pubblica. Ad onta delle ripetute rimostranze e proteste di Djevad Pascià e d’Ismail Bey — uno già Gran Visir a Yldis Chiosch, ora maresciallo in Creta delle truppe turche, 1’altro Governatore civile, — il primo processo, istruito da un capitano francese, ebbe luogo in forma pubblica nei primi giorni di novembre e durò tre udienze consecutive davanti a una folla stipata di cristiani e di musulmani, terminando coll’assolutoria di quattro accusati e la condanna degli altri due ai lavori forzati perpetui; condanna che sarebbe stata di morte, poiché trattavasi d’assassinio per brutale malvagità con premeditazione ed agguato, se in vista dell’odio istintivo di razza e di religione il Tribunale non avesse concesso la diminuzione d’un grado. Dacchè mondo è mondo non credo che mai sia avvenuto un processo giudiziario in condizioni più curiose, con apparato più solenne e formidabile: le navi estere da guerra ancorate dinanzi alla città, sul piazzale del comando due cannoni dell’artiglieria italiana da montagna, tutto intorno, schierati in quadrato e pronti a render gli onori ai giudici, i picchetti militari rappresentanti le grandi potenze; nella sala delle udienze i sei accusati, custoditi da carabinieri italiani e da soldati montenegrini, giovinotti questi ultimi di statura gigantesca. Entra il Tribunale: un maggiore francese di fanteria-marina funge da presidente, un tenente di vascello russo e un altro tenente di vascello germanico gli siedono accanto a destra e sinistra, poi un ufficiale italiano dei bersaglieri, un tenente inglese tutto vestito di rosso, un sottotenente austriaco; il Pubblico ministero è rappresentato da un capitano italiano, come italiano è il segretario; i difensori sono ufficiali francesi. Naturalmente in un consesso di giudici cosmopoliti, è giocoforza usare la lingua francese, e poiché gli accusati e i testimoni non parlano che il greco, chi parla più di tutti è l’interprete. I due condannati, immediatamente dopo la lettura della sentenza, vennero condotti alla vicina isola di Spinalonga; ignoro quanto vi rimarranno, ma questo so e posso dire: il primo processo internazionale compiutosi a Creta, fu l’affermazione della civiltà europea in terra cristiana e per la Turchia fu più grave d’ una sconfitta. DEMETRIO

 

 

Fortino Soubaski a S.E. di Canea dis. Beltrame da foto Demetrio

NELL’ISOLA DI CANDIA.

Una Ridotta italiana a(d) Hierapetra.

Ciò che si prevedeva, succede. Tutte le proposte delle Potenze al Sultano riguardo a Candia, tutto il loro affaccendarsi per ottenere e stabilir le riforme nell’isola, vanno in fumo. Il Sultano promette sempre, non mantiene mai, e si burla di tutti. Le Potenze vogliono ora deferire agli ambasciatori a Costantinopoli i negoziati per Candia e la soluzione delle nuove difficoltà suscitate dalla Turchia; e intanto anche la nomina del Governatore di Candia è sospesa. Si parla di bloccare, colle navi delle Potenze, Costantinopoli; ma il blocco si farà?... Le Potenze arriveranno a cacciare da Candia la Turchia?... Intanto, occupiamoci d’un pacifico episodio militare nell’isola e che riguarda le nostre truppe d’occupazione. Il primo battaglione del 36° reggimento di fanteria, sotto il comando del maggiore cav. Luigi Ghersi, eresse nell’isola, ad Hierapetra, una ridotta, come eventuale punto d’appoggio per respingere qualsiasi tentativo d’ostilità degl’insorti o dei turchi. Essa fu ideata dallo stesso comandante, che ne diresse pure i lavori. Il maggiore Ghersi è figlio del maggior generale. Fu mandato a Creta l’11 agosto (1897) quale governatore di Hierapetra in sostituzione del T.Col. Zevi, rimpatriato per motivi di salute. Promosso, nell’ 89, capitano di stato maggiore, nel ‘96, a soli 36 anni, fu nominato maggiore e destinato al 36.° fanteria di stanza ad Alessandria; quindi a Candia. Nello scorso ottobre, dopo 40 giorni che durò l’erezione della Ridotta, il maggiore raccolse il suo battaglione fra i parapetti di essa per festeggiarne il compimento; e pronunciò un discorso in cui parlò di simili lavori che, in altri tempi, eressero nell’isola stessa i Romani e i Veneziani. Sulla Ridotta, fu inaugurata una breve iscrizione commemorativa. Il battaglione fu passato in rivista, in quello stesso giorno, dal comandante della regia nave Lignria.

 

Galata - Alzabandiera

 

Esercito
12° Btg del 8° Rgt Bersaglieri - T. Col. Marchese Brusati Achille*
1° Btg del 36° Rgt Fanteria - T. Col. Zevi - dal 11.08.97 Magg. Luigi Ghersi
8° Batteria di Montagna e Carabinieri

14.10.1898 - 01.07.1899 il Comando viene affidato al Col. Alberto Crispo Cappai
1° Btg del 36° Rgt Fanteria (fino al 16.11.98)
2° Btg del 49° Rgt Fanteria (dal settembre 98) - Magg. Pisanelli
2° Btg del 93° Rgt Fanteria - Magg. Pallotta (dal 08.10.98)
12° Btg del 8° Rgt Bersaglieri (fino al 26.11.98)
1° Btg del 6° Rgt Fanteria (dal settembre 1904)

 

Ritorno dei marinai italiani dalla rivista delle truppe internazionali: dis. Beltrame da foto Demetrio

 

* Il T. Col. Marchese Achille Brusati  - Su proposta del Ministro della Guerra - con decreto del 19 maggio 1898: in considerazione di speciali benemerenze acquistate quale comandante il battaglione bersaglieri distaccato a Candia

 nomina CAVALIERE

Brusati marchese Achille, tenente colonnello, collocato in posizione di servizio ausiliario con decreto in data 10 marzo 1898.

 

(Già Menzione Onorevole (Bronzo) per le azioni compiute nei luoghi sottodescritti (lotta al Brigantaggio) dal 6° Bersaglieri
Brusati marchese Achille, capitano nel 6° reggimento bersaglieri in Lagonegro - Basilicata.
Ferrari Giuseppe, tenente nel 6° reggimento bersaglieri in Lagonegro
Marini Mario,  furiere nel 6° reggimento  bersaglieri  in Lagonegro
Chiarini Enrico, sottotenente nel 6° bersaglieri in Potenza - Basilicata
Ugenti Francesco, sergente nel 6° reggimento  bersaglieri in Potenza

 

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