LA GUERRA  

E IL CINEMA

Il Generale Della Rovere

di Roberto Rossellin


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Writing credits Sergio Amidei, Diego Fabbri, Indro Montanelli, Roberto Rossellini
Produced by Moris Ergas
Original Music by Renzo Rossellini
Cinematography by Carlo Carlini
Film Editing by Cesare Cavagna, Anna Maria Montanari
Production Design, Art Direction,Costume Design by Piero Zuffi

Cast Vittorio De Sica il Generale
Hannes Messemer Col. Mueller
Vittorio Caprioli Banchelli
Mary Greco Vera (the madam)
Lucia Modugno Partisan girl
Kurt Polter German officer
Guisseppe Rosetti Pietro Valeri
Kurt Selge Schrantz
Linda Veras German attendant
Sandra Milo Olga
Giovanna Ralli Valeria
Anne Vernon Chiara Fassio
Franco Interlenghi Prisoner executed

Non importa "dove" si milita; importa solo "come".…- Sono queste le parole che il generale rivolge a due detenuti repubblichini i quali, prima di essere scarcerati, passano davanti alla sua cella per rivolgergli un saluto. E' la buona fede, insomma, quella che conta nelle scelte di campo, al di là dell'inevitabile giudizio della storia su di esse-.

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Ispirato dalle sue vicende belliche, ma sarebbe più preciso dire carcerarie, Montanelli accetta di scrivere con Sergio Amidei e Diego Fabbri il soggetto e la sceneggiatura del film "Il Generale Della Rovere" che verrà premiato a Venezia con il Leone d'Oro.  Contemporaneamente alla lavorazione del Film Montanelli scrive per esteso, in stile letterario (romanzato, lo dichiara lui stesso) il racconto che come il film susciterà un vespaio di polemiche, sia per il carattere ambiguo del personaggio interpretato da De Sica, che per i personaggi ancora viventi che si riconoscono nel film e nel libro. Il giornalista deve quindi fronteggiare Franco Robolotti, http://www.anpi.cremona.it/testi/Robolotti.htm figlio del generale Giuseppe, fucilato a Fossoli con Bertoni, Luigi Ceraso, secondino a San Vittore (è tra i protagonisti del racconto di Montanelli) e Giuseppe F. Mayda, giornalista. I tre, secondo diverse ricostruzioni, asseriscono che tutti in carcere sapevano che Bertoni era in realtà una spia dei tedeschi. Il suo eroismo e la sua vicenda, quindi, sarebbero frutto della fantasia narrativa dell'autore (l'autore ci tiene però a precisare di aver confidato al generale la sua intenzione di fuggire* e se avesse voluto lo avrebbe venduto facilmente per farsi bello coi tedeschi). Altra polemica non da poco visto, che erano passati solo 15 anni dai fatti, il film veniva tacciato di distorsione storica dei fatti in entrambi gli schieramenti politici, per aver fatto vedere un tedesco “buono” e per il “Viva il Re” che dal film venne tagliato.

*La fuga http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2005/07_Luglio/22/indro.shtml 

locandine e immagini tratte da  http://film.spettacolo.virgilio.it/cinema/scheda.php?film=14318  Trama 

Dichiarazione di Montanelli nella prefazione di una ultima edizione della Bur  (con annessa intervista a Gianni Riotta) - Quanto alla ricostruzione della singolare vicenda che condusse il pregiudicato Bertone a morte, essa è interamente frutto di Amidei e Fabbri, che insieme hanno rielaborato la trama del (mio) soggetto originale per adattarla alle "esigenze" del film -

Montanelli: "Dai nostri pertugi, lo scorgemmo avanzare a passo fermo e testa eretta, scortato da due S.S. col mitra spianato. Si fermò proprio davanti alla cella di fronte alla mia. Guardò dentro. Disse qualcosa in tono perentorio al Feldwehbel Franz che lo seguiva. Questi impartì un ordine alle due guardie italiane, che galopparono via e tornarono poco dopo con una branda, un tavolo e un rustico lavabo. Nessun prigioniero, a San Vittore, aveva mai ricevuto una simile accoglienza".

 

"Quando non sai qual è la strada giusta, scegli la più difficile"

Giovanni Bertoni (nel libro viene usato Bertone per non aver problemi anche coi discendenti dei Bertoni), cinquantenne imbroglione, si spaccia (ma sono i Tedeschi a spacciarlo) per il generale Della Rovere, incaricato dal governo Badoglio di costituire nel Nord occupato una rete cospirativa. Arrestato dalle SS viene trasferito a Milano per imbastire una infiltrazione fra i detenuti partigiani. In capo a due mesi il gioco non va come stabilito e i tedeschi lo scaricano (giugno 1944) mandandolo nel campo di Fossoli (Carpi di Modena). Qui finisce il mese successivo nella lista dei 67 fucilati al Poligono di Cibeno. Per Vittorio De Sica (attore protagonista) si trattò del primo ruolo drammatico, interpretato con grande talento e intensità. Giovanni Bertoni, uomo realmente esistito, ex capitano dei Bersaglieri (ma Bertone nel libro viene definito di Guide Cavalleria), grassatore pregiudicato, truffatore, millantatore, si spaccia per il maggiore della GNR Fabio Grimaldi che in combutta con un altro tedesco estorce somme ai familiari di catturati in cambio di notizie, liberazioni e riduzioni delle pene, tutte cose che non può assolutamente promettere. L’individuo ha poi il vizio del gioco dove perde sempre. Montanelli lo incontra veramente la prima volta nei corridoi di San Vittore, dove pure lui è finito per cospirazione antifascista (Montanelli faceva o avrebbe dovuto far parte di un Gap con Damiano, Gasparotto (Poldo) e Martinelli Arturo fucilato a  Fossoli). La nuova identità di Bertoni a S. Vittore è l'Eccellenza Fortebraccio Della Rovere, generale di corpo d'armata, amico intimo di Badoglio e di Alexander catturato mentre sbarca da un sottomarino, in Liguria. Il suo compito: guidare la resistenza al nord.
Un generale è stato realmente ucciso sulla spiaggia, ma ora se ne occulta la fine con un sosia che prende il suo posto. Bertone/i-Grimaldi ha quindi accettato di vestire i panni di Fortebraccio Della Rovere. E li veste talmente bene da convincersi di esserlo davvero un Generale.

Montanelli: "Della Rovere aveva il monocolo, il profilo aristocratico, le gambe arcuate e la struttura leggera degli ufficiali di cavalleria, la dentiera, il busto. Aveva serbato perfettamente rase le guance, i pantaloni stirati, le unghie pulite. In quel luogo nefando dove tutti, accomunati dal sudiciume, ci davamo del tu senza distinzioni di rango e di origini, fu l'unico, dopo tanto tempo, a interpellarmi con il lei". Un colloquio tra i due, pochi come vedremo,  procede sui binari della cordialità, e trova il suo acme nelle parole che il generale rivolge al giornalista a proposito della condanna a morte che pende sulla testa di quest'ultimo. "(…) a quanto mi è stato detto - dice Della Rovere - anch'ella avrà l'onore di essere fucilato al petto, e non alla schiena. I tedeschi, bisogna riconoscerlo, sono rudi nell'esigere le confessioni, ma altrettanto cavallereschi nello stimare chi se ne astiene. Ella se n'è astenuto. Bravo! Esigo che continui ad astenersene. Se seguiteranno a interrogarla con mezzi sproporzionati alle sue risorse fisiche… Può succedere… Faccia un nome solo: il mio. Dica che ha agito su mio ordine: a noi ufficiali italiani non ci resta che morire bene (ndr: come diceva Galliano in Etiopia)".

Da Montanelli, anche se sa cose, non cerca di carpire notizie di Fabrizio il capo partigiano detenuto in incognito, anzi a suo dire lo sprona quindi al coraggio e all’onore. Diventato ormai il punto di riferimento morale per tutti i detenuti di quel braccio, il generale viene interpellato da Montanelli che gli chiede, quasi fosse un oracolo, se sia degno e se si abbia il diritto di approfittare, quando se ne presenti, dell'occasione di una fuga dal carcere. Della Rovere risponde che non è solo un diritto, ma anche un dovere. Montanelli, il giorno successivo, viene prelevato con scorta compiacente per il passaggio alle carceri di Verona a cui non arriverà mai. La moglie, austriaca, con un secondino austriaco cattolico, intercedono presso il cardinale di Milano Schuster per farlo fuggire in Svizzera, poi anche la moglie verrà arrestata (ma le biografie di Montanelli http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/montan2.htm ) e gli esatti resoconti della sua vita in questo periodo (fine 43 maggio 44) hanno molti lati oscuri, tanto che quando è in Svizzera i fuoriusciti italiani lo qualificano come spia)
La conversione definitiva alla causa della Resistenza di Bertoni - secondo la ricostruzione fatta da Montanelli, sui racconti riportati da dietro le mura, avviene in coincidenza della consegna di un pacco che la moglie del vero generale, tale Bianca Maria di Guimet, gli invia: qualche capo di biancheria e la foto dei loro due figli, Gualberto e Ludovico ma anche una loro lettera in cui dicono di essere rassegnati a vederlo morire da eroe, lui (Bertoni) che non aveva in programma nulla di simile nella sua vita. Parole che pesano come macigni sulla sua coscienza, irreversibilmente calata nella parte del generale e deciso più che mai a praticare quel consiglio "Quando non sai qual è la strada giusta, scegli la più difficile". Della Rovere/ Bertoni ormai inutile per i tedeschi viene trasferito al campo di concentramento di Fossoli, dove morirà fucilato il 12 dicembre 1944 (per la fiction: in effetti si tratta della strage del12 luglio).

Il racconto di Montanelli su Bertoni si incarta quando la moglie vorrebbe vedere il marito in carcere, cosa che farebbe cadere il castello di menzogne, ma gli sfugge le lettere che questi scrive prima di morire che, se spedite alla moglie, farebbero altrettanto di una sposa che conosce la grafia del marito. Un generale della Rovere non è mai esistito nei ranghi del Regio Esercito Italiano. 

 

 

ROBERTO ROSSELLINI

Il regista Roberto Rossellini nasce a Roma, l´8 Maggio del 1906. Dal 1936 al 1940 dirige alcuni documentari per il Luce e nel ’41 il suo primo lungometraggio, "La nave bianca", girato con attori non professionisti inserito nella trilogia di guerra "Un pilota ritorna" (1942) e "L'uomo della croce" (1943). Nel 1944-45, l'uscita di "Roma città aperta" segna l'inizio del Neorealismo. Un cinema crudo legato agli avvenimenti tragici della guerra, fatto per lo più con gente presa dalla strada. Esce poi "Paisà" (1947), che rappresenta il suo capolavoro ed esprime le condizioni dell'Italia martoriata dalla guerra. L’anno dopo è "Germania, anno zero", che narra la crisi dei valori umani nella Germania del dopoguerra. Dopo un periodo di declino ritorna con "Viaggio in Italia" e "La paura" (entrambi del 1954) dove trova la sua maturità artistica. E’ quindi del ‘59 "Il generale Della Rovere", "Era notte a Roma" (1960) e Viva l'Italia (nel 100° dell’unificazione 1961). Muore il 3 Giugno del 1977. The Fascist trilogy  http://ccat.sas.upenn.edu/italians/resources/Amiciprize/1996/fascistfilms.html

CRITICA

"Sua Eccellenza Della Rovere, generale di corpo d'armata , amico intimo di Badoglio e consigliere tecnico di Alexander, fu rinchiuso dai tedeschi nel V raggio della prigione di San Vittore nella primavera del 1944. Il prestigio del generale era così alto presso i secondini italiani che essi non si sentivano più tenuti ad osservare nei suoi confronti il regolamento di disciplina. Entrando tutti si mettevano sull'attenti, anche i comunisti, e facevano un inchino" (Dai ricordi di Indro Montanelli)
 

Leone d´Oro a Venezia (ex aequo con La grande guerra) e premio O.C.I.C. Alla XX Mostra del Cinema di Venezia. Premi al III Festival di San Francisco (1959). Nastro d´argento per la migliore regia. David di Donatello (1960).

 

“Per quasi un´ora il film è splendido per nervosità di racconto, stringatezza di ritmo, precisione e complessità di psicologia. Ne nasce un personaggio ricco di contraddizioni e di ambiguità come è la vita; della volubilità del pregiudicato Bertone Grimaldi, Rossellini fa la chiave, il leit-motiv del suo eroe, quella che lo porta, senza le sopraffazioni della retorica né le violenze di un discorso programmatico, a farsi fucilare. La felicità narrativa di questa parte si rivela anche attraverso il nitore e la verità dei personaggi marginali (cioè nel rifiuto del macchiettismo). È nella seconda parte, quando si stringono i nodi narrativi, che il motore del film perde qualche colpo; è prolisso, ha qualche sbavatura, fatica a raggiungere quel pathos che dovrebbe concludere l´arco del racconto.” Morando Morandini, La notte, 31/8/1959

“La sua (di Vittorio De Sica) è davvero una interpretazione perfetta che cancella di colpo il ricordo delle sciocche macchiette cui egli sembrava essersi adattato e rassegnato negli ultimi tempi. Nella sua recitazione non c´è ombra di istrionismo in più di quanto il personaggio necessiti, non c´è un attimo di distrazione o di sfasamento. Tutto è sofferto con la forza di emozioni che vengono davvero dall´intimo. Gli sta di fronte un altro attore poderoso: Hannes Messemer, che dà pieno rilievo alla figura del colonnello Muller dipingendone con magnifica lucidità la natura non stupidamente violenta (in fondo i tedeschi di Il generale Della Rovere non sono più quelli di Roma città aperta), ma raffinata e sinistra nella sua raziocinante, implacabile, impersonale lucidità.”
Guglielmo Biraghi, Il messaggero, 31/8/1959

“A contatto di nuovo con la dolente realtà italiana degli anni dell´occupazione tedesca, il regista ha ritrovato intatto quel suo portentoso dono di trasfigurazione della cronaca in termini di verità fantastica, traboccante di impegno umano. Nella drammaticità scarna e potente de Il Generale Della Rovere, abbiamo ritrovato (specie nelle sequenze milanesi del racconto – chè in quelle genovesi è vagamente avvertibile la forzata ricostruzione scenografica in teatro di posa, altro procedimento insolito per il regista-) la facoltà, ben rosselliniana, di evocazione prodigiosamente e angosciosamente autentica di un clima (quella città squallida e livida nella nebbia, animata dalle presenze sinistre); abbiamo ritrovato – nella seconda metà della narrazione , ambientata a San Vittore – la sua capacità di condurre le vibrazioni umane fino ad un diapason tragico, sempre dominato da una asciuttezza virile: si vedano le scene in cui i detenuti protestano per il trattamento riservato ad un loro compagno ammalato e per la tortura subita dal generale; si veda soprattutto la mirabile scena conclusiva della fucilazione, così rapida (forse anche troppo) e spoglia, scena che è analoga e pur tanto diversa , nella sua asciuttezza, nel suo stesso clima meteorologico ed ambientale, da quella che conclude Roma città aperta.”Giulio Cesare Castello, Bianco e Nero, 1959, 11, pp.13-14.

Per saperne di più  http://www.capital.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=311599 

Coprifuoco - http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/coprifuoco.htm
Biografia di Giovanni Bertoni http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/bertoni.htm
Biografia Jerzy Sas Kulczychy il vero generale ? http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/kulczychy.htm
Biografia di Mike Bongiorno http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/bongiorno.htm
I Campi di concentramento
La strage di Cibeno  http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/cibeno.htm

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