LA GUERRA E IL CINEMA Il Generale Della Rovere di Roberto Rossellini |
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Writing credits Sergio Amidei, Diego Fabbri,
Indro Montanelli, Roberto Rossellini Cast
Vittorio De Sica il Generale |
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Non importa "dove" si milita; importa solo "come".…- Sono queste le parole che il generale rivolge a due detenuti repubblichini i quali, prima di essere scarcerati, passano davanti alla sua cella per rivolgergli un saluto. E' la buona fede, insomma, quella che conta nelle scelte di campo, al di là dell'inevitabile giudizio della storia su di esse-.
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. Ispirato dalle sue vicende belliche, ma sarebbe più preciso dire carcerarie, Montanelli accetta di scrivere con Sergio Amidei e Diego Fabbri il soggetto e la sceneggiatura del film "Il Generale Della Rovere" che verrà premiato a Venezia con il Leone d'Oro. Contemporaneamente alla lavorazione del Film Montanelli scrive per esteso, in stile letterario (romanzato, lo dichiara lui stesso) il racconto che come il film susciterà un vespaio di polemiche, sia per il carattere ambiguo del personaggio interpretato da De Sica, che per i personaggi ancora viventi che si riconoscono nel film e nel libro. Il giornalista deve quindi fronteggiare Franco Robolotti, http://www.anpi.cremona.it/testi/Robolotti.htm figlio del generale Giuseppe, fucilato a Fossoli con Bertoni, Luigi Ceraso, secondino a San Vittore (è tra i protagonisti del racconto di Montanelli) e Giuseppe F. Mayda, giornalista. I tre, secondo diverse ricostruzioni, asseriscono che tutti in carcere sapevano che Bertoni era in realtà una spia dei tedeschi. Il suo eroismo e la sua vicenda, quindi, sarebbero frutto della fantasia narrativa dell'autore (l'autore ci tiene però a precisare di aver confidato al generale la sua intenzione di fuggire* e se avesse voluto lo avrebbe venduto facilmente per farsi bello coi tedeschi). Altra polemica non da poco visto, che erano passati solo 15 anni dai fatti, il film veniva tacciato di distorsione storica dei fatti in entrambi gli schieramenti politici, per aver fatto vedere un tedesco “buono” e per il “Viva il Re” che dal film venne tagliato. *La fuga http://www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2005/07_Luglio/22/indro.shtml |
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locandine e immagini tratte da http://film.spettacolo.virgilio.it/cinema/scheda.php?film=14318 |
Trama | |
Dichiarazione di Montanelli nella prefazione di una ultima edizione della Bur (con annessa intervista a Gianni Riotta) - Quanto alla ricostruzione della singolare vicenda che condusse il pregiudicato Bertone a morte, essa è interamente frutto di Amidei e Fabbri, che insieme hanno rielaborato la trama del (mio) soggetto originale per adattarla alle "esigenze" del film -
Montanelli: "Dai nostri pertugi, lo scorgemmo avanzare a passo fermo e testa eretta, scortato da due S.S. col mitra spianato. Si fermò proprio davanti alla cella di fronte alla mia. Guardò dentro. Disse qualcosa in tono perentorio al Feldwehbel Franz che lo seguiva. Questi impartì un ordine alle due guardie italiane, che galopparono via e tornarono poco dopo con una branda, un tavolo e un rustico lavabo. Nessun prigioniero, a San Vittore, aveva mai ricevuto una simile accoglienza".
"Quando non sai qual è la strada giusta, scegli la più difficile" |
Giovanni Bertoni (nel libro viene usato Bertone per
non aver problemi anche coi discendenti dei Bertoni), cinquantenne imbroglione, si
spaccia (ma sono i Tedeschi a spacciarlo) per il generale Della Rovere, incaricato dal governo Badoglio di
costituire nel Nord occupato una rete cospirativa. Arrestato dalle SS
viene trasferito a Milano per imbastire una infiltrazione fra i detenuti
partigiani. In capo a due mesi il gioco non va come stabilito e i
tedeschi lo scaricano (giugno 1944) mandandolo nel campo di Fossoli
(Carpi di Modena).
Qui finisce il mese successivo nella lista dei 67
fucilati al Poligono di Cibeno. Per Vittorio De Sica (attore
protagonista) si trattò del primo ruolo drammatico, interpretato con
grande talento e intensità. Giovanni Bertoni, uomo realmente esistito,
ex capitano dei Bersaglieri (ma Bertone nel libro viene definito di
Guide Cavalleria), grassatore pregiudicato, truffatore,
millantatore, si spaccia per il maggiore della GNR Fabio Grimaldi che in
combutta con un altro tedesco estorce somme ai familiari di
catturati in cambio di notizie, liberazioni e riduzioni delle pene,
tutte cose che non può assolutamente promettere. L’individuo
ha poi il vizio del gioco dove perde sempre. Montanelli lo incontra veramente la prima volta nei corridoi
di San Vittore, dove pure lui è finito per cospirazione antifascista (Montanelli
faceva o avrebbe dovuto far parte di un Gap con Damiano, Gasparotto
(Poldo) e Martinelli Arturo
fucilato a Fossoli). La nuova identità di Bertoni a S. Vittore è
l'Eccellenza Fortebraccio Della Rovere, generale di corpo d'armata, amico intimo di
Badoglio e di Alexander catturato mentre sbarca da un sottomarino, in
Liguria. Il suo compito: guidare la resistenza al nord. Montanelli: "Della Rovere aveva il monocolo, il profilo aristocratico, le gambe arcuate e la struttura leggera degli ufficiali di cavalleria, la dentiera, il busto. Aveva serbato perfettamente rase le guance, i pantaloni stirati, le unghie pulite. In quel luogo nefando dove tutti, accomunati dal sudiciume, ci davamo del tu senza distinzioni di rango e di origini, fu l'unico, dopo tanto tempo, a interpellarmi con il lei". Un colloquio tra i due, pochi come vedremo, procede sui binari della cordialità, e trova il suo acme nelle parole che il generale rivolge al giornalista a proposito della condanna a morte che pende sulla testa di quest'ultimo. "(…) a quanto mi è stato detto - dice Della Rovere - anch'ella avrà l'onore di essere fucilato al petto, e non alla schiena. I tedeschi, bisogna riconoscerlo, sono rudi nell'esigere le confessioni, ma altrettanto cavallereschi nello stimare chi se ne astiene. Ella se n'è astenuto. Bravo! Esigo che continui ad astenersene. Se seguiteranno a interrogarla con mezzi sproporzionati alle sue risorse fisiche… Può succedere… Faccia un nome solo: il mio. Dica che ha agito su mio ordine: a noi ufficiali italiani non ci resta che morire bene (ndr: come diceva Galliano in Etiopia)". Da Montanelli, anche se sa cose, non cerca di carpire notizie di Fabrizio il
capo partigiano detenuto in incognito, anzi a suo dire lo sprona quindi
al coraggio e all’onore. Diventato ormai il
punto di riferimento morale per tutti i detenuti di quel braccio, il
generale viene interpellato da Montanelli che gli chiede, quasi fosse un
oracolo, se sia degno e se si abbia il diritto di approfittare, quando
se ne presenti, dell'occasione di una fuga dal carcere. Della Rovere
risponde che non è solo un diritto, ma anche un dovere. Montanelli, il
giorno successivo, viene prelevato con scorta compiacente per il
passaggio alle carceri di Verona a cui non arriverà mai. La moglie,
austriaca, con un secondino austriaco cattolico, intercedono presso il
cardinale di Milano Schuster per farlo fuggire in Svizzera, poi anche la
moglie verrà arrestata (ma le biografie di Montanelli
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/montan2.htm )
e gli esatti resoconti della sua vita in
questo periodo (fine 43 maggio 44) hanno molti lati oscuri, tanto che
quando è in Svizzera i fuoriusciti italiani lo qualificano come spia)
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Il racconto di Montanelli su Bertoni si incarta quando la moglie vorrebbe vedere il marito in carcere, cosa che farebbe cadere il castello di menzogne, ma gli sfugge le lettere che questi scrive prima di morire che, se spedite alla moglie, farebbero altrettanto di una sposa che conosce la grafia del marito. Un generale della Rovere non è mai esistito nei ranghi del Regio Esercito Italiano.
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ROBERTO ROSSELLINI Il regista Roberto Rossellini nasce a Roma, l´8 Maggio del 1906. Dal 1936 al 1940 dirige alcuni documentari per il Luce e nel ’41 il suo primo lungometraggio, "La nave bianca", girato con attori non professionisti inserito nella trilogia di guerra "Un pilota ritorna" (1942) e "L'uomo della croce" (1943). Nel 1944-45, l'uscita di "Roma città aperta" segna l'inizio del Neorealismo. Un cinema crudo legato agli avvenimenti tragici della guerra, fatto per lo più con gente presa dalla strada. Esce poi "Paisà" (1947), che rappresenta il suo capolavoro ed esprime le condizioni dell'Italia martoriata dalla guerra. L’anno dopo è "Germania, anno zero", che narra la crisi dei valori umani nella Germania del dopoguerra. Dopo un periodo di declino ritorna con "Viaggio in Italia" e "La paura" (entrambi del 1954) dove trova la sua maturità artistica. E’ quindi del ‘59 "Il generale Della Rovere", "Era notte a Roma" (1960) e Viva l'Italia (nel 100° dell’unificazione 1961). Muore il 3 Giugno del 1977. The Fascist trilogy http://ccat.sas.upenn.edu/italians/resources/Amiciprize/1996/fascistfilms.html CRITICA |
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"Sua Eccellenza Della Rovere,
generale di corpo d'armata , amico intimo di Badoglio e consigliere
tecnico di Alexander, fu rinchiuso dai tedeschi nel V raggio della
prigione di San Vittore nella primavera del 1944. Il prestigio del
generale era così alto presso i secondini italiani che essi non si
sentivano più tenuti ad osservare nei suoi confronti il regolamento di
disciplina. Entrando tutti si mettevano sull'attenti, anche i comunisti,
e facevano un inchino" (Dai ricordi di Indro
Montanelli)
Leone d´Oro a Venezia (ex aequo con La grande guerra) e premio O.C.I.C. Alla XX Mostra del Cinema di Venezia. Premi al III Festival di San Francisco (1959). Nastro d´argento per la migliore regia. David di Donatello (1960).
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“Per quasi un´ora il film è splendido per nervosità
di racconto, stringatezza di ritmo, precisione e complessità di
psicologia. Ne nasce un personaggio ricco di contraddizioni e di
ambiguità come è la vita; della volubilità del pregiudicato Bertone
Grimaldi, Rossellini fa la chiave, il leit-motiv del suo eroe, quella
che lo porta, senza le sopraffazioni della retorica né le violenze di un
discorso programmatico, a farsi fucilare. La felicità narrativa di
questa parte si rivela anche attraverso il nitore e la verità dei
personaggi marginali (cioè nel rifiuto del macchiettismo). È nella
seconda parte, quando si stringono i nodi narrativi, che il motore del
film perde qualche colpo; è prolisso, ha qualche sbavatura, fatica a
raggiungere quel pathos che dovrebbe concludere l´arco del racconto.”
Morando Morandini, La notte, 31/8/1959 Per saperne di più http://www.capital.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=311599 Coprifuoco -
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/coprifuoco.htm |
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