LUIGI CAPRARO

Sembra che Capraro, da gallipolino verace, sappia cogliere gli angoli più belli della città e sappia fissarli sulla tela tra il sogno e la realtà al di fuori del tempo e dello spazio, tra la staticità del paesaggio e il suo monotono divenire. Infatti, il gallipolino che chiuda gli occhi, dopo aver ammirato un suo quadro, improvvisamente si sente trasportato in una dimensione onirica in cui il tempo è sospeso e i sensi percepiscono non la realtà, ma le emozioni vissute nel passato da intere generazioni di marinai e pescatori che, a contatto con il mare, hanno imparato ad amarlo.
Il mare è l’elemento principale di ogni quadro ed è proprio dal rumoroso silenzio del dondolio delle onde che Capraro trae quel senso di armonia e di pace che aleggia nei suoi scorci. Le barche ormeggiate nelle cale, i caseggiati sbiancati dal sole e dalla salsedine, le reti abbandonate sui moletti inanimati sono soffusi da un effetto alone che non indica tanto la calura del giorno o la lontananza fisica degli oggetti dall’osservatore, quanto la dimensione evanescente in cui essi sono immersi facendo quasi da contorno e anzi contribuendo alle cromie cangianti del mare che li rispecchia.