L'inquietudine di Cesare Piscopo

Concrezione organica, inch. su carta, 1995Naturalmente la mia è solo una chiave di lettura della weltanschauung di Cesare Piscopo, un'interpretazione parziale, che suggerisce un percorso, un itinerario probabile, ma non la strada certa. Per questo motivo ho pensato di porre alcune domande all'artista che così potrà esplicitare le sue idee.





Come considera la sua arte?
- Come un albero le cui radici rappresentano la realtà, il fusto e i rami la mia sensibilità, le foglie il prodotto artistico finale.
Mario De Marco nella presentazione di apertura della mostra ha parlato di una sorta di "trance" alla base del suo modo di fare arte. E' d'accordo con questa interpretazione? Quale significato dà lei alla parola "trance"?
- Sono d'accordo, a patto che si tenga in giusto conto anche il lavoro preparatorio e l'intervento del controllo razionale necessario per completare l'opera. "Trance" è, per me, l'apparente casualità di un movimento.
Perché lei, spesso, contorna le sue donne nude con linee nere ben marcate, mentre poi non le caratterizza con elementi fisici ben definiti?
- Le linee di contorno, quando sono presenti, tendono a catturare il perenne fluire delle forme.
Che significato assumono, per lei, gli "spazi aurorali" presenti nei suoi paesaggi?
- Esprimono la speranza di una convivenza più equilibrata ed armoniosa fra l'uomo e la natura.
Quali possono essere gli sviluppi futuri della sua arte?
- Un riflesso sempre più puro di ciò che osservo, penso e sogno.

Per concludere, vorrei citare una poesia dell'artista, particolarmente significativa in quanto compendia la sua visione dell'arte:

"Difficile dare forma
alle indefinibili vibrazioni

dell'animo

Ho provato
ad abbozzare una traccia
traiettoria
del mondo
che vive fuori
e dentro di me". (C.P.)


Recensione di Giorgio Barba