I misteri della luna
di
Francesca Mele
Un discorso a parte merita la raffigurazione della civetta più volte scelta per rappresentare l'ambivalenza della vita. Un proverbio calabrese dice a proposito della civetta: "Beata ove si posa /Amara ove divisa" per indicare che porta fortuna dove si ferma, sfortuna dove guarda. La civetta, sacra a Minerva, simbolo esoterico dell'intelligenza, in epoca barocca, però, assunse una nuova caratterizzazione in quanto rappresentò tra il popolo l'eresia, il pensiero stupido e fuorviante. Essa, che si fa vedere all'alba e all'inizio della notte, scruta con occhi penetranti, costituendo sempre uno dei legami tra la luce della conoscenza e il buio dell'ignoranza.
L'elemento magico che caratterizza le opere della Mele e costituisce il leit-motiv è la luna, vista nelle sue diverse fasi, non solo come astro notturno, ma anche come talismano ("La terza figura"). I raggi lunari illuminano umori, esaltano desideri, mettono in ombra paure, circondano di un effetto alone angosce che si riflettono sui volti delle donne, volti ambigui con sguardi che fissano il vuoto cercando di decifrare foreste di simboli, volti che dimostrano familiarità con l'arcano enigma della notte, volti che riescono a vedere con gli occhi della psiche oltre la barriera temporale.