Il reale svanisce nell'onirico e il rosso e il nero, colori-emblemi della crisi esistenziale e della
violenza dell'umanità, si irraggiano di una luce diafana, impalpabile come in Salento rosso
dove all'orizzonte una benda d'oro/ lenisce la condanna del giorno.
Proprio sul Salento è concentrata l'attenzione di Nino Della Notte, un Salento pregno di simboli,
carico di suggestioni, rivissuto nell'interiorità. Qui figure di donne incedono come litanie
in strade in uno strano bagliore e nel calore, rasentando i muri di calce delle
case. Coś, ancora una volta, il colore sanguigno e il suono rutilante della
parola bruciano il foglio o la tela e avvolgono altre cromie e tonalità in un'aura di sogno-incubo per cui le figure
che vi prendono vita e si nutrono di questi strani bagliori sono le donne di una
terra orfica che, con le loro geometriche figure e le disperate urla silenziose, restano immobili,
sospese tra l'onirico e il reale del movimento umano.
Quelle donne
avvolte in manti neri con in viso maschere di dolore e sofferenza sono un retaggio
ancestrale di chi, nato e vissuto nella penisola salentina, ne ha condiviso gioie e dolori, disperazioni e illusioni,
sorrisi e sofferenze. I paesi soffocati dalla luce metafisica, le immagini
femminili sperdute nella solitudine dei secoli, gli oggetti privi di forma, ma non di un'anima che sussulta e respira
- paesaggi, uomini e cose -, si integrano in un macrocosmo universale vivente e palpitante che solo un artista come
Nino della Notte poteva rendere in segni indistinti e, nello stesso tempo, inconfondibili, alla
ricerca di un'identità tra l'uomo e l'ambiente
che lo circonda.
Sin dal periodo africano la connessione uomo-ambiente umanizzato, natura-ambiente
naturale si sviluppa sino a giungere all'identificazione del Salento con
un paesaggio ritratto nelle sue sfumature paesane e simboliche.
L'Africa, e precisamente l'Abissinia, viene paragonata all'ambiente paesano di
Lecce:
IN ABISSINIA
In Abissinia, dove i tipi strani |